Abbandono spontaneo della casa familiare? Sì all’addebito della separazione in assenza di valide motivazioni

Abbandono spontaneo della casa familiare? Sì all’addebito della separazione in assenza di valide motivazioni

Tra i doveri derivanti dal matrimonio è noto l’obbligo di coabitazione, salvo particolari esigenze, per esempio di carattere lavorativo.

Spesso però, quando il rapporto è in crisi, uno dei due coniugi, ancor prima della separazione, lascia spontaneamente la casa familiare.

Ma quali possono essere le conseguenze?

L’allontanamento dalla casa familiare può ritenersi legittimo solo in presenza di valide motivazioni, in caso contrario scatta la pronuncia di addebito della separazione.

La Suprema Corte, con ordinanza n. 27235 del 30 novembre 2020, conferma il consolidato principio per cui l’allontanamento spontaneo dall’abitazione familiare è causa di addebito.

La vicenda. Nel caso di specie un marito impugnava la sentenza della Corte d’appello di Roma, la quale, confermando la decisione di primo grado, aveva pronunciato la separazione giudiziale dei coniugi, con addebito al marito, assegnazione della casa coniugale alla moglie, affidamento della figlia minore in via esclusiva alla madre, con regolamentazione delle modalità di frequentazione da parte del padre e fissazione di un assegno mensile di Euro 1.050,00 a carico del marito (di cui Euro 400,00 per il mantenimento della moglie, ed Euro 650,00 per il contributo al mantenimento della figlia, oltre il 5% delle spese straordinarie nell’interesse di quest’ultima), da rivalutarsi secondo indici Istat.

In particolare, i giudici d’appello, in punto di addebito, hanno sostenuto che andava confermata la valutazione del Tribunale di Viterbo, risultando, dall’istruttoria espletata, con assunzione di prove testimoniali, che il marito, in costanza della convivenza famigliare, si era totalmente disinteressato della grave patologia di cui era affetta la figlia (autismo), abbandonando il tetto coniugale a causa di un diverbio insorto con il suocero in merito a scelte terapeutiche riguardanti i genitori e la minore.

La decisione. La Suprema Corte ha rigettato la domanda del coniuge confermando il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo il quale <<l’abbandono della casa familiare” costituisce violazione dei doveri coniugali in assenza di valide motivazioni: “Il volontario abbandono del domicilio coniugale è causa di per sé sufficiente di addebito della separazione, in quanto porta all’impossibilità della convivenza, salvo che chi ha posto in essere l’abbandono provi che esso è stato determinato dal comportamento dell’altro coniuge, ovvero quando il suddetto abbandono sia intervenuto nel momento in cui l’intollerabilità della prosecuzione della convivenza si sia già verificata, ed in conseguenza di tale fatto>> (cfr. Cass. 10719/2013; Cass. 25663/2014).

Nella specie, la Corte distrettuale ha dato rilievo al comportamento reiterato del marito, di totale disinteresse, in costanza della convivenza famigliare, verso la grave patologia di cui era affetta la figlia (autismo), avendo questi proposto il ricovero in una struttura esterna per disabili, rifiutandosi di seguire le terapie cliniche e le condizioni di vita della bambina, non “affiancando” la moglie “nel complicato percorso di vita e crescita della figlia”, preferendo estraniarsi e delegare alla moglie ogni aspetto, con abbandono del tetto coniugale a causa di un diverbio insorto con il suocero in merito a scelte terapeutiche riguardanti i genitori e la minore.


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Avvocato del foro di Milano, laureata a pieni voti presso l'Università degli Studi di Milano nell'anno 2012, con una tesi in diritto civile sulla tutela del consumatore nella formazione del consenso. Nell'ambito della formazione professionale mi sono specializzata in diritto minorile, diritto di famiglia e diritto penale della famiglia, con un praticantato in primari studi legale nel territorio milanese. Impegnata anche socialmente nel supporto dei problemi connessi alla crisi familiare, sono membro dell'Associazione Sociolgi Italiani. Attualmente esercito l'attività nel mio Studio Legale, specializzato nel diritto di famiglia, offrendo tutela in sede civile e penale.

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