Artemis, un altro passo verso la Luna

Artemis, un altro passo verso la Luna

Entrati ormai in pieno regime nel 2022, il diritto spaziale non risulta più essere una branca utopica e futuristica del sistema giuridico ma una realtà ben delineata ed in continua evoluzione.

Ad inizio 2020 difatti sono stati siglati gli accordi Artemis fra Stati Uniti e le principali potenze mondiali; durante gli International Astronautical Congress, la NASA ha annunciato i primi paesi ad aver ufficialmente firmato, a cui nel corso di questi due anni si sono aggiunti di continuo altre Nazioni.

Si tratta di una vera e propria svolta in ambito internazionale, si pensi che i precedenti tentativi di regolamentare lo spazio sono stati il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967 che ha stabilito i principi fondamentali per l’esplorazione spaziale umana e l’accordo lunare del 1979, il cui scopo era quello di impedire lo sfruttamento commerciale delle risorse dello spazio esterno, ma solo un piccolo numero di stati lo ha ratificato; Stati Uniti, Cina e Russia non lo hanno fatto.

Ma di cosa si tratta in concreto?

Sostanzialmente si parla di un tentativo politico di codifica della legge spaziale; sono in tutto e per tutto accordi bilaterali di diritto internazionale non vincolanti; i contenuti finora sottoscritti sono invero, relativamente inconsistenti. Si fa continuo riferimento al quadro esistente del Trattato sullo spazio esterno, quindi sono strettamente legati alle norme esistenti del diritto spaziale.

Potrebbe tuttavia trattarsi di una scelta ponderata per evitare che il peso della firma gravi sugli Stati come un’imposizione.

Gli argomenti trattati principalmente riguardano la sicurezza nelle operazioni spaziali,  sulla capacità dei sistemi spaziali di lavorare insieme tra loro e quindi di stabilire degli standard.

Il fattore più rilevante è la trattazione del concetto di sfruttamento delle risorse spaziali, l’accordo prevede che lo stesso verrà gestito dal diritto internazionale, sancendo così il diritto di utilizzare e scambiare risorse spaziali nel diritto interno americano. Alla sezione 10 degli accordi, gli Stati, si impegnano anche alle discussioni in corso in seno al Comitato delle Nazioni Unite sugli usi pacifici dello spazio extra-atmosferico su come dovrebbe svilupparsi il quadro giuridico.

Visti i punti principali dell’accordo veniamo ora a quelli che possono invero giovare il Bel Paese.

Essendo l’Italia l’unico Paese Europeo sottoscrivente, dotato di tecnologia spaziale, si pone in prima linea alla corsa verso la realizzazione del Lunar gateway e del Moon village, rispettivamente la stazione spaziale orbitante e la base stabile da installare su suolo lunare.

Si tratta di un progetto alquanto ambizioso con un’attuale data di scadenza fissata per il 2024 e soggetta a possibili proroghe.

A sottolineare l’influenza nostrana in questo progetto, si avranno due moduli principali della stazione spaziale in cui si parlerà in italiano, uno dei due moduli in questione sarà destinato ad ospitare gli astronauti ed un secondo verrà invece adibito a sala comunicazione e rifornimento.

Molti gli Stati che invece non hanno ceduto al fascino dell’accordo ed anzi lo hanno etichettato come America centrico; la storica antagonista statunitense in tema di viaggi extra atmosferici ha apertamente dichiarato di non essere disposta a sottoscrivere l’intesa, poiché timorosa che si tratti di un mal celato tentativo degli Stati Uniti di imporre, ancora una volta, la propria egemonia.

Aldilà delle possibili supposizioni e previsioni non ci resta che attendere lo sviluppo delle operazioni ed augurarci la celere ripresa dell’esplorazione del cosmo.

La speranza nella ripresa e nell’evoluzione dei viaggi verso la luna può dunque essere interpretato come un trampolino di lancio verso nuove missioni su Marte.


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Federica Angius

Ricercatrice freelance di diritto spaziale, Alumni team presso SGAC - Space Generation Advisory Council. Consulente legale in Italia dal 2018, attualmente residente in Spagna.

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