Blue Whale Challenge: la rete come un’arma

Blue Whale Challenge: la rete come un’arma

Da giorni al centro delle notizie di media e giornali il fenomeno della cd. “Blue Whale”, ma in cosa consiste ? E’davvero una pratica innescata per la manipolazione della mente avente come fine il suicidio della vittima o si tratta di una fake news?

Purtroppo dalle indagini delle autorità si evince la veridicità di questo subdolo meccanismo su cui è necessario fare chiarezza.

Si tratta di uno pseudo-gioco online di matrice russa che prevede la trasmissione di 50 ordini, da eseguire in 50 giorni, che accompagnano quasi scientificamente al suicidio. Il nome deriva dal fenomeno di spiaggiamento delle balene, che apparentemente lascerebbe pensare ad un suicidio, ma gli etologi non lo hanno ancora provato in modo preciso.

Il procedimento è standard e consiste nell’attuare alla lettera ogni comando sotto la direzione di un “curatore” al quale, a fatti compiuti, mostrare i piccoli “traguardi” raggiunti.

Di che traguardi si tratta ? Eccone alcuni:

Comando n.2: Svegliati alle 4:20 di mattina e guarda i video psichedelici o dell’orrore che il curatore ti ha inviato.

Comando n.10: Svegliati alle 4:20 di mattina e sali su un tetto (il più alto possibile).

Comando n.13: Ascolta la musica che “loro” (i curatori) ti mandano.

Comando n.16: Provocati dolore finché non vomiti.

Comando n 30: Svegliati tutti i giorni alle 4:20 di mattina, fatti un taglio sul corpo al giorno.

Comando n.50: Ucciditi gettandoti da un palazzo

E’ evidente la natura surreale e malata di tale “gioco”, progettato e finalizzato appositamente per contaminare la mente degli adolescenti.

Si tratta di un vero e proprio fenomeno asociale, più che sociale, che ha comportato ben 157 morti in Russia dove sono state fondate delle associazioni a sostegno delle famiglie delle

vittime, e dove il governo ha approvato un decreto di inasprimento delle pene per chi istighi al suicidio i giovani o promuova azioni pericolose che possano portare i minori alla morte.

Ma chi c’è dietro lo schermo del PC? Chi sono i burattinai che si divertono a manipolare le giovani menti?

Una delle menti malate, Philipp Budekin, giovane studente di psicologia russo nonché istigatore di ben 15 di questi suicidi, è stato arrestato. Ad essere agghiacciante non è solo l’atto che ha compiuto, ma la sua dichiarazione in sede di interrogatorio :

“Esistono le persone e gli scarti biologici. Io seleziono gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Ho fatto morire quegli adolescenti, ma erano felici di morire; per la prima volta avevo dato loro tutto quello che non avevano avuto nella loro vita: valore, comprensione, importanza”.

Dalla dichiarazione emerge la mentalità disturbata di un carnefice che agisce senza armi sulla debolezza psicologica delle sue vittime (comprese nella fascia d’ età tra in 9 e i 17 anni) inducendole a sprofondare nel baratro della paura, della depressione, nell’inquietante convinzione che solo la morte può liberare da quel soffocamento psicologico-emotivo… Una vera e propria istigazione al suicidio che può manifestarsi attraverso la partecipazione psichica nella duplice forma della determinazione al suicidio, ovvero nel far sorgere il proposito prima inesistente, o nel rafforzamento di un intento già esistente.

La notizia della Blue Whale ha scosso anche l’Italia dove sono emersi 3 casi sospetti a Pescara e 1 a Livorno.

La polizia ha dato il via a indagini e procedimenti accelerati per reperire dati e identificare i soggetti istigatori, attraverso anche il monitoraggio dell’evoluzione degli hashtag.

Attualmente si evince la difficoltà di distinguere tra i casi effettivi in cui vi è la presenza di un gruppo o tutor che impartisce le regole da quelli di emulazione, colpiti da effetto “Wherter”.

Ma il problema da cogliere è un altro.

Le conseguenze autolesioniste di tale pratica sono la testimonianza di come la rete è in grado di infilarsi senza pietà nella mente della componente sociale più vulnerabile, ovvero quella degli adolescenti ,spezzando il loro processo di crescita sana.

Si tratta di una vera e propria violenza psicologica, quale forma più sottile, perversa ed insidiosa di abuso di una persona sull’altra. Una delle forme più potenti di controllo distruttivo della capacità di autodeterminazione, che non fa rumore, che si insinua in maniera viscida e lenta nelle paure e nelle debolezze umane.

Al fine di fronteggiare tale fenomeno degenerativo sarebbe consona la tempestiva promozione di campagne di sensibilizzazione che mirino alla conoscenza dello stesso, ovvero alla presa d’atto della sua esistenza e del suo effetto espansivo, attraverso il dialogo e la trattazione della tematica negli istituti scolastici. Ancora più urgente di fronte a un simile allarme sociale è la prevenzione, quale maggiore presenza, attenzione e controllo dei genitori nei riguardi dei figli circa l’utilizzo di internet , strumento che non conosce distinzione tra informazioni costruttive e informazioni che portano ad un’omologazione comportamentale e al condizionamento psicologico.


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Rosa D'Ambra

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