Cassazione, nuovo criterio per la determinazione dell’assegno di mantenimento

Cassazione, nuovo criterio per la determinazione dell’assegno di mantenimento

E’ stata segnata una “svolta” in tema di assegno di mantenimento; svolta che in un certo senso era nell’aria già da un po’ di tempo.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18287 depositata in data 11/07/18, ha stabilito un nuovo criterio che possa guidare i giudici nella determinazione dell’assegno di mantenimento. Con la nuova sentenza è stato compiuto, infatti, un importante passo avanti in tal senso.

Ma cosa prevede effettivamente la sentenza della Suprema Corte? Tale sentenza prevede un “criterio composito” ossia un criterio che si basi su diversi fattori e che “si fonda sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l’unione matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo“.

La sentenza della Corte di Cassazione ribalta completamente quello che è il criterio per concedere, e di conseguenza determinare, l’assegno di divorzio; quest’ultimo, infatti, andrà valutato in base a un “criterio composito”(come accennato poc’anzi). La nuova pronuncia potrebbe rimettere in discussione, ma gli esperti a tal proposito sono divisi, gli accordi di divorzi famosi, non ultimo quello di Silvio Berlusconi e Veronica Lario.

Il contributo fornito da entrambi i coniugi alla conduzione della vita familiare “costituisce il frutto di decisioni comuni di entrambi i coniugi, libere e responsabili, che possono incidere anche profondamente sul profilo economico patrimoniale di ciascuno di essi dopo la fine dell’unione matrimoniale” e per questo va inevitabilmente considerato nello stabilire l’assegno di divorzio. Questo è quanto è stato chiarito dalle Sezioni Unite civili della Cassazione. Queste, con la sentenza sopra citata, sul contrasto di giurisprudenza in materia di assegno divorzile. La Corte di Cassazione afferma anche che: “All’assegno di divorzio – spiega la Corte in una nota – deve attribuirsi una funzione assistenziale e, in pari misura, compensativa e perequativa. Il parametro così indicato si fonda sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l’unione matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo“.

Dunque, “ai fini del riconoscimento dell’assegno“, afferma la Corte, “si deve adottare un criterio composito che, alla luce della valutazione comparativa delle rispettive condizioni economico-patrimoniali, dia particolare rilievo al contributo fornito dall’ex coniuge richiedente alla formazione del patrimonio comune e personale, in relazione alla durata del matrimonio, alle potenzialità reddituali future ed all’età dell’avente diritto“.

La decisione della Suprema Corte era attesa già dal 10 aprile scorso, quando durante una udienza pubblica era stata discussa la questione giurisprudenziale emersa dopo che, con la sentenza sul divorzio dell’ex ministro dell’Economia Vittorio Grilli, era stato escluso il parametro del “tenore di vita” da quelli fondanti il riconoscimento del diritto all’assegno divorzile.

E’ necessario riportare anche la soddisfazione, in merito alla sentenza della Cassazione, di buona parte degli avvocati  matrimonialisti. A tal proposito, infatti l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani, afferma che quanto stabilito Corte suprema “non lascia più spazio a dubbi perché finalmente si chiarisce che non è possibile equiparare tutti i matrimoni. Un conto è il matrimonio ‘mordi e fuggi’ che non prevede assegno, altro conto la relazione di una vita nella quale entrambi i coniugi hanno contribuito sostanzialmente alla relazione. Si chiarisce insomma che in caso di impegno il coniuge più debole ha diritto a qualcosa in più“.

Gassani, però, va oltre affermando anche che non vi sarà una ricaduta su illustri divorzi, come quello di Silvio Berlusconi e Veronica Lario. “Non credo possa incidere – osserva – la Cassazione in questo caso non parla di ‘tenore di vita’ ma di assegno perequativo e compensativo che è cosa ben diversa. Ora si dovranno contestualizzare le vicende caso per caso, tenendo conto del caro vita in base a dove le persone coinvolte abitano“.

Ora ci attendono, quindi, sentenze sull’assegno di mantenimento che siano, per certi versi, più giuste.


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Francesca Micolucci

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