Ex moglie dedita alla famiglia: sì ad un elevato assegno divorzile

Ex moglie dedita alla famiglia: sì ad un elevato assegno divorzile

Tribunale di Roma, sez. I, 2 ottobre 2017, n. 18520

Il Tribunale di Roma ha riconosciuto alla donna il diritto a percepire un elevato assegno divorzile considerata la dedizione alla famiglia e al sostegno della carriera professionale del marito nei confronti del quale sussiste un profondo divario economico.

In un procedimento avente ad oggetto la cessazione degli effetti civili del matrimonio tra le parti, la resistente chiedeva al Tribunale di Roma di riconoscere in suo favore la sussistenza del diritto a percepire un elevato assegno divorzile.

All’esito della valutazione comparativa della condizione economica delle parti, emergeva un rilevantissimo divario economico e patrimoniale tra le stesse che in alcun modo consente alla resistente di mantenere il medesimo elevato tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. Secondo il Tribunale romano, nonostante i mutamenti che hanno interessato i patrimoni delle parti (successione della resistente alla zia e formazione di un nuovo nucleo familiare per il ricorrente), tale disparità giustifica la sussistenza del diritto dell’ex moglie a percepire un assegno divorzile, non essendo altrimenti in grado di provvedere al proprio mantenimento.

Alla medesima conclusione si può giungere anche applicando i principi di diritto espressi dalla giurisprudenza di legittimità con la sentenza Cass. civ. n. 11504/2017, la quale ha ribadito la natura assistenziale dell’assegno divorzile e ha statuito il principio di autoresponsabilità economica degli ex coniugi, considerato che la resistente, cinquantenne, non ha mai svolto alcuna attività lavorativa nel corso del matrimonio (se non saltuariamente), essendosi dedicata, nell’ambito di un progetto di vita condiviso dagli allora coniugi, al sostegno della carriera professionale del marito e alla cura della famiglia e della casa.

Se è vero, infatti, che il nucleo familiare è stato sostenuto economicamente dal ricorrente in misura largamente prevalente non è comunque contestabile che la resistente, casalinga, abbia provveduto a coordinare la gestione della casa e ad occuparsi della crescita dei figli oltre ad avere curato le relazioni sociali del marito, necessarie per lo svolgimento della sua professione ad «elevatissimi livelli».

Il Tribunale ha, pertanto, ritenuto congrua la determinazione dell’assegno divorzile in 6.500 euro mensili, somma peraltro chiesta dalla stessa resistente nel corso dell’interrogatorio libero.


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