I sistemi di intelligenza artificiale in uso alle Forze dell’Ordine in Italia

I sistemi di intelligenza artificiale in uso alle Forze dell’Ordine in Italia

Sommario: 1. L’intelligenza artificiale al servizio della sicurezza interna degli Stati2. I sistemi di intelligenza artificiale in uso alle forze di polizia italiane – 3. Il software “Molecola” approntato dalla Guardia di Finanza – 4. I sistemi in uso all’Arma dei Carabinieri – 5. I sistemi in uso alla Polizia di Stato

 

 

1. L’intelligenza artificiale al servizio della sicurezza interna degli Stati. Uno degli ambiti nei quali si sta riscontrando una rapida e significativa implementazione dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale, tanto che l’11 ed il 12 luglio 2018 è stato organizzato a Singapore dall’INTERPOL un incontro mondiale sul tema, è quello della sicurezza c.d. “interna” delle Nazioni, ossia l’insieme degli organismi istituzionali e degli strumenti che tradizionalmente lo Stato adotta per tutelare il proprio apparato ed i cittadini da minacce provenienti dall’interno della nazione (es. criminalità comune ed organizzata, terrorismo eccetera) e o che si manifestano all’interno del territorio dello Stato[1] e non riconducibili all’azione di potenze straniere.

2. I sistemi di intelligenza artificiale in uso alle forze di polizia italiana. In Italia, oltre alle agenzie di intelligence, A.I.S.I ed A.I.S.E, sulle cui attività e dotazioni viene mantenuto ,ovviamente ,un riserbo che non rende di pubblico dominio le informazioni ad esse relative, l’attività di tutela della sicurezza interna viene espletata dalle Forze dell’ordine (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza), che nell’ultimo periodo hanno decisamente aumentato la propria capacità operativa in materia di pubblica sicurezza e prevenzione di reati anche grazie all’adozione di dispositivi basati sull’intelligenza artificiale da affiancare ai tradizionali strumenti investigativi.

Difatti, i vertici delle forze di polizia italiane, in verità sempre estremamente sensibili alle innovazioni tecnologiche, hanno  da qualche anno a questa parte optato per una massiva adozione di dispositivi di I.A. in vari settori degli apparati posti alle loro dipendenze,in quanto reputati capaci di ottimizzare il lavoro di controllo del territorio, fornendo un apporto indispensabile nella  prevenzione dei reati, soprattutto quelli predatori, e permettendo al personale impiegato in attività di pubblica sicurezza di agire in maniera maggiormente efficace e sicura.  In generale, i sistemi basati sull’intelligenza artificiale esprimono la loro massima utilità ed efficacia nella ricerca e individuazione di specifici “pattern” all’interno di database con grandissime moli di dati. Di guisa che risulta evidente la loro impiegabilità come supporto alle indagini, nell’ambito della pubblica sicurezza.

I sistemi di intelligenza artificiale adottati dalle Forze dell’Ordine più noti e che hanno raggiunto una diffusione ed una frequenza di adozione  a livello nazionale che permette di catalogarli oramai come standard operativi sono:  il sistema “O.D.I.N.O” (Operational Device for Information, Networking and Observation) in uso all’ Arma dei carabinieri, il sistema “MERCURIO” della Polizia di Stato ed i software “X-Law” e S.A.R.I. (Sistema automatico di riconoscimento immagini) adottati dalla Polizia di Stato. Tuttavia, esistono, oltre a quelli attualmente in via di sperimentazione e/o sviluppo, anche un’altra serie di sistemi di I.A. adottati dalle Forze dell’ordine, spesso presso i loro organismi centrali. Risulta necessario segnalare, poi, l’utilizzo di droni in determinate circostanze: controlli mirati, sicurezza di grandi eventi, operazioni di search and rescue.

3. Il software “Molecola” approntato dalla Guardia di Finanza. Il primo esempio di adozione da parte delle forze di Polizia italiane di un sistema capace di processare grandi moli di dati e di elaborarli al fine di evidenziare specifiche informazioni risale al 2006, segnatamente con l’ideazione e l’approntamento da parte di specialisti appartenenti alla Guardia di Finanza di un software, tuttora utilizzato in una versione aggiornata, denominato “Molecola”. Tale sistema, quantomeno nel suo progetto originario, non può essere propriamente ricondotto alla categoria dei software basati sull’I.A., in quanto il suo funzionamento, sia per quanto concerne la piattaforma sia per quanto concerne le query e le dinamiche di estrapolazione delle informazioni d’interesse ad esse connesse, sono ispirate a quelle di Microsoft Access, il noto applicativo per database del pacchetto Microsoft Office. Tuttavia, lo scopo del suo sviluppo è il medesimo di quelli relativi ai sistemi di I.A. adottati in seguito dalle altre Forze dell’Ordine. Inoltre, costituisce il primo reale utilizzo da parte di un organismo investigativo italiano di un dispositivo basato su una tecnologia avanzata rispetto a quella delle tradizionali banche dati, capace di ottimizzare il lavoro di ricerca e sviluppo delle informazioni di interesse operativo. La decisione di progettare una tale tipologia di software nasce in seguito ad una specifica attività di studio sul comparto operativo degli accertamenti economico-patrimoniali finalizzati al sequestro/confisca dei patrimoni illeciti, svolta in collaborazione tra la Direzione Nazionale Antimafia e lo S.C.I.C.O.[2]. Tale attività di studio aveva individuato una serie di fattori di criticità[3]:nel suddetto settore: in particolare, l’eterogeneità delle procedure operative, la non agevole aggregazione e gestione dei dati acquisiti da uffici/reparti diversi, e soprattutto la non organica rappresentazione ed interpretazione di rilevanti masse dati relative ad ampie platee di soggetti. Di conseguenza, il comando Generale della Guardia di Finanza decise di approntare una soluzione tecnica al fine di implementare la proiezione operativa del Corpo nel settore delle indagini patrimoniali.  Il software “Molecola” nasce quindi in funzione degli specifici compiti di polizia economico-finanziaria attribuiti dal nostro ordinamento alla Guardia di Finanza. Infatti, esso costituisce sostanzialmente uno strumento mediante il quale, nelle more di un’indagine patrimoniale, gli investigatori possono avere acceso in maniera più speditiva a tutte le informazioni concernenti i rapporti finanziari del soggetto nei confronti del quale si stanno effettuando le verifiche. Il sistema è collegato, invero, alle altre banche dati della Guardia di Finanza, all’Anagrafe Tributaria, al sistema Telemaco delle Camere di commercio ed alle Banche dati delle Forze di Polizia. In tal modo, l’operatore nel momento in cui effettua una ricerca ha a disposizione un report completo, standardizzato nella forma e nei contenuti, della situazione patrimoniale relativa alle persone su cui si sta investigando. Per di più il software in automatico evidenzia, tramite un sistema di warning, le eventuali anomalie ed incongruenze tra redditi ufficiali ed effettive disponibilità economico-patrimoniali. Il software Molecola permette, inoltre, di interfacciare i suoi dati con l’applicativo di analisi operativa Analyst’s Notebook, un programma della IBM ideato per facilitare la lettura dei dati da parte degli analisti, al fine di fornire una rappresentazione grafica dei risultati della ricerca e di offrire una visione ancora più intuitiva della situazione afferente i soggetti nei confronti dei quali approfondire l’indagine. L’implementazione del sistema “Molecola” è stata un successo dal punto di vista operativo, in particolare nel corso delle operazioni di aggressione patrimoniale nei confronti dei rami imprenditoriale delle organizzazioni di stampo mafioso,  attività in cui ha consentito l’effettuazione in un breve arco temporale di numerose e rilevanti indagini finalizzate al sequestro ed alla confisca di beni proventi di attività illecite, tale da meritare il plauso da parte dell’allora Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso in una relazione indirizzata al Parlamento, il quale segnalava che “la necessità di assicurare un sempre più proficuo e veloce scambio delle informazioni di carattere economico e finanziario e l’esigenza di evitare inutili parcellizzazioni nella raccolta dei dati utili alle investigazioni hanno spinto l’Ufficio verso la costituzione di un progetto di informatizzazione delle indagini patrimoniali, bancarie, fiscali e societarie che sia in grado di orientare e agevolare l’attività delle singole Procure, in ciò avvalendosi dell’esperienza maturata dai Reparti specializzati delle forze di polizia (si pensi al progetto “Molecola” studiato dalla SCICO della Guardia di Finanza in cooperazione con la Direzione nazionale antimafia)”[4] ,  indurre il comando generale della Guardia di Finanza ad aggiornare varie volte nel corso degli anni il software e spingere le altre Forze di Polizia a dotarsi di sistemi simili, calibrati sui rispettivi ambiti di competenza.

4. I sistemi in uso all’Arma dei Carabinieri. Il sistema “O.D.I.N.O.” (acronimo di Operational Device for Information, Networking and Observation – Dispositivo interconnesso per l’attività informative ed il controllo del territorio) è un apparato mobile, con un funzionamento  estremamente simile a quello delle comuni applicazioni per tablet o smartphone, sviluppato dal Comando generale dei Carabinieri in cooperazione con l’azienda “Intellitronika” e concepito ad uso dei reparti dell’Arma dei Carabinieri impiegati in attività del controllo del territorio e/o investigative. La ragione alla base dell’ideazione e del successivo sviluppo tecnico di tale sistema è stata quella di implementare ulteriormente la proiezione funzionale dell’Arma nell’ambito del controllo del territorio, facilitando e rendendo maggiormente documentabili le attività espletate dal personale impegnato in tali compiti.

Infatti, come scrive il generale di brigata Vincenzo Galli, vicecomandante del III reparto “Telematica” del Comando generale dell’Arma dei carabinieri[5],  per la capillarità della loro presenza territoriale garantita dalle 4589 stazioni dislocate in tutto il territorio nazionale, i Carabinieri rappresentano una vera e propria “macchina molecolare” della sicurezza pubblica, la cui cifra distintiva è quella di analizzare direttamente il territorio e coglierne le dinamiche sociali (e criminali) mediante una vigilanza ininterrotta. Proprio per tale ragione, è stato ritenuto indispensabile sfruttare le più moderne tecnologie al fine di adeguare l’attività di vigilanza territoriale ai tempi e di migliorarne l’efficienza.

Il sistema O.D.I.N.O. è basato su di un’applicazione installabile su tablet ( di cui sono stati dotati le autovetture dell’arma deputate al pattugliamento) o su uno smartphone. Il programma fornisce, poi, una suite di funzioni estremamente variegata le cui principali sono:

– collegamento in tempo reale alle banche dati: tramite O.D.I.N.O. l’operatore può interrogare direttamente, simultaneamente ed in tempo reale, ricevendo una risposta dal sistema entro cinque secondi,  le banche dati della motorizzazione civile ( per la verifica della regolarità della revisione dell’auto), dell’ANIA (per gli accertamenti sulla regolare copertura della polizza assicurativa) e la Banca dati delle forze di Polizia ( per verificare eventuali pregiudizi di natura penale a carico della persona sottoposta al controllo), georeferenziando,altresì, il risultato dell’accertamento. Tali interrogazioni possono essere effettuate, inoltre, anche semplicemente inquadrando la targa del veicolo da attenzionare. Ciò rappresenta un’enorme novità, in quanto in precedenza le suddette attività potevano essere svolte solamente procedendo ad un’interrogazione radio della Centrale operativa, con maggior dispendio di tempo e con il rischio, dato che sovente risultava necessario fermare il veicolo o la persona da controllare, di compromettere un’eventuale attività investigativa in svolgimento. Oltre a ciò, tramite O.D.I.N.O., l’operatore può anche verificare, mediante scansione, immediatamente se il documento esibitogli da un soggetto sottoposto a controllo risulta essere vero o contraffatto. Tali funzionalità permettono, inoltre, di sgravare la centrale operativa dall’incombenza di effettuare i vari controlli richiesti via radio dal personale impiegato sul territorio e di concentrarsi su altre attività di maggiore urgenza (coordinamento soccorsi o situazioni di emergenza, etc.);

– geolocalizzazione e navigazione satelittare: il sistema consente, per di più, di inviare alla centrale operativa le coordinate satellitari del luogo in cui si trova l’operatore in quel momento e di ricevere dalla stessa, in caso di richiesta d’intervento, una specifica destinazione con l’indicazione del percorso ottimale per il suo raggiungimento;

– allarmi e videosorveglianza: nel momento in cui dovesse verificarsi un’emergenza, l’operatore può, mediante O.D.I.N.O., inviare un messaggio di allarme alla centrale operativa, attivando al contempo videocamera e registratore del dispositivo sul quale il sistema è installato, fornendo, in tal modo, all’operatore della centrale una visione chiara e dettagliata della situazione in svolgimento. Oltre a ciò, il sistema consente di registrare in locale foto e video e, in contemporanea, di inviare un video in modalità streaming alla centrale operativa o di salvare sul dispositivo tali file multimediali, geolocalizzati, e di condividerli in un secondo momento. Quest’ultima funzione risulta particolarmente utile al fine di documentare quanto avviene nel corso del servizio, soprattutto al fine di prevenire o bloccare sul nascere successive contestazioni strumentali alla correttezza degli operanti. Infine, grazie ad un sistema di sensori denominato “I protect” appena un operatore estrae l’arma da fuoco in dotazione viene inviato un segnale d’allarme alla centrale operativa.

Il programma SI.CO.TE., a sua volta, è un sistema integrato di controllo dell’intero territorio nazionale finalizzato ad accrescere le capacità operative ed investigative dell’Arma dei Carabinieri. Il sistema consente di raccogliere ed integrare dati provenienti da sorgenti diversificate e di ottimizzare la ricerca dei dati su categorie definite, su base geografica[6]. Tale programma, realizzato dall’Arma in cooperazione con l’industria nazionale operante nel settore della difesa “Leonardo-Finmeccanica” rappresenta un utile supporto alle investigazioni, ma anche un valido ausilio per i comandanti dei vari reparti nell’ambito delle decisioni di carattere generale che sono chiamati ad assumere. Il sistema, la cui implementazione è stata resa possibile grazie al potenziamento dell’intera rete su cui poggia l’infrastruttura telematica dell’Arma e alla reingegnerizzazione della sala operativa del comando generale, consiste in una piattaforma software basata sull’intelligenza artificiale all’interno della quale convergono dati provenienti da svariate fonti aperte, dai dispositivi dotati del sistema O.D.I.N.O., dagli elicotteri e dalle centrali operative mobili. I suddetti dati una volta effettuata una ricerca vengono poi restituiti, grazie all’I.A. , in forma aggregata, georeferenziati e filtrati in base al target utilizzato. Vengono, altresì, messe in evidenza dal sistema le correlazioni tra enti e persone ed effettuata la Sentiment Analysis in base alla chiave di ricerca adottata. Di particolare rilievo è anche la funzione di Social Network Analysis presente nel sistema che consente, in particolare nell’ambito di investigazioni su gruppi criminali organizzati di evidenziare modus operandi comuni nei dati osservati ed analizzare le varie fenomenologie criminali, attenzionando le reti criminali e ponendo in risalto il ruolo di ciascun componente all’interno delle stesse.

Con tale sistema si è quindi realizzato un vero e proprio strumento di analisi intelligente “netcentrico” capace di acquisire, organizzare e collegare, rappresentandoli su un’unica piattaforma, enormi moli di dati eterogenei.

Ciò pone l’Arma dei carabinieri in una condizione di “superiorità informativa” negli scenari di riferimento, da sfruttare sia a fini info-investigativi sia in ragione di organizzare la dislocazione del personale sul territorio in base alle situazioni registrate nelle varie località.

L’Arma adotta, infine, anche alcuni droni per specifici compiti. In particolare, tale tecnologia viene adottata per garantire un efficace sorveglianza nell’ambito di rilevanti manifestazioni pubbliche, nelle operazioni di soccorso, e in operazioni mirate (es. ricerca di piantagioni di sostanze stupefacenti)[7] quale supporto al personale. Al fine di formare il personale all’utilizzo di tali strumenti tecnologici l’Arma dei carabinieri, unitamente alla Polizia di Stato ed alla Guardia di Finanza ha preso parte ad un progetto di sperimentazione in cooperazione con l’ENAC.

Uno dei reparti specializzati che ha maggiormente portato lustro all’Arma è il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, nato nel 1969, operante alle dirette dipendenze del Ministero per i Beni e le attività culturali del quale costituisce ufficio di diretta collaborazione ed avente il precipuo compito di espletare indagini di Polizia Giudiziaria, contrastando tutte le violazioni di legge in materia di patrimonio culturale poste in essere da singoli individui o da organizzazioni criminali. Tra gli strumenti principali adottati dal suddetto reparto nell’assolvimento dei propri compiti istituzionali vi è la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti denominata “Leonardo”. Essa risale al 1980 ed è, quindi, stata la prima banca dati costituita nel settore dei beni culturali tuttora unanimemente riconosciuta come il database dedicato più ampio al mondo. In essa sono quotidianamente inserite tutte le informazioni descrittive e fotografiche relative ai beni culturali illecitamente sottratti e/o da ricercare, provenienti dai Reparti territoriali dell’Arma, dalle altre Forze di Polizia, dalle Soprintendenze, dagli Uffici Doganali e dall’INTERPOL per i beni all’estero. Inoltre, il personale addetto, grazie ad uno specifico accordo stipulato in tal senso, può accedere al sistema informativo della Conferenza Episcopale Italiana relativo al patrimonio culturale ecclesiastico, la cui importanza è rilevante sia sotto il profilo artistico sia dal punto di vista devozionale e del sentimento religioso delle identità locali. La Banca Dati, quindi, proprio in ragione dell’utilizzo di una sofisticata tecnologia informatica e delle numerose informazioni in essa contenute, è ormai divenuto uno strumento di avanguardia per l’elaborazione e l’analisi dei fenomeni criminali concernenti i beni culturali, in grado di indirizzare l’attività preventiva e investigativa dei vari reparti. Essa viene oramai alimentata ed aggiornata giornalmente e consente, tramite software basati sull’Intelligenza Artificiale, sia l’inserimento e la ricerca di eventi, persone, oggetti e loro relazioni, sia l’elaborazione di statistiche. Inoltre, è possibile adoperarla su un interfaccia web ed è dotata di un supporto multilingua e permette modalità di ricerca visuale e capacità di georeferenziazione di eventi (appositi applicativi consentono il posizionamento delle entità sul territorio in base al collegamento tra dati alfanumerici e geografici, nonché l’individuazione di zone a rischio e dei percorsi legati alla criminalità e la rappresentazione grafica di tutte le connessioni logiche tra le informazioni censite). Per di più, interagendo in tempo reale con palmari e personal computer portatili, agevola la redazione da parte del personale operante di documentazione sul luogo dell’intervento e la consultazione e l’alimentazione dirette del sistema.[8] Ulteriore implementazione della banca dati “Leonardo” è costituita dall’applicazione per smartphone, tablet e dispositivi mobili denominata “iTPC Carabinieri”. L’applicazione sfrutta le potenzialità della Banca dati “Leonardo”, al fine di poter fornire al cittadino la possibilità, mediante una ricerca visuale, di effettuare un rapido tra un’opera d’arte con quelle contenute all’interno del database delle opere trafugate. L’applicazione consente, inoltre, di creare l’Object ID, ossia una scheda descrittiva del bene, che consente una esaustiva descrizione e fotografica di beni culturali e risulta estremamente utile in caso di furto, in quanto consente al personale incaricato delle indagini di disporre di elementi oggettivi per l’identificazione dello stesso[9].

5. I sistemi in uso alla Polizia di Stato. Il sistema “Mercurio” rappresenta, nell’ambito dell’infrastruttura tecnologica della Polizia di Stato, il corrispettivo del sistema O.D.I.N.O. dell’Arma dei Carabinieri. Esso è la piattaforma tecnologica della Polizia di Stato per il controllo del territorio. Tale sistema consiste in un tablet fissato alla plancia della Volante, ma rimovibile ed adoperabile all’esterno dell’autovettura, dotato di schermo multi-touch da 10 pollici e videocamera esterna, viene utilizzato per la video-sorveglianza in mobilità e la lettura automatica delle targhe (ANPR).Tramite il sistema Mercurio, gli operatori della Polizia di Stato potranno procedere autonomamente alla verifica dell’originalità dei documenti che vengono loro esibiti, compiere accertamenti su persone e/o mezzi di trasporto presso le banche dati delle Forze di Polizia, della motorizzazione civile e dell’ANIA. La piattaforma consente, inoltre, di compiere una lettura automatica delle targhe dei veicoli inquadrati, effettuando, poi, una comparazione autonoma con quelle presenti nella banca dati dei mezzi di trasporto rubati.

Anche Mercurio, così come il sistema O.D.I.N.O., permette una geo-localizzazione costante tramite l’invio alla centrale operativa delle coordinate cartografiche del dispositivo sul quale è installato e consente all’operatore di inviare alla stessa un segnale d’emergenza, attivando contestualmente la videoregistrazione.

La Polizia di Stato offre la possibilità, poi, al singolo appartenente all’Amministrazione di richiedere al responsabile della Sala operativa della Questura di appartenenza l’installazione sul proprio smartphone personale di un’applicazione loro riservata denominata “Mercurio App”, compatibile con i sistemi operativi Android 5.0 e seguenti. L’installazione dell’applicazione avviene su base volontaria, non influisce con il regolare funzionamento dello smartphone e non prevede la raccolta di dati sensibili. Prima di effettuare il login l’utilizzatore dovrà segnalare se in quel momento è in possesso o meno dell’arma di ordinanza. Fornita tale informazione, l’operatore verrà riconosciuto e geolocalizzato dalla Sala operativa della Questura. In caso di emergenza, come avviene per la versione installata sulle auto di servizio, egli potrà inviare un segnale d’allarme e, in contemporanea, il sistema attiverà l’ascolto e la trasmissione video ambientale e trasmetterà le coordinate dell’operatore alla struttura operativa competente per territorio, che potrà rapidamente inviare pattuglie in ausilio.

Il sistema “X-Law”, in uso alla Polizia di Stato, rappresenta una rilevante novità nei sistemi di controllo del territorio adottati dalle Forze dell’Ordine. Esso, infatti, rappresenta la prima applicazione pratica in Italia del concetto di “Polizia predittiva”[10].  Il software, ideato dall’ ispettore Elia Lombardo in servizio presso la Questura di Napoli, si basa su un approccio di tipo euristico che, mediante un algoritmo probabilistico che estrapola una serie di dati provenienti dalle denunce inoltrate alla Polizia di Stato, consente di prevedere con un alto grado di attendibilità il verificarsi di un crimine, in particolare i reati predatori urbani.

Infatti, secondo l’approccio della cosiddetta “predictive analysis”, i reati predatori sono una tipologia di crimine ciclico e stanziale, posti in essere per massimizzare il profitto in un breve arco temporale. Di conseguenza, talvolta determinati fattori ricorrenti e coincidenti in un fenomeno criminale (es. rapine e furti commessi sempre negli stessi luoghi, con le stesse modalità e da soggetti indossanti i medesimi capi d’abbigliamento), consentono al sistema di elaborare a fini predittivi  tali informazioni e,quindi, di tracciare una mappa del territorio, evidenziando le zone e gli orari a maggiore rischio, facendo scattare un alert quando alcuni di tali fattori si incrociano tra di loro, che mette in moto le Volanti della Polizia, chiamate a verificare se la previsione del sistema si sia realmente avverata o meno. Inoltre “X-Law”, mediante l’approccio proprio del machine learning, compara con i dati provenienti dall’archivio denunce della polizia anche quelli socioeconomici, demografici e degli eventi in programma nel luogo in cui viene utilizzato, fornendo, in tal modo, alert georeferenziati ancor più precisi. Ad esempio, nel caso in cui in una città venga segnalato il continuo perpetrarsi di scippi in luoghi affollati e sia in programma in una certa data un evento pubblico di rilievo, il sistema, incrociando questi dati, disporrà l’invio di pattuglie a sorvegliare l’evento in questione, poiché viene ritenuta molto probabile la commissione di reati predatori in una tale occasione.

Il sistema oramai diffuso in via sperimentale in varie Questure italiane ha già dato i suoi primi risultati. Infatti, a Venezia, un uomo di 55 anni che aveva perpetrato un furto in un albergo ha trovato ad attenderlo, nel parcheggio dello stesso, una volante della Polizia, allertata dal sistema dell’alta probabilità che si verificasse tale avvenimento in quel luogo ed a quell’ora.

Il S.A.R.I., acronimo di sistema automatico riconoscimento immagini, è un sofisticato software di riconoscimento facciale sviluppato dalla Polizia di Stato in cooperazione con l’azienda leccese operante nel settore informatico “Parsec 3.26”. Esso consente di identificare in brevissimo tempo un soggetto a partire da un fotogramma, confrontando lo stesso, tramite algoritmi propri dell’I.A. con le banche dati dell’A.F.I.S. (Automatic Fingerprint Identification System), una banca dati contenente i dati biometrici e le fotografie dei vari soggetti fermati dalle Forze dell’Ordine a fini preventivi o repressivi, o con le immagini delle telecamere di sorveglianza di una determinata zona.

Il sistema S.A.R.I., infatti, funziona secondo due modalità:

Enterprise: compara il fotogramma immesso nel sistema con le immagini presenti nella banca dati AFIS, restituendo, poi, una serie di risultati ordinati in base alla percentuale di corrispondenza tra le immagini riconosciuta dal sistema;

Realtime: partendo da un’area geografica ristretta, il sistema compara il fotogramma inserito con i volti ripresi dalle varie telecamere di sorveglianza, una volta individuata una possibile corrispondenza, il sistema invia un alert agli operatori. Tale modalità di funzionamento risulta particolarmente utile nel momento in cui si ritiene che l’autore di un reato ancora non si sia potuto allontanare dal luogo di commissione dello stesso.

Tuttavia, per poter acquisire valore probatorio nel corso di un dibattimento le corrispondenze del sistema S.A.R.I. devono essere riscontrate e confermate da personale specializzato della Polizia Scientifica. L’adozione di tale tecnologia risulta particolarmente utile anche per un altro motivo,  infatti, l’unico strumento per identificare un soggetto non collaborativo ma non indagato fino ad ora era rappresentato dal fermo per l’identificazione (art. 349 c.p.p.) dalla durata di 12 ore, prorogabile dall’Autorità giudiziaria fino ad un massimo di 24 ore, mentre ora anche tale procedura potrà essere ottimizzata.

Il sistema è operativo sull’intero territorio nazionale ed ha recentemente portato anche i primi risultati. Nel caso di un furto di appartamento commesso a Brescia, difatti, gli autori sono stati identificati proprio grazie alla comparazione delle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza effettuata dal sistema S.A.R.I.

Anche la Polizia di Stato, così come l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, adotta droni per specifici compiti istituzionali ed a supporto di determinate attività operative. Tale tecnologia è stata, difatti, impiegata con funzioni di sorveglianza in occasione del 67° Festival della canzone italiana di Sanremo nel febbraio 2017 e durante il vertice del G7 svoltosi in varie città italiane nel maggio dello stesso anno. La Polizia di Stato partecipa, inoltre, unitamente alle altre Forze dell’Ordine al progetto di formazione dei piloti di droni nei campi volo convenzionati ENAC ed ha lanciato nel corso del 2015 un invito alle aziende operanti nel settore a presentare progetti di comodato d’uso funzionali alla sperimentazione di droni. L’amministrazione della Pubblica Sicurezza partecipa, per di più, insieme alle altre forze di Polizia a tavoli tecnici finalizzati a razionalizzare il quadro giuridico in materia di droni e ad individuare strumenti tecnologici idonei a neutralizzare droni ostili[11].

 

 


[1] Cfr. art. 7, l. 124/07 recante disposizioni in materia di Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto di Stato.
[2] L’acronimo S.C.I.C.O. indica il Servizio Centrale di investigazione sulla Criminalità Organizzata, reparto speciale della Guardia di Finanza preposto al coordinamento ed all’elaborazione di analisi relativamente alle attività di contrasto nei confronti della criminalità organizzata, così in http://www.gdf.gov.it/chi-siamo/organizzazione/reparti/reparti-operativi/reparti-speciali ( ultima consultazione 12 febbraio 2019).
[3] U. SIRICO, La Guardia di Finanza e le attività di prevenzione e repressione delle organizzazioni criminali, in http://www.vittimologia.it/rivista/articolo_sirico_2009-03_2010-01.pdf, p. 36.
[4]Relazione del Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso indirizzata alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della mafia, 2009.
[5]V.GALLI, Carabinieri: tutte le nostre tecnologie per la sicurezza del territorio, in https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/carabinieri-tutte-le-nostre-tecnologie-per-la-sicurezza-del-territorio/ (ultima consultazione 13 febbraio 2019).
[6] Camera dei deputati, XVII legislatura, Schemi di decreto ministeriale concernenti le modalità di utilizzo dei finanziamenti per l’attuazione dei programmi della difesa in materia di sviluppo tecnologico ,23 settembre 2013.
[7]Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (voce), http://www.carabinieri.it/cittadino/tutela/patri monio-culturale/compiti (ultima consultazione 13 febbraio 2019).
[8]La banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti (voce), http://www.carabinieri.it/cittadino/tutela /patrimonio-culturale/la-banca-dati-tpc (ultima consultazione 13 febbraio 2019).
[9]Applicazione per dispositivi mobili “ITPC”  (voce) in http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia /MiBAC/documents/feed/pdf/Comunicato%20stampa%20iTPC-imported-44388.pdf  (ultima consultazione 13 febbraio 2019).
[10]M. IASELLI, X-Law; La polizia predittiva è realtà, in https://www.altalex.com/documents /news/2018/11/28/x-law-la-polizia-predittiva (ultima consultazione 13 febbraio 2019).
[11]M.VALLONE, A. CARINI, Il drone con la divisa, in “Polizia Moderna, https://poliziamoderna.poliziadista to.it/articolo/3535a01cb03b650d306343761 (ultima consultazione 13 febbraio 2019).

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Dott. Vittorio Guarriello

Nato a Caserta il 09.11.1995. Ha frequentato la Scuola Militare ”Nunziatella”. Si è laureato in anticipo rispetto alla durata normale del corso di studi il 29.03.2019 presso l´Università degli Studi della Campania ”Luigi Vanvitelli”, discutendo una tesi in Diritto Civile dal titolo ”I contratti bancari monofirma, una questione di invalidità contrattuale”. Ha espletato con esito positivo il Tirocinio in affiancamento ai magistrati ex art.73 D.L. 69/2013 presso il Tribunale Ordinario di Napoli Nord. In data 09.11.2021 ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di Avvocato presso la Corte di Appello di Napoli al primo tentativo e riportando il massimo della votazione nella seconda prova orale. Collabora con la Cattedra di Informatica del Diritto dell´Università degli Studi della Campania ”Luigi Vanvitelli”, sotto la guida del Prof. Avv. Emilio Tucci.

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