IL CASO ILVA: arriva la pronuncia della CEDU

IL CASO ILVA: arriva la pronuncia della CEDU

Lo scorso 24 gennaio la Corte di Strasburgo ha emesso la sentenza Cordella e altri c. Italia [1], in cui condanna lo Stato Italiano nel procedimento che, da anni, vede come protagonista lo stabilimento ILVA di Taranto. Sono 180 i ricorrenti che denunciano gli effetti delle emissioni nocive della acciaieria tarantina, dell’impatto degli stessi sulla salute della cittadinanza e dell’ambiente locale.

I ricorrenti lamentano l’inerzia dello Stato italiano nell’impedire l’ulteriore lesione dei diritti fondamentali dei cittadini. Sono violati degli artt. 8 e 13 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo[2] i quali vengono letti in combinato disposto con uno degli articoli che forma l’architrave della Convezione, ovvero l’art. 2, che tutela il diritto alla salute.

La Corte, nel pronunciarsi, supera le eccezioni di inammissibilità formulate dal Governo italiano, il quale ha da sempre affermato che l’inefficacia dei rimedi giudiziari nel caso di specie esperibili, risieda nel fatto che le autorità avessero già provato a porre rimedio al caso, senza però ottenere alcuna soluzione.

L’inefficienza di tali mezzi, precisa la Corte di Strasburgo, è dovuta a mere condizioni di merito, legate alla criticità ambientale della zona e dell’impatto che ha la stessa sulla salute dei cittadini. Si prova, dunque, il nesso di casualità esistente fra le emissioni dello stabilimento pugliese, l’inquinamento ambientale e l’impatto sulla salute dei cittadini[3]. Le autorità nazionali non hanno adottato le misure necessarie a tutela della salute dei cittadini in quanto, nell’ordinamento interno, non vi sono rimedi effettivi atti a disporre delle misure efficaci per la bonifica dell’area contaminata dai gas dell’acciaieria[4].

Nella lettera D della sentenza, precisamente ai comma 71 e ss. la Corte ricorda come sussistano delle procedure penali pendenti nei confronti dell’ILVA, sia per disastro ecologico, avvelenamento di sostanze alimentari, incapacità di prevenire gli incidenti sul lavoro, degrado dei beni pubblici, emissioni di inquinanti e inquinamento atmosferico[5].

Nella sentenza sottoposta ad esame, sono diverse le accuse contro l’ILVA e il gruppo Riva, riguardanti il mancato rispetto degli obblighi di protezione, sicurezza e ambiente. Il Rapporto degli Esperti Chimici[6] analizzato in questa sede, conferma la pericolosità dei gas e dei vapori per la salute dei lavoratori. Ivi, vengono altresì stabilite le misure al fine di evitare l’ulteriore dispersione di fumi e particelle nocive, sottolineando come il valore di diossine, benzopirene e delle altre sostanze pericolose non rispetti il valore massimo stabilito dalle disposizioni regionali [7], nazionali ed europee.

La CEDU non ha applicato la procedura della “sentenza pilota” e ha delegato al Comitato dei Ministri l’indicazione delle misure pratiche da adottare, sottolineandone l’urgenza e specificando che il piano di sviluppo approvato dalle autorità nazionali deve essere messo in esecuzione il prima possibile.

Per i Giudici di Strasburgo la dichiarazione di violazione costituisce per i ricorrenti equa soddisfazione, nonostante 19 dei 180 ricorrenti non siano stati riconosciuti  “vittime”.

 


[1]Sentenza pronuncia in seguito ai ricorsi nn. 54414/13 e 54264/15.
[2]art. 8 CEDU – Diritto al rispetto della vita privata e familiare / art.13 CEDU – Diritto a un ricorso effettivo.
[3] Rapporto ARPA 2017.
[4] Sentenza CEDU del 29.01.2019.
[5] Condanna dell’ILVA nel 2002, nel 2005 e nel 2007.
[6] Perizia epidemiologica ordinata il 30 Marzo 2012 dall’IPG di Taranto.
[7]Disposizioni emanate grazie alle delibere comunali di Taranto, Massafra e Statte.

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Maria Elena Orlandini

Maria Elena Orlandini nasce a Napoli il 2 Luglio 1993. Fin da piccola si appassiona a tutto ciò che riguarda il diritto e la criminologia, così, conseguita la maturità scientifica, si iscrive alla Facoltà di giurisprudenza presso l'Università degli Studi del Sannio. Si laurea con il massimo dei voti il 20 Marzo 2018 con una tesi dal titolo "Mass Media e criminalità" seguita dal Prof. Carlo Longobardo per quanto riguarda la parte di Diritto Penale e dal Prof. Felice Casucci per la parte di Diritto Comparato. Per l'anno accademico 2018/2019 è iscritta al Master di II livello in Giurista Internazionale d'Impresa presso l'Università degli Studi di Padova - sede di Treviso. Nel corso della sua carriera universitaria ha organizzato una serie di convegni con l'associazione studentesca "Articolo3" tra cui: "Libertà e giustizia: quali alternative?", "Terra dei fuochi. Terra di paura, terra di speranza","Terrorismo internazionale. Profili penalistici ed internazionali" e " Diritto d'autore. Profili penalistici e civilistici a confronto.". Nel 2015 partecipa alla simulazione diplomatica NMUN, organizzata dalle Nazioni Unite a New York, come rappresentante delle Isole Marshall nella commissione della GA3, dedicata principalmente ai Diritti Umani, firmando una "resolution" rivolta all'eliminazione della xenofobia. Il suo sogno è quello di vincere il concorso in Magistratura ma, al contempo, è affascinata dalla carriera accademica. Ama viaggiare, conoscere nuovi luoghi e fare nuove esperienze. Ha una certificazione linguistica livello B2 in inglese ed è prossima a sostenere un esame per ottenere anche quella in spagnolo.

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