Il vicino di posto la palpeggia in aereo, è violenza sessuale

Il vicino di posto la palpeggia in aereo, è violenza sessuale

Corte di Cassazione, sez. III Penale, 24 luglio 2017, n. 36628

Presidente Cavallo – Relatore Cerroni

Non serve la sopraffazione fisica, basta il compimento rapido e insidioso dell’azione criminosa, tale da sorprendere e superare la volontà della vittima, per poter parlare di violenza sessuale.

La Corte d’Appello di Brescia riduceva i mesi di reclusione e concedeva le attenuanti generiche all’imputato condannato per il reato di violenza sessuale. Avverso tale decisione, l’imputato ricorreva in Cassazione con un articolato motivo di impugnazione lamentando, fra l’altro, un vizio di motivazione circa il contraddittorio racconto della persona offesa, laddove più volte costei era caduta in contraddizione durante l’esame dibattimentale, avuto ad esempio riguardo alla mano con la quale sarebbe stata palpeggiata. Né appariva verosimile la condotta tenuta in occasione del fatto ed alla sua ritardata reazione.

Gli Ermellini hanno rilevato come la decisione della Corte territoriale fosse in realtà logica e coerente, in ragione della credibilità della persona offesa la quale, progressivamente verificata la non casualità della condotta del vicino di posto (allargatosi nella lettura del giornale anche nello spazio riservato alla persona offesa, benché alla sua sinistra vi fosse un sedile libero che avrebbe, all’evidenza, consentito una maggiore comodità ad entrambi; e successivamente dedito a sfioramenti del seno sinistro della signora con le dita della mano destra), aveva in un primo momento pensato ad una circostanza fortuita, poi – risvegliatasi da un breve sonno – aveva constatato la prosecuzione delle molestie ed, infine, nonostante le rimostranze (“scusami”, rivolto al vicino di posto), aveva percepito che nulla era mutato, così decidendo di vincere le proprie ritrosie allertando in lacrime il personale di bordo (e sul punto vi erano le concordi dichiarazioni delle hostess).

Allo stesso tempo, la Corte ha ricordato che l’elemento della violenza può estrinsecarsi, nel reato di violenza sessuale, oltre che in una sopraffazione fisica, anche nel compimento insidiosamente rapido dell’azione criminosa, tale da sorprendere la vittima e da superare la sua contraria volontà, così ponendola nell’impossibilità di difendersi (Sez. 3, n. 27273 del 15/06/2010, M., Rv. 247932).

È stato infatti ulteriormente precisato che l’elemento oggettivo, oltre a consistere nella violenza fisica in senso stretto o nella intimidazione psicologica in grado di provocare la coazione della vittima, si configura anche nel compimento di atti sessuali repentini, compiuti improvvisamente all’insaputa della persona destinataria, in modo da poterne prevenire anche la manifestazione di dissenso (Sez. 3, n. 46170 del 18/07/2014, J., Rv. 260985).


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