Immigrazione: lotta tra diritti, doveri e prevaricazioni. Si troveranno delle soluzioni?

Immigrazione: lotta tra diritti, doveri e prevaricazioni. Si troveranno delle soluzioni?

La Commissione Europea ha esortato il Governo italiano ad accelerare la deportazione di persone senza diritto di asilo come risposta all’aumento degli arrivi degli immigrati attraverso il Mediterraneo centrale.

1. La Frontex e l’ampliamento di garanzie

L’agenzia europea di controllo delle frontiere esterne “Frontex” ha constatato nell’ultimo periodo che l’Italia ha registrato un record nel numero di arrivi di immigrati nel 2016. Un totale di 181.000 immigrati, quasi un 20% in più rispetto all’anno passato. Frontex ha precisato che la maggior parte dell’aumento si deve alla pressione migratoria che il continente africano, specialmente dall’Africa Occidentale. La maggior parte degli immigrati che arrivano in Italia sono in effetti della Nigeria, Eritrea, Gambia.

“Dato il numero elevato di immigrati che continua ad arrivare in Italia, è importante accelerare il processo delle richieste di asilo e aumentare il rimpatrio di coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale”, così ha replicato il portavoce dell’Immigrazione del Esecutivo comunitario, Natasha Bertaud, intervistata sull’aumento degli sbarchi in Italia.

L’esecutivo comunitario ha dato “il benvenuto alla decisione del Governo italiano di aprire centri addizionali dedicati al rimpatrio degli immigrati irregolari” che sono sbarcati nei mesi precedenti, tenendo conto che il numero di posti disponibili, attualmente nei centri di custodia non sono adeguati alle necessità. D’accordo con la direttiva sul rimpatrio, gli Stati membri hanno l’obbligo legale di prendere tutte le misure necessarie per garantire il rimpatri effettivo di tutti quelli che non hanno diritto a rimanere nella UE, includendo, quando necessario in circostanze individuali, la custodia cautelare prima dell’espulsione.

La nuova Agenzia Europea delle guardia di frontiera e costiera, ha lanciato già da tempo, la Squadra Europea di Interventi di Rimpatrio. L’agenzia potrà dispiegare osservatori ed esperti in rimpatrio per supportare gli Stati membri ad organizzare e coordinare operazioni di rimpatrio e cooperare con paesi terzi per la riammissione di immigrati con una situazione irregolare.

L’Italia ha ricevuto più di sessantadue milioni in fondi di emergenza dall’Esecutivo comunitario per aiutarlo a far fronte alla pressione migratoria elevata e includono fondi per mettere in marcia un programma della OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni) di appoggio al ritorno volontario degli immigrati irregolari, dall’Italia ai loro rispettivi Paesi di origine. Al margine, l’Italia riceverà altri 592,6 milioni di euro da qui al 2020 dei fondi europei per rispondere alle immigrazioni e la sicurezza interna.

L’Esecutivo comunitario ha riconosciuto l’enorme sforzo che sta facendo l’Italia per rispondere alla pressione migratoria ed ha lasciato chiaro che altri paesi dell’Unione Europea dovrebbero continuare a darle appoggio dato che nell’ultimo periodo c’è stato un aumento in Italia degli immigrati.

L’anno scorso è stata registrata un picco negativo degli approdi alle isole greche, secondo cifre preliminari, il numero di immigrati che sbarcarono sulle isole greche attraverso il mar Egeo diminuì del 79%, dovuto in gran parte all’accordo tra UE e la Turchia per frenare il passaggio di rifugiati ed immigrati.

Ironia della vita, all’Italia sta toccando risolvere il problema di un Paese, la Libia, che fu una sua colonia fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale (conosciuta come Tripolitania). La Libia fu, in questo senso, un’eccellente soluzione per la realtà energetica dell’Italia mentre la dittatura di Gheddafi era sempre in auge, però la sua caduta ed il successivo assassinio nel 2011 hanno lasciato il paese nel caos più totale ed in una guerra civile che costrinse molti a spingersi sulle coste di altre metropoli.

In realtà, l’Italia ebbe la sfortuna di veder confluire tutti i differenti movimenti migratori provenienti dall’Africa e dall’Oriente (non possiamo tralasciare la guerra civile che si sta consumando in Siria). Per esempio la Spagna ha chiuso con decisione le sue frontiere con Marocco, così come Bulgaria e Grecia che hanno fatto lo stesso con le loro frontiere di terra. Tutto ciò comporta inevitabilmente che un immigrante che voglia avvicinarsi all’Europa, non abbia altra scelta che l’Italia.

2. Immigrazione e mafia: le piaghe moderne

Le mafie, da quando il fenomeno della migrazione è andato consolidandosi, muovono queste ondate migratorie, approfittando della sostituzione del programma “Mare Nostrum” (che combatteva appunto questi movimenti mafiosi fu soppresso nell’ottobre del 2014) con il programma “Tritone”, che si limita a proteggere le frontiere italiane e quindi molto meno incisivo.

Nel mese di maggio, un’operazione della polizia italiano è andata a buon esito con la cattura di 68 membri della Ndrangheta nel municipio calabrese di Capo Rizzuto, accusati di controllare il centro di accoglienza degli immigrati più grande d’Europa, con fini di lucro. Secondo le investigazioni, oltre a dedicarsi all’estorsione in tutto il territorio e ad attività illecite relazionate con le scommesse sportive, i mafiosi del clan Arena, appartenenti alla Ndrangheta calabrese, si erano aggiudicati i contratti per la somministrazione del catering, servizi di lavanderia e i contrattazione dei lavoratori del Centro di Accoglienza per Richiedenti l’Asilo (CARA) di Lampedusa. In totale un giro d’affari da 30 milioni di euro. I detenuti, sono stati accusati di associazione mafiosa, estorsione, detenzione illecita di armi, spoliazione delle attività, appropriazione indebita, truffa aggravata, frode ed altri delitti fiscali.

Il gruppo malavitoso in questione controllava dalle retrovie, la gestione di questi centri di accoglienza con la collaborazione dei gestori del centro: il presidente della Confraternita della Misericordia en Calabria, Leonardo Sacco, e il sacerdote del luogo, il padre Eduardo Scordio, entrambe detenuti. Tra il 2006 ed il 2013 il centro ricevette 103 milioni di euro provenienti dalle casse dei fondi europei, dei quali secondi gli investigatori almeno 36 furono bloccati direttamente dalla Ndrangheta. Secondo la stampa locale il sacerdote sopra citato si sarebbe appropriato dal 2006 fino ad oggi di 3,5 milioni di euro. Solo nel 2007 incassò 132.000 euro per i servizi di assistenza spirituale offerti ai rifugiati. Denaro proveniente dai fondi pubblici europei e statali diretti al mantenimento del centro, però che finivano nelle mani del sacerdote grazie all’intervento di Sacco, che era, da come risulta dalle indagini, un uomo al servizio della malavita.

Con i benefici che ottenevano in modo illecito, i mafiosi investivano in barche, case e yatches di lusso. L’indagine conferma, che dove c’è potere e denaro, c’è la Ndrangheta che sfrutta le necessità delle persone più disperate. E mentre nel sud Italia la polizia procedeva all’arresto di 68 persone, al nord, un’altra operazione della Guardia di Finanza ha fermato un sistema di infiltrazioni mafiose y corruzione nella catena tedesca dei supermercati Lidl ed un’impresa di vigilanza privata. La polizia ha arrestato 15 persone appartenenti ad un clan di Cosa Nostra accusati di associazione a delinquere, favoreggiamento e corruzione.

La mancanza di fondi pubblici in Italia (con un debito nazionale che continua ad essere superiore al130% del suo PIL) e lo scarso appoggio delle istituzioni europee, insieme all’arrivo del buon tempo, ha generato un enorme problema per l’Italia, a parte di vivere un’assoluta tragedia umanitaria. Ciò ha portato l’Italia a chiedere appoggio all’UE, anche se per il momento tutto è rimasto pendente e sotto forma di piccole e vaghe promesse.

3. Frenare l’immigrazione: l’Italia ha un piano

Il piano dovrà sottostare a votazione del Parlamento e introduce il principio che il rifugiato che chieda asilo politico debba lavorare in lavori socialmente utili alla collettività mentre attende la risposta alla richiesta. Il governo italiano prepara un nuovo piano per amministrare l’arrivo di immigrati in Europa, che include l’autorizzazione per lavorare a quelli che richiedano asilo politico e la creazione di centri di detenzione per quelli che debbano essere espulsi.

La presentazione del piano, elaborato dal ministro degli Interni, Marco Minniti, dove essere presentata al Parlamento, pero è stata posticipata per ragioni di salute. Il ministro, esperto del tema, dall’inizio dell’anno lotta con le forze politiche così come con i rappresentati delle regioni, chiave per la sua applicazione già che tutti dovrebbero aprire centri per l’identificazione ed espulsione degli immigrati, chiamati CIE.

La proposta è stata criticata da vari sindaci, soprattutto nel sud della penisola, come a Taranto, dato che considerano che potrebbe colpire il mercato del lavoro in una zona con già un alto tasso di disoccupazione. Al contrario è stata elogiata da altri, come nel Salento, dove i rifugiati in attesa di risposta, effettueranno dei lavori in scuole, case di riposo, cimiteri, giardini pubblici, luoghi che hanno sofferto tagli di personale per la crisi economica.

L’intenzione del governo è quello di frenare ed amministrare il flusso di immigrati che vogliano entrare illegalmente in Europa passando per l’Italia. Tra le misure che il piano contempla, figura quella di accelerare tanto il processo di identificazione dell’immigrato e rifugiato, quanto quella dell’espulsione e rimpatrio di quelli considerati illegali.

Contro l’esodo di immigrati, un dramma umanitario che divide i paesi del vecchio continente, l’Italia propone misure differenti per il rifugiato che scappa dalle guerre e dai conflitti a differenza dei clandestini, che cercano una vita migliore.

Per frenare l’onda di clandestini, soprattutto quelli provenienti dall’Africa, il governo di centro-sinistra promuove una serie di accordi bilaterali per dare sostegno economico ai paesi di provenienza che sono disposti ad accettare gli espulsi.

“Garantire l’accoglienza a chi ne abbia diritto, inflessibilità con coloro che non ne siano privi”.

L’arrivo solo nel 2016 di 181.283 immigrati, un 15% in più rispetto al 2015 e una media di 60 sbarchi al giorno solo nella prima parte dell’anno 2017, preoccupa le autorità, coscienti che il fenomeno non tende a diminuire.

La posizione del ministro, che vuole combinare umanità con rigore, include anche la riapertura in ogni regione d’Italia del CEI, al posto dei quattro già esistenti, il che è contestato addirittura all’interno del suo stesso partito il PD, attualmente al potere.

Parallelamente, l’Italia compatte anche per il regolamento di Dublino, che determina le regole di ripartizione dei richiedenti asilo politico all’UE, sia riformato. Questo sistema stabilisce che il primo paese dell’UE al quale arrivi un richiedente di asilo è colui che si incarica della richiesta, che per i paesi con alto tasso di richieste come l’Italia, è un’ingiustizia per il carico sproporzionato che sopportano.

4. La Corte di Cassazione con la Sentenza n. 24084/2017, in tema di stranieri e valori dell’ordinamento ospitante conferma che gli immigrati sono “obbligati” ad adeguarsi alla società che li accolga.

Una sentenza della Corte Costituzionale ha confermato che gli immigrati hanno “l’obbligo” di adattarsi ai valori della società che li accoglie, tralasciando che questi siano diversi dai valori della società d’origine. La sentenza ha provocato un ampio dibattito tra coloro che la considerano equilibrata e giusta, e coloro che al contrario, temono che possa essere strumentalizzata y convertita in un’arma puntata contro l’immigrazione. La sentenza fa riferimento al caso di un Indù della comunità Sij che chiedeva di poter andare per la strada con un kirpan, una specie di coltello di quasi 20cm, considerato sacro nella sua cultura. Nel 2015 il Tribunale di Mantova, nel nord del paese, dove esiste un’ampia comunità Indù, l’aveva condannato a pagare 2.000€ di multa. L’uomo assicurava che il coltello, così come il turbante, è uno simbolo religioso ed era un dovere portarlo con sé. Secondo la difesa il suo comportamento era giustificato e per tanto chiese di annullare la multa. Ora, la sentenza della Corte Costituzionale non lascia spazio a dubbi. Il testo dice testualmente che “non è tollerabile che l’attaccamento ai propri valori, anche se leciti secondo le leggi del paese di origine, porti alla violazione cosciente dei valori della società che li accoglie”. In questo caso, trasportare per la strada un coltello che può essere utilizzato come arma e secondo la Corte Costituzionale “in una società multietnica la convivenza tra soggetti di enti e differenti esige necessariamente l’identificazione di un nucleo comune nel quale immigrati e società accogliente si debbano riconoscere.

L’integrazione non impone l’abbandono della cultura d’origine, così come riportato nell’articolo 2 della Costituzione che difende il pluralismo sociale, il limite è costituito per il rispetto dei diritti umani e di civilizzazione giuridica della società che li accoglie”. La sentenza conclude che la decisione di stabilire una società nella quale si sa che i valori di riferimenti sono differenti a quelli della società di origine “richiede il suo compimento.

Ma quali sono state le reazioni politiche? Il verdetto della Corte Costituzionale ha provocato reazioni a favore e contro i differenti partiti politici. Lega Nord, con il suo animo estremista di destra e separatista non ha tardato ad applaudire la decisione ed ha comparato la sentenza – che giudicava il diritto a portare un coltello di 20cm per la strada- con il diritto delle donne musulmane di portare il velo. “La sentenza deve avere rispetto totale per le nostre leggi, iniziando da quella che vieta l’uso in luoghi pubblici del velo che copra il viso. Per tanto, basta con il burka o il niqab in posti pubblici”, ha sentenziato il vicepresidente del Senato e rappresentante della Lega Nord, Roberto Calderoli. “Se non accetti le nostre regoli non puoi rimanere qui e se queste regole non ti piacciono, puoi andartene in un altro posto o tornare da dove sei venuto”. “Oggi era un Indù che voleva andare liberamente per la strada con un coltello sacro e forse domani potremmo imbatterci in una grande carovana di elefanti che trasportano mercanzie di tutti i tipi. Siamo in Italia, chi viene accolto nel nostro paese ha il dovere di seguire le regole che impone la nostra Costituzione”, ha detto Daniela Santanché, deputata di Forza Italia. De parte sua il Partito Democratico(PD) ha chiesto che la sentenza non sia strumentalizzata perché la decisione della Corte fa riferimento ad un caso concreto. Anche la Conferenza Episcopale Italiana si è pronunciata a proposito. Monsignor Giancarlo Perego, direttore della fondazione “Migranti”, ha difeso l’importanza dei valori della “diversità e multiculturalità” non possono opporsi alla “integrazione degli immigrati”. Il religioso ha insistito in che “non si può prescindere dal rispetto giuridico e legale di alcune regole su ciò che è strutturata la nostra società” ed ha chiesto che “non si strumentalizzi la sentenza”.


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