L’impatto del Covid-19 sull’ambiente

L’impatto del Covid-19 sull’ambiente

Sin dall’inizio della pandemia, le tanto discusse restrizioni ed i lockdown nazionali imposti al fine di contenere il contagio hanno determinato un impatto senza precedenti dal punto di vista economico, sociale, politico e scientifico.

Ognuno di noi, nel suo piccolo, ha completamente rimodulato le proprie abitudini di vita, la propria socialità, il lavoro, i progetti.

In buona sostanza, l’ormai leggendaria “normalità” è diventata un richiamo meramente evocativo in un tempo e in uno spazio che sembrano essersi cristallizzati da più di un anno.

Eppure, come si suol dire, “non tutti i mali vengono per nuocere”.

Questo drastico cambiamento delle abitudini di vita ha inciso in modo estremamente rilevante sull’ambiente e sul pianeta, tant’è che sin da subito è stato possibile ravvisare nel breve termine delle conseguenze positive.

In primo luogo, si sono ridotte le emissioni dei gas serra a livelli mai registrati dalla Seconda Guerra Mondiale: solo in Europa, nell’anno 2020 si è registrata una riduzione pari al 7,6%. A New York, del 50%.

Questo notevole risultato è la conseguenza degli arresti subiti dall’intera industria dei trasporti, settore produttivo particolarmente colpito dalla crisi, quindi la riduzione di viaggi di lavoro e/o per turismo, il lavoro in smartworking, le limitazioni alla circolazione delle persone da un luogo ad un altro.

Secondo il briefing pubblicato il 05 novembre 2021 dall’AEA (Agenzia Europea dell’Ambiente), intitolato “Covid-19 and Europe’s environment: impacts of a global pandemic”, la forte contrazione del PIL e del consumo energetico potrebbe ricoprire un ruolo importante nel conseguimento degli obiettivi dell’UE al 2020 del 20% di energie rinnovabili e di miglioramento dell’efficienza energetica, tenuto debitamente conto anche delle politiche volte al raggiungimento di questi obiettivi.

Viepiù, il blocco del settore industriale e dei trasporti ha reso possibile la diminuzione dell’inquinamento acustico ed altresì fatto calare le concentrazioni di NO2 (diossido di azoto) e PM10 (materiale particolato), circostanza questa che, soprattutto nelle città più inquinate, ha apportato un miglioramento della qualità di aria.

Al riguardo, non si può negare che quanto rilevato in ordine al miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo possa solo che dare atto di un impatto positivo sulla nostra salute: alcuni studi hanno infatti supposto che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico ovvero ad un ambiente insalubre indebolisca le difese immunitarie delle vie aeree, facilitando così la diffusione del Covid-19 ed il suo ingresso nell’organismo, in particolare nelle vie respiratorie.

Tutto ciò rappresenta un risultato notevole, considerato nel breve termine in cui i dati sono stati riscontrati, e dovrebbe senza dubbio essere fonte di ispirazione per politiche pensate al lungo termine atte a preservare, conservare e garantire stili di vita compatibili con l’ambiente e con impatti meno nocivi.

I risultati ci sono stati, anche se in un “contesto eccezionale”, dunque lo scopo da prefiggersi si può ben raggiungere.

Proprio in questi giorni inoltre si è svolto il summit sul clima (22 e 23 aprile), organizzato dal neo Presidente degli Stati Uniti Biden: l’attenzione è posta sulla crisi del clima, che va trattata con urgenza e serietà.

Questo è l’intento da perseguire, come ha dichiarato l’ambasciatore John Kerry, ambasciatore americano contro il climate change di ritorno da Shangai, ove USA e Cina “si sono impegnati a cooperare reciprocamente e con altri Paesi per affrontare la crisi del clima”.

Occorre concentrarsi sul potenziamento delle rispettive azioni e sulla cooperazione nei processi multilaterali (si veda l’accordo di Parigi, o la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), al fine di affrontare la crisi climatica con la dovuta urgenza.

Si pensi che, da soli, USA e Cina rappresentano poco meno della metà delle emissioni di gas serra su scala mondiale!

Proprio per questo, si sono poste sul tavolo delle trattative i progetti delle rispettive azioni, anche in via coordinata, da porre in essere nel breve termine, nello specifico, per citarne alcuni: massimizzare gli investimenti in energia verde e a basso impatto ambientale; ridurre gradualmente il consumo e la produzione di idrocarburi; maggiore diffusione delle energie rinnovabili; edifici ad alta efficienza energetica; agricoltura verde e di resilienza; politiche, misure e/o tecnologie per decarbonizzare le industrie.

Ecco che dunque gli interventi sul clima vengono avvertiti non solo come un mero programma in agenza ma come un situazione non più sostenibile per come è ad oggi, in cui l’opera dell’uomo si rivela, ancora una volta, la carta decisiva per determinare le sorti di un pianeta che sempre più ne subisce l’impatto negativo.


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Dott.ssa Anna Bellegante

Nel 2018 ho conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Verona con una tesi in fondamenti e modelli del diritto della vendita dal titolo: "La donazione di cosa altrui: criticità nell'ordinamento vigente e retrospettive nel diritto romano classico". Ho svolto la pratica forense e collaborato con studi legali specializzati in diritto civile, in particolare In materia di compravendita, locazioni, codice dei consumatori, diritto fallimentare. Successivamente, ho intrapreso la carriera di consulente legale aziendale, in materia di contratti d'impresa.

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