Lo stalking femminile

Lo stalking femminile

La fattispecie ex articolo 612 bis c.p. vede, solitamente, il soggetto attivo del reato di sesso maschile e la persona offesa di sesso femminile. Nell’ultimo decennio, tuttavia, è stata la donna a ricoprire frequentemente il ruolo di seccatrice dell’uomo che è, quindi, diventato il soggetto passivo del reato di stalking.

Gli atti persecutori, pertanto, non hanno genere, e quelli femminili risultano, a volte, più violenti di quelli maschili.

L’uomo non è, quindi, necessariamente il tormentatore e la donna non è inevitabilmente la perseguitata. Nel 2018, secondo l’Istat, erano 3.505 le vittime maschili di stalking [1]. Numeri che raccontano solo una parte della realtà, perché, come spiegano gli psicologi, anche gli uomini faticano a denunciare.

Analisi del reato. Si tratta di un reato abituale, per la cui configurazione è necessaria una reiterazione delle condotte di minaccia o violenza per almeno una volta, purché gli episodi siano legati da un contesto unitario.

Le condotte suindicate devono necessariamente causare almeno uno dei seguenti eventi alternativi: 1) il perdurante e grave stato di ansia o paure della vittima; 2) il fondato timore per la propria incolumità o per quella di una persona legata affettivamente; 3) la costrizione ad alterare le proprie abitudini di vita.

Per rispettare il principio di necessaria offensività del fatto concreto, è stato chiarito che è indispensabile la ripetizione di minacce e molestie, in modo da causare un disagio, senza che sia però necessario l’instaurarsi di un processo patologico [2].

Trattasi di un reato di danno e di evento, essendo richiesto l’insorgere di un’alterazione nell’equilibrio mentale della vittima.

Le caratteristiche della vittima e della stalker. Gli atti persecutori rimandano generalmente a un uomo, il soggetto attivo del reato, il quale attua comportamenti aggressivi nei confronti della donna, il soggetto passivo dello stesso. La donna, invece, non è sempre la persona offesa. O la vittima.

Analizzando alcuni studi effettuati in merito [3] emerge che le persecutori sono generalmente donne eterosessuali di un’età compresa tra i 30/35 anni, single e con una compromissione psichiatrica nella maggior parte dei casi, con meno probabilità di perseguitare un’ex partner sessuale e più tendenti a comunicazioni benevole mediante mezzi che non implicano necessariamente la vicinanza fisica con l’oggetto d’attenzione rispetto ai persecutori uomini.

Nonostante le ricerche non abbiano individuato un profilo univoco del molestatore assillante, tra lo stalker uomo e la stalker donna esistono molte analogie in merito al profilo psicologico: molti presenterebbero i criteri per la diagnosi di BDP (Disturbo Borderline di Personalità) [4]. La donna persecutrice mette in atto strategie più sottili e indirette per colpire la sua vittima, e non necessariamente la violenza fisica: colpisce l’altro in quello che ha di più caro, diffamandola, infangandone la reputazione, minando il suo rapporto di coppia e/o la sua carriera professionale.

Lo stalking femminile varia a seconda del tipo di rapporto instaurato con la vittima e in base al genere di quest’ultima: le donne sono propense a molestare tanto uomini quanto donne.

Nel caso delle molestie dirette ad una donna, le motivazioni più frequenti sono la vendetta per la fine di una storia sentimentale (la vittima è l’attuale compagna dell’ex partner della stalker), la vendetta per un torto subito (che ha provocato nella stalker una profonda ferita narcisistica), la rottura di un’amicizia e il mobbing.

Nel caso in cui invece la vittima sia un uomo, le motivazioni sono, invece, la vendetta emotiva, la vendetta per abbandono o rifiuto, la vendetta per gelosia, quella per motivi economici e quella per violenza subita.

Non sempre la persona offesa dalle molestie è un ex partner. Può trattarsi, a volte, di qualcuno con il quale la stalker ha un rapporto di amicizia o professionale.

A prescindere dal genere del bersaglio designato, la relazione tra questa e la persecutrice nasce per caso e diventa in poco tempo molto stretta, fortemente idealizzata, tanto che la persona offesa tende ad essere considerata come più importante e significativa di quanto in realtà sia.

 

 

 

 

 


Note bibliografiche
[1] Stando ai dati dell’Istat relativi al 2018, gli uomini oggetto di stalking rappresentano il 24% del totale delle vittime di questo tipo di violenza.
[2] Articolo 612 bis c.p., https://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-xii/capo-iii/sezione-iii/art612bis.html.
[3] Purcell, Pathè, Mullen 1993/2000; Meloy e Boyd 2003; Meloy, Mohandie e Green 2011.
[4] Per un approfondimento sul tema si veda, tra i tanti, G. Salvia, Quando lo stalker è donna, Crimini Seriali, 2015 disponibile all’indirizzo http://www.criminiseriali.it/stalkerdonna.html.

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