L’Unione europea post Covid-19: Mes, Recovery Fund e Recovery Plan

L’Unione europea post Covid-19: Mes, Recovery Fund e Recovery Plan

Il Mes, acronimo di “Meccanismo europeo di stabilità”, è un organismo internazionale con sede in Lussemburgo; è stato istituito nel 2012 mediante un trattato intergovernativo ratificato dai diciannove Paesi dell’ Eurozona.

La sua funzione è contrastare eventuali crisi del debito riguardanti, appunto, uno o più di questi Paesi; non a caso, è altresì definito Fondo Salva-Stati.

Il Mes vanta un capitale autorizzato pari a 700 miliardi di euro di cui:
a. 80 miliardi sono stati versati, pro quota, da ciascun Paese firmatario (l’ Italia ha versato circa 14 miliardi);
b. 620 miliardi possono essere raccolti, in caso di necessità, sui mercati finanziari attraverso l’ emissione di bond.

Il sistema di governance del Mes è così articolato:
a. Consiglio dei governatori (composto dai ministri finanziari dell’ area euro);
b. Consiglio di amministrazione (nominato dal Consiglio dei governatori);
c. Direttore generale (in persona del tedesco Klaus Regling).

Il Mes ha a disposizione molteplici strumenti di intervento; senza scendere nel merito, basti sapere che il medesimo può concedere prestiti, su richiesta dei Paesi in difficoltà, a fronte di una rigida condizionalità.

In altre parole, al fine di ricevere il prestito, lo Stato beneficiario è tenuto a siglare un memorandum d’ intesa che definisce, con precisione e rigore, le riforme strutturali necessarie a ridurre il deficit pubblico e, conseguentemente, l’ indebitamento.

È proprio questa la pietra dello scandalo: in molti sostengono che, accettando tale aiuto, si corre il pericolo di diventare “schiavi” del Mes e, quindi, della Germania, quale suo azionista di maggioranza.

Il Next Generation EU, meglio noto come Recovery Fund, è lo strumento individuato dal Consiglio europeo per rilanciare l’ economia degli Stati membri a seguito della pandemia di Covid-19.

Le risorse del Recovery Fund ammontano a 750 miliardi di euro:
a. 390 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto;
b. 360 miliardi di prestiti a lunga durata.

All’ Italia, in particolare, sono stati assegnati 209 miliardi di euro:
a. 81 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto;
b. 128 miliardi di prestiti a lunga durata.

Il Recovery Fund è finanziato, in buona sostanza, attraverso l’ emissione di Recovery Bond e cioè obbligazioni garantite direttamente dal bilancio dell’ Unione europea.

Il Recovery Fund è gestito dalla Commissione europea, la quale ha indicato agli Stati membri gli ambiti di intervento prioritari: dalla salute all’ istruzione, dalla digitalizzazione alla transizione ecologica.

Entro il 30 aprile 2021, ciascuno Stato membro deve trasmettere alla Commissione europea il proprio Piano nazionale di ripresa e resilienza detto anche Recovery Plan; il PNRR elaborato dal Governo Draghi si organizza lungo sei missioni.

Missione 1 (40,7 mld): Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
Sostiene la transizione digitale del Paese, nella modernizzazione della pubblica amministrazione, nelle infrastrutture di comunicazione e nel sistema produttivo. Ha l’ obiettivo di garantire la copertura di tutto il territorio con reti a banda ultra-larga, migliorare la competitività delle filiere industriali, agevolare l’ internazionalizzazione delle imprese. Investe inoltre sul rilancio di due settori che caratterizzano l’ Italia: il turismo e la cultura.

Missione 2 (59,33 mld): Rivoluzione verde e transizione ecologica
È volta a realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’ economia per rendere il sistema sostenibile e garantire la sua competitività. Comprende interventi per l’ agricoltura sostenibile e per migliorare la capacità di gestione dei rifiuti; programmi di investimento e ricerca per le fonti di energia rinnovabili; investimenti per lo sviluppo delle principali filiere industriali della transizione ecologica e la mobilità sostenibile. Prevede inoltre azioni per l’ efficientamento del patrimonio immobiliare pubblico e privato; e iniziative per il contrasto al dissesto idrogeologico, per salvaguardare e promuovere la biodiversità del territorio, e per garantire la sicurezza dell’ approvvigionamento e la gestione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche.

Missione 3 (25,13 mld): Infrastrutture per una mobilità sostenibile
Si pone l’ obiettivo di rafforzare ed estendere l’ alta velocità ferroviaria nazionale e potenziare la rete ferroviaria regionale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno. Potenzia i servizi di trasporto merci secondo una logica intermodale in relazione al sistema degli aeroporti. Promuove l’ ottimizzazione e la digitalizzazione del traffico aereo. Punta a garantire l’ interoperabilità della piattaforma logistica nazionale (PNL) per la rete dei porti.

Missione 4 (30,88 mld): Istruzione e ricerca
Punta a colmare le carenze strutturali, quantitative e qualitative, dell’ offerta di servizi di istruzione nel nostro Paese, in tutto in ciclo formativo. Prevede l’ aumento dell’ offerta di posti negli asili nido, favorisce l’ accesso all’ università, rafforza gli strumenti di orientamento e riforma il reclutamento e la formazione degli insegnanti. Include anche un significativo rafforzamento dei sistemi di ricerca di base e applicata e nuovi strumenti per il trasferimento tecnologico, per innalzare il potenziale di crescita.

Missione 5 (19,81 mld): Coesione e inclusione
Investe nelle infrastrutture sociali, rafforza le politiche attive del lavoro e sostiene il sistema duale e l’ imprenditoria femminile. Migliora il sistema di protezione per le situazioni di fragilità sociale ed economica, per le famiglie, per la genitorialità. Promuove inoltre il ruolo dello sport come fattore di inclusione. Un’ attenzione specifica è riservata alla coesione territoriale, col rafforzamento delle Zone Economiche Speciali e la Strategia nazionale delle aree interne. Potenzia il Servizio Civile Universale e promuove il ruolo del terzo settore nelle politiche pubbliche.

Missione 6 (15,63 mld): Salute
È focalizzata su due obiettivi: il rafforzamento della prevenzione e dell’ assistenza sul territorio, con l’ integrazione tra servizi sanitari e sociali, e l’ ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Potenzia il Fascicolo Sanitario Elettronico e lo sviluppo della telemedicina. Sostiene le competenze tecniche, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario, oltre a promuovere la ricerca scientifica in ambito biomedico e sanitario.

Il Covid-19, in pochi mesi, ha messo a nudo decenni di inefficienze ed errori governativi.

In questo momento storico, chi sta al potere è gravato da una responsabilità enorme: risollevare le sorti di un Paese, l’Italia, che è sull’ orlo del baratro.

Forse l’ Unione europea, ancorché bistrattata e criticata, può fornirci gli strumenti per rinnovarci, per toglierci di dosso la polvere dell’ immobilismo.

Certo è che dobbiamo cambiare marcia, citando il grande Al Pacino “Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’ altro, fino alla disfatta. Siamo all’ inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce”.  


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Dott. Simone Sorgon

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