Pandemia e sociologia, due rette che s’incontrano in un punto: il disagio

Pandemia e sociologia, due rette che s’incontrano in un punto: il disagio

Sommario: 1. Premessa – 2. Sociologia e pandemia – 3. Il disagio dovuto all’incertezza dei dati – 4. Il disagio della distanza sociale – 5. Il disagio della mascherina – 6. Il disagio delle disuguaglianze – 7. Disagio giovanile – 8. Riflessioni conclusive: quale futuro?

 

1. Premessa

Il presente contributo ha lo scopo di affrontare alcune questioni che a causa della pandemia vengono in rilievo perché indici di cambiamento, spesso in pejus, delle nostre abitudini.

Ci ritroviamo ormai da più di un anno, nelle famiglie, negli ospedali, nelle chiese, nei supermercati, con le abitudini stravolte, con le nostre stesse vite stravolte, con il mondo del lavoro stravolto e bloccato. Provando a guardare il futuro, tentando di scommettere una programmazione, una stima, una ripartenza, non si intravede che incertezza. Ciò crea il disagio e porta al disagio.

Infatti, “il disagio identifica una difficoltà in bilico tra il personale (psichico) e il sociale, lo stress da vita moderna è solo un banale esempio”.[1]

In un contesto ormai segnato dalla globalizzazione, “corrisponde all’immagine di una condizione sociale, politica, economica, istituzionale, personale, fortemente frammentata che il sapere e la scienza non sono più in grado di “comprendere”.[2]

2. Sociologia e pandemia

I decisori pubblici non si trovano davvero di fronte alla scelta fra salvare l’economia oppure le vite umane, potendosi appellare a un rassicurante “la vita umana non ha prezzo”, ma al dilemma su quante vite difendere dal contagio “a qualunque costo”, oppure quante preservarne da povertà, malattia e morte prevedibilmente causate dalle diverse alternative politiche di contrasto all’epidemia”.[3]

La letteratura sociologica ha evidenziato oltremodo che “è bene valutare se le politiche di gestione dell’epidemia stiano davvero conseguendo il risultato di salvare vite in modo proporzionato alle conseguenze sugli individui e sul paese.”[4]

3. Il disagio dovuto all’incertezza dei dati

In tutta onestà, il primo disagio è dovuto all’incertezza dei dati che vengono comunicati giornalmente, relativamente alle infezioni: si infettano più facilmente gli anziani e i soggetti deboli, questo emergeva dai durante la fase iniziale del Covid, tra cui i “deceduti, tutti concentrati intorno alla età media di 79 anni[5], nella prima fase.

4. Il disagio della distanza sociale

In sociologia è stato evidenziato che il dato di fatto del distanziamento sociale imposto, va letto nell’ottica di quello, che a lungo andare, costituisce un disagio. Ciò comporta negli esseri umani la convinzione secondo la quale “stando appunto a debita distanza gli uni dagli altri ci poniamo al riparo da eventuali contaminazioni da virus”.[6]

Un concetto quello del distanziamento sociale, che ha, secondo la sociologia, carattere affettivo, normativo, interattivo e culturale.

5. Il disagio della mascherina

L’altro elemento che caratterizza questa pandemia e che è causa certamente di disagio è la mascherina, “diventato l’oggetto indispensabile per ritornare furi dalle nostre abitazioni dopo il lungo periodo di lockdown, anche se spesso è risultata introvabile. Ha scatenato decine di esperti nelle spiegazioni fra i differenti tipi possibili da indossare; è insomma entrata a far parte prepotentemente del nostro vocabolario quotidiano[7].

La mascherina è anche il simbolo del distanziamento sociale, dall’altro, purtroppo.

6. Il disagio delle disuguaglianze

È necessario prendere atto, consapevolmente, che a seguito di questa pandemia, molte sono le disuguaglianze che emergono, purtroppo anche queste, sintomo di forti disagi. Prendendo in prestito le parole di Papa Francesco, possiamo senz’altro riflettere su un dato di fatto: “la pandemia ha fatto emergere una duplice consapevolezza: da una parte l’interdipendenza tra tutti e dall’altra la presenza di forti disuguaglianze. Siamo tutti in balìa della stessa tempesta, ma in un certo senso, si può anche dire che stiamo remando su barche diverse”.[8]

7. Disagio giovanile

I dati parlano anche di un grave disagio giovanile.

Proprio i giovani, sono “oggi maggiormente in una condizione di solitudine”.

Infatti, “le ultime restrizioni hanno peggiorato ancor di più la loro percezione. Dalla nostra ricerca emerge, infatti, che proprio nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni si riscontra la quota più alta – il 32% – di chi dichiara di «soffrire spesso» di solitudine”.[9]

Il disagio giovanile, nel contesto della pandemia è più accentuato e tutto ciò, relativamente ad ogni forma di disagio, “richiede ora approfondimenti importanti e investimenti strutturali”.[10]

8. Riflessioni conclusive: quale futuro?

Non possiamo né dare né avere riposte certe purtroppo vista la diffusione rapida del virus e le varianti. Non vi è certezza tanto meno per ciò che attiene l’ambito della salute mentale.

Sono tuttavia innegabili alcune urgenze: “l’urgenza di riflettere su come affrontare le sfide che la pandemia ha messo in campo e quali modelli organizzativi adottare e sperimentare nel campo della salute mentale di comunità”, nonché, l’urgenza nel tentare “di realizzare, secondo una prospettiva di salute pubblica, un approccio critico e attento alla costruzione e al finanziamento del servizio pubblico di salute mentale del futuro”.[11]


[1] https://ilsocialepensa.altervista.org/osservare-il-disagio/
[2]https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwiU_qja94DwAhVSi6QKHfofAvY4ChAWMAZ6BAgJEAM&url=http%3A%2F%2Famsdottorato.unibo.it%2F5438%2F1%2Fmarrone_vincenzo_tesi.pdf&usg=AOvVaw3K7EqgRHmlmTjSMghJqryC
[3] Bianco M.L., “COVID-19. Perché la sociologia può essere utile anche di fronte a un’epidemia: storia di una scoperta, in Cambio. Rivista sulle trasformazioni sociali, 29 aprile 2020.
[4] Bianco M.L., “Covid-19. La gestione dell’epidemia: un’analisi controcorrente” in https://volerelaluna.it, 21 aprile 2020.
[5] Bianco M.L., “Il punto sul Covid-19, per progettare bene il domani”, in https://sbilanciamoci.info, 19 aprile 2020.
[6] Corposanto C., Fotino M., “Covid – 19 le parole diagonali della sociologia”, in The diagonales, Catanzaro, 2020.
[7] Corposanto C., Fotino M., op. cit.
[8] Documento della Pontificia Accademia per la Vita: “La vecchiaia: il nostro futuro. La condizione degli anziani dopo la pandemia”, 09.02.2021.
[9] Noto A., “Pandemia: il 55%soffre di solitudine, disagio sempre più forte tra i giovani”, in Ilsole24ore, 03 novembre 2020.
[10] Noto A., op.cit.
[11] Iozzelli D., Facchi E., Cardamone G., “Covid- 19, salute mentale e ruolo dei Servizi: una review sull’impatto della pandemia”, in Nuova Rassegna di Studi Pschiatrici, Volume 20, 03 giugno 2020.

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Avv. Emanuele Mascolo

Dal 17 gennaio 2022 Avvocato iscritto presso il COA Trani. Dall'11 dicembre 2020 Mediatore Civile e Commerciale. Nell'A.A. 2018/2019 ho frequentato il master di II Livello in Criminologia Clinica presso Unicusano - Roma. Nell'A.A. 2017/2018 ho frequentato il master di I Livello in Criminologia e sicurezza nel mondo contemporaneo presso Unicusano - Roma. il 19.04.2012 ho conseguito la Laurea in Giurisprudenza presso l'Università degli studi di Foggia. Autore di numerose pubblicazioni giuridiche nonchè relatore ad eventi e convegni giuridici.

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