Profili antropologici, biologici e psichiatrici delle gender theories

Profili antropologici, biologici e psichiatrici delle gender theories

Sommario: 1. Premessa – 2. Le Genders Theories3. Profili antropologici4. Profili biologici – 5. Profili psichiatrici6. Le voci autorevoli – 7. Considerazioni conclusive

1. Premessa.

Ciascuna epoca – secondo Heidegger – ha una cosa a cui pensare. Una sola. La differenza sessuale è quella del nostro tempo1.

Le Gender Theories rappresentano un fenomeno sociale che attraversa, ormai da decenni, l’intero Occidente e a queste dobbiamo una legislazione che cerca di applicarne i principi in esse contenuti cambiando, nella realtà, molte delle posizioni tradizionalmente conosciute; siamo spettatori passivi o attori attivi di battaglie che cercano di imporre l’accettazione sociale della esistenza di un terzo genere2 tramite la decostruzione della dicotomia uomo – donna.

Il fatto che le conseguenze di queste teorie siano, oltre che sociologiche, essenzialmente legislative impone una ricerca seria ed una riflessione profonda sulla valenza scientifica delle stesse; una ricerca in tal senso oggi è, certamente, unpolitically correct ma rimane doverosa per eliminare dalla dialettica ogni traccia di fraintendimento confessionale o pregiudizio verso ciò che appare nuovo.

È innegabile che si stia profilando, in un orizzonte nemmeno tanto lontano, una rivoluzione antropologica poiché la società si avvia alla negazione della differenza sessuale, ma siamo proprio sicuri che tale rivoluzione scientificamente abbia un senso? Possiamo essere sereni nell’accettare forme diverse di relazionarsi o di manifestarsi solamente perché ciò interessa a delle minoranze vistose ed organizzate? Possiamo essere certi che l’uomo occidentale non stia cadendo in un inganno conoscitivo che tende a ridurre la Verità ad una verità meramente soggettiva? “Scomparendo la verità oggettiva potranno i relativismi o i soggettivismi diventare misura comune, comprensibile da tutti? Non esiste il rischio invece che diventino sistemi chiusi, dittature o totalitarismi?3.

2. Le Gender Theories.

I sostenitori delle Gender Theories, come è ormai noto, distinguono tra sesso e genere affermando che il primo è il sesso con il quale nasciamo mentre il secondo è quello che diventiamo o che scegliamo di essere nel corso della vita.

Secondo questa visione la differenza tra uomini e donne, l’essere ovvero maschio e femmina, non è un dato oggettivo e reale ma è un prodotto della cultura e della costruzione sociale dei ruoli. L’identità sessuale di un individuo non verrà, quindi, stabilita dalla natura e dall’incontrovertibile dato biologico ma unicamente dalla soggettiva percezione di ciascuno che dovrà essere libero di assegnarsi il genere percepito orientando la propria sessualità, secondo i propri istinti, le proprie mutevoli pulsioni, in maniera definitiva o alternando vari generi nel corso degli anni. L’identità sessuale sarà decisa dal genere e non saremo più uomini o donne perché dotati di identità fisiche certe ma solamente se vorremo riconoscerci come tali. Non debbono perciò esistere maschi o femmine ma solamente individui liberi di assegnarsi il genere nel quale più si riconoscono od anche non voler avere una specificità e quindi inserirsi nel genere neutro o terzo.

Tali teorie sostengono che le naturali categorie, maschio – femmina, sarebbero da superare perché sostanzialmente inadatte a rappresentare la complessità sociale moderna; sarà necessario, quindi, decostruire la natura nel tentativo di superare un sistema di pensiero considerato obsoleto e fuori dal tempo4.

Le scuole filosofiche che sorreggono le gender theories sono essenzialmente tre: il nichilismo, l’esistenzialismo di J.P. Sartre e il costruzionismo di J. Derrida. Il pensiero nichilista di Sartre5 consiste nel rifiuto di ogni fondamento ontologico, di ogni verità oggettiva e quando tale concezione viene applicata all’antropologia “nega all’uomo qualsiasi identità e significato al punto da ridurlo a un tutto fluente e vaneggiante6 . L’esistenzialismo considera, invece, l’uomo come un essere indeterminato e come libertà assoluta e non muta il suo pensiero neanche quando questa libertà, sfociando nella anarchia, non aiuta a redimere l’uomo ma lo condanna al fallimento e ad una esistenza senza senso. Il costruzionismo di Jacques Derrida7,, infine, pone le sue fondamenta sulla logica e la filosofia del linguaggio mettendo in discussione tutte le opposizioni binarie del modo di pensare quali male/bene, corpo/anima, maschile/femminile, uomo/donna, bambino/adulto; egli considera che i sistemi binari concretizzino una discriminazione e una ingiustizia tra i due generi e per questo vanno eliminati.

Esiste, al fine di imporre un allineamento sulle posizioni suddette, il cosiddetto gender mainstreaming8; questo è un termine poco chiaro, di difficile traduzione sia in inglese che in tedesco; contiene in sé l’idea di condurre o ricondurre qualcuno o qualcosa nella corrente (stream) principale o maestra (main). In inglese la parola mainstream è usata spesso come aggettivo con il significato di importante, principale o tradizionale ma nell’ottica della rivoluzione sessuale si iniziò ad utilizzarlo come verbo volendo sostenere che l’entità da ricondurre nella corrente principale sarebbe il genere maschile e femminile. L’obiettivo finale sarà quello di mettere i due sessi in una condizione di perfetta uguaglianza9, dimenticando le differenze, per giungere ad una nuova sessualità indefinita che rappresenterebbe quella vera10 .

Lo scopo politico del gender è quello di riconoscere il diritto ad ogni individuo a scegliere il modo di combinare il proprio corpo con il genere desiderato. Quanto alle conseguenze culturali tale ideologia conduce ad un individualismo massimo e al sovvertimento dei significati simbolici e relazionali del corpo; la propria identità sessuata, le relazioni fra uomini e donne, il matrimonio, la famiglia, i legami sociali vengono così radicalmente trasformati11 .

3. Profili antropologici.

La scienza antropologica è concorde nel ritenere che la comparsa del genere homo si possa far risalire indietro nel tempo di circa 2 milioni di anni. Il processo che permise il formarsi delle prime cellule vitali a forme di vita più complesse, tra cui l’uomo, avvenne certamente nel corso di migliaia di anni e gli studiosi hanno potuto stabilire una evoluzione certa dell’essere umano che vide comparire per primi gli Ominidi12 poi l’Australopithecus13, in seguito l’Homo Habilis14, Ergaster15, Neanderthal16, Sapiens17 e Sapiens Sapiens18.

I primi esemplari del genere homo comparvero in Africa circa 2,3 milioni di anni fa e, dopo essersi riprodotti tra loro, uscirono dai confini della terra di origine e ebbero incontri con altre specie con gli uomini di Neanderthal e quelli di Desinova che popolavano l’Europa e Asia. Gli accoppiamenti hanno poi prodotto la possibilità che il genere homo avesse una discendenza e arrivasse fino a noi.

L’evoluzione non ha avuto un percorso lineare ma ciò che è vero e scientificamente fuori di ogni dubbio è che il genere homo, nella dualità di maschio e femmina19, si è formato fin dal principio e congiungendosi è stato capace di progredire fino ai nostri tempi moderni20. Gli studiosi di antropologia hanno potuto verificare, attraverso i loro studi, che le modalità, nel tempo e nei luoghi, di organizzare la famiglia e le posizioni degli individui ha visto molteplici e diverse fra loro tipologie ma ha sempre rivestito una notevole importanza la capacità di riproduzione e alla discendenza assicurata da quest’ultima, confermando sempre il fatto che “è attraverso essa che una società può durare nel tempo21 e puntualizzando la tesi secondo la quale la famiglia eterosessuale è un elemento costitutivo di ogni società, qualunque sia la sua organizzazione22.

4. Profili biologici.

La biologia non ha dubbi: esistono solamente due sessi determinati geneticamente23. Le cellule dell’organismo si distinguono in somatiche e sessuali: le prime (ovvero tutte le cellule del corpo tranne le sessuali) possiedono 23 coppie di cromosomi e di queste 22 contengono le informazioni genetiche per lo sviluppo del corpo con le sue caratteristiche e specificità mentre la 23^ coppia XX nella femmina e XY nel maschio contiene i geni per lo sviluppo degli organi sessuali interni ed esterni. I cromosomi X e Y quindi sono indispensabili per la determinazione del sesso.

Le cellule sessuali o gameti (ovulo nella femmina e spermatozoo nel maschio) presenti negli organi deputati alla riproduzione possiedono la metà del patrimonio cromosomico, cioè soltanto 23 cromosomi: 22 e X nella femmina (sempre), 22 e X e 22 e Y (casualmente) nel maschio, per un processo di divisione cellulare riduzionale (MEIOSI) delle stesse che si verifica con la maturazione sessuale.

Mediante la riproduzione l’ovulo e lo spermatozoo che possiedono grazie alla meiosi la metà del corredo cromosomico, si uniscono e formano una unica cellula detta zigote che conterrà 46 cromosomi, cioè 23 coppie24: 22 e XX per lo sviluppo di un soggetto femminile e 22 e Y per lo sviluppo di un soggetto di sesso maschile a seconda che il padre avrà casualmente donato alla madre, il cui ovulo ha sempre il cromosoma sessuale X, uno spermatozoo contenente il cromosoma sessuale X o Y25.

Ciò rende evidente, in modo inconfutabile, che sarà il padre che, donando il cromosoma X o Y26, deciderà il sesso del nascituro e che tutto ciò sarà geneticamente determinato.

Alla nascita saranno ben evidenti i differenti organi sessuali esterni che si sono sviluppati durante la vita intrauterina e le diversità tra bambini e bambine sono limitate quasi esclusivamente agli organi genitali fino alla pubertà, fase che segna il passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza. Con l’inizio variabile tra i 10 e 15 anni la pubertà27, fenomeno strettamente biologico, è contraddistinta dai cambiamenti fisici della maturazione sessuale attraverso i quali il corpo di un bambino/a diviene corpo di adulto capace di produrre in modo autonomo i propri ormoni e di riprodursi. Le modifiche corporee che si verificano ben differenziano i due sessi: si sviluppano i caratteri sessuali primari maschili e femminili (testicoli e ovaie) e i caratteri sessuali secondari (organi copulatori), lo sviluppo del seno e dei fianchi nella femmina, la barba nel maschio ecc…; tutte queste modifiche corporee tipiche della maturazione sessuale sono parimenti geneticamente determinate28.

Ad oggi alcuni studi psicologici possono confutare gli studi biologici ma finora nessuno ha provato, né potrebbe farlo, che la caratterizzazione sessuale dell’individuo non sia biologica e genetica29. L’essere dualmente sessuati è dunque per l’uomo e la donna un dato originario incontrovertibile e non potrà essere la cultura o i condizionamenti ambientali a mutare ciò.

Il Williams Institute, centro di ricerca socio – sessuale presso l’Università di Los Angeles (UCLA) ha evidenziato che se le teorie gender avessero una qualche base biologica la percentuale degli aspiranti transgender dovrebbe essere la stessa per ogni Stato ed invece, ad esempio, a Washington i trans sono il triplo di quelli degli Stati rurali perché “la accresciuta visibilità e accettazione sociale delle persone transgender possono accrescere il numero delle persone che vogliono identificarsi come trans30. Il filosofo Ian Hacking31 ha definito tale fenomeno come un “contagio semantico” ovvero l’attivismo dei militanti ideologici, l’insegnamento nelle scuole a non avere pregiudizi e a scoprire se stessi, gli studi accademici sul cambiamento di genere, la medicina di genere, la grande comprensione e accettazione sociale per il popolo LGBT, le terapie e gli interventi per il cambiamento di sesso spiegano il fenomeno e aiutano ad accettarlo. Gli slogan che tutti coloro, insoddisfatti della propria nascita, possono modificare il proprio aspetto senza problemi non rivelano i LGBT ma li creano.

Sul tema del contagio psichico, nel 2000, Carl Elliot pubblicò un interessantissimo volume32 in cui ripercorreva la storia dei disturbi mentali sostenendo che questi, essendo dipendenti dal contesto culturale o da un dato momento storico, fanno sì che si creino psicopatologie che esistono in dati momenti e poi vengono dimenticate (egli porta come esempi di ciò, l’Amok che risulta essere una follia omicida che colpisce le persone solamente in Indonesia e Nuova Guinea oppure quando, alla fine del 1800, i giovani francesi soffrivano di stato di fuga, dopo essere stati per molti mesi a Mosca od Algeri senza sapere come ci erano arrivati. Negli anni 70 poi migliaia di americani furono curati dagli psichiatri perché sostenevano essere abitati da due o più personalità e per loro venne coniata la sindrome da personalità multipla, affezione che oggi sembra scomparsa. Oggi siamo però travolti da un numero elevato di studenti minori travagliati dal deficit di attenzione e iperattività nonché da gender incerti e varie altre modulazioni della sfera psicosessuale che per di più negano che sia un disturbo e lo reclamano come un diritto); nel testo si legge della scoperta di un fenomeno che interessò molti soggetti che si facevano amputare una gamba o ambedue33 perché a loro dire non faceva parte del loro Io oppure perché non si sentivano veramente completi con le gambe e quindi Elliot si chiede, giustamente, quando affronteremo il diritto a farsi amputare gli arti visto che ormai abbiamo acquisito quello di modificare i propri organi genitali e di avere ogni genere che vogliamo: conclude il suo lavoro affermando che nell’uomo ogni aberrazione è possibile e che l’unica possibilità di arginare i fenomeni aberranti sia quella di dichiarare tutti come “Disturbi del sé”, di gente insoddisfatta dalla propria immagine corporale come non coincidente con il loro autentico io. Egli afferma che

non dobbiamo stupirci perché il linguaggio della identità e dell’essere se stesso ci circonda ovunque. Siamo invitati, fin da bambini, a esprimere noi stessi e ad essere liberi da condizionamenti e tabù al fine di far emergere il nostro io autentico e spontaneo. L’invito alla autenticità è iscritto nella letteratura, nella cultura popolare, nella pubblicità, nella nostra filosofia politica individualista, nella sensibilità terapeutica. È così che parliamo tutti oggi, così che pensiamo : essere noi stessi. È questo il modo con cui ci vendono i prodotti: noi parliamo continuamente di scoperta di noi, di auto-realizzazione, di auto -espressione, di auto-conoscenza, di non tradire noi stessi, di essere egocentrici. Non è poi una grande scoperta apprendere che il vocabolario del sé sembra il modo più naturale con cui descriviamo i nostri desideri, le nostre ossessioni e le nostre psicopatologie34.

Come uscirne? Elliot suggerisce di riprendere le pedagogie di una volta che non esaltavano la ricerca di se stessi ma, al contrario, il dover dimenticarsi di se stessi in un compito, un lavoro, come padre e madre. Egli ricorda che Michelangelo o Leonardo non hanno espresso se stessi ma hanno dipinto e scolpito soggetti a loro commissionati eppure, nelle loro opere, rilucono le loro personalità, i loro Io inconfondibili. L’alternativa, forzando sempre di più il volersi auto realizzare, essendo l’Io un pozzo senza fondo, sarà quella di scoprire sempre nuove pazzie.

5. Profili psichiatrici.

Da oltre 60 anni la comunità scientifica internazionale, tra accesi dibattiti, aspre polemiche e teorie a volte discutibili, si interroga sul problema della identificazione di un soggetto di se stesso come maschio o femmina ovvero, se questa identificazione sia un fatto di natura o attiene al campo del volontario e/o del culturale.

Fino alla metà del secolo scorso, in campo scientifico, gli studiosi, prevalentemente, avevano un approccio di tipo biologico della sessualità umana ed infatti i termini sex e gender furono considerati equivalenti fino al 1955 quando il Dott. John Money35 introdusse, dopo aver effettuato esperimenti poi ritenuti falsi e scientificamente privi di valore, il concetto di gender come diverso dal sex; egli sosteneva sbagliando, infatti, che il sesso cromosomico di un neonato era irrilevante per la sua identità sessuale futura e che questa era alla nascita totalmente indifferenziata al punto che un essere umano potrebbe crescere come maschio o femmina a prescindere e non si avrebbero conseguenze di rilievo sulla sua psiche e personalità.

Sul piano dottrinale storicamente possiamo assistere ad un successivo depotenziamento della omosessualità come patologia: nel 1952 il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) della APA aveva incluso l’omosessualità nella lista dei disturbi della personalità caratterizzati da un comportamento asociale.

Nel DSM – II del 1968 l’omosessualità venne tolta dalla lista precedente e fu inclusa tra i disordini della personalità sotto la voce di Devianze sessuali. Nel 1973 il Manuale fu sottoposto a nuova revisione e l’omosessualità non comparve più tra le patologie; nella successiva edizione del 1980 fu introdotta la distinzione tra omosessualità ego – sintonica, non considerata come disturbo mentale e omosessualità ego – distonica, quando associata ad ansia, depressione o altri sintomi psichiatrici, e collocata quindi tra i disturbi mentali dell’orientamento sessuale.

L’omosessualità dal 1980 fu considerata un problema patologicamente rilevante solamente quando risultava incompatibile con l’identificazione del soggetto con il sesso dichiarato mentre tutte le volte che i soggetti erano sereni nella loro condizione l’omosessualità non era più una condizione da considerarsi patologica.

Nel 1987 il DSM cancellò anche questa distinzione e da allora la sofferenza psichiatrica caratterizzante l’omosessualità viene interpretata come un disturbo dell’adattamento causato per lo più da fattori esterni del paziente.

L’organizzazione Mondiale della Sanità nel 1981, considerando degne di nota le conclusioni della APA, eliminò l’omosessualità dall’elenco delle patologie lasciando un riferimento indiretto alla omosessualità nelle successive versioni dello DSM ovvero quella del 1994 (DSM IV) e quella del 2000 (DSM IVTR) nella categoria “altri disordini sessuali non altrimenti specificati”.

La psichiatria ha mutato i suoi orientamenti molte volte nel corso degli anni non riuscendo mai però a trovare e provare che la dicotomia uomo – donna sia un concetto superato e superabile e soprattutto che possa rientrare nella normalità una sessualità indefinita, fluida o mutevole nel corso della vita di un essere umano. La scienza psichiatrica ad oggi non è riuscita a dichiarare in maniera sufficientemente probata che non sussista un disquilibrio nelle persone che, ripudiando i generi tradizionali, vogliono posizionarsi nel terzo genere o in nessuno di essi o alternarsi nel corso degli anni.

Nel 2004 il Dott. R. Perloff36 nel corso dei lavori congressuali del NARTH37 dichiarò che

l’individuo ha il diritto di scegliere se accettare o no una identità gay. La scelta spetta a lui o a lei e non ad un gruppo di pressione guidato dalla ideologia. Scoraggiare gli psicoterapeuti dal prendere in cura quanti vogliono cambiare è contro la ricerca, contro lo studio e contro l’etica della ricerca della verità38.

Nel 2007 la American College of Pedriatricians39 (ACPEDS) dichiarò, in un documento chiaro e scientificamente inappuntabile, senza mezzi termini, che il tentativo di voler far cambiare sesso ai bambini concretizza il reato di abuso sui minori.

L’ACPEDS sostiene che:

1. Human sexuality is an objective binary trait:xy and xx are genetic markers of male and female, respectively -not genetic markers of a disorder. 2. No one is born with a gender. Everyone is born with a biological sex. Gender (an awareness and sense of oneself as male or female) is a sociological and psychological concept; not an objective biolocical one. 3. A person’s belief that he or she is something they are not is, at best, a sign of confused thinking. 4. Puberty is not a disease and puberti-blocking hormones can be dangerous. 5. According to the DSM-5, as many as 98% of gender confused boys and 88% of gender confused girls eventually accept their biological sex after naturally passing through puberty. 6. Pre-pubertal children diagnosed with gender dysphoria may be given puberty blockers as young as eleven, and will require cross-sex hormones in later adolescence to continue impersonating the opposite sex. These children will never be able to conceive any genetically related children even via artificial reproductive technology. In addition, cross-sex hormones (testosterone and estrogen) are associated with dangerous health risks including but not limited to cardiac disease, high blood pressure, blood clots, diabetes, and cancer. 7. Rates of suicide are nearly twenty times greater among adults who use cross-sex hormones and undergo sex reassignment surgery, even in Sweden which is among the most LGBTQ – affirming countries. 8. Conditioning children into believing a lifetime of chemical and surgical impersonation of the opposite sex is normal and healthful is child abuse”40

Loren Marks, autore del primo studio che prende in esame la posizione espressa dall’ American Psychological Association (APA), portò a termine una dettagliata ricerca dove aveva cura di sottolineare che l’ APA nel momento in cui poneva sullo stesso piano le relazioni omosessuali con quelle etero avesse solamente contribuito al distorto pensiero in materia. Egli scoprì infatti che tutte le ricerche che tendevano a normalizzare le famiglie omo erano basati su di un pubblico ristretto e di parte. Campioni statistici irrilevanti ai fini scientifici, assolutamente non rappresentativi della realtà vera.

Il sociologo Regnerus Mark, aggiunse, facendo eco all’illustre collega, uno studio dal titolo “How different are the adult children of parents who have same – sex relationship? Findings from the new family structure”. Lo studio, che si basa sullo “New family structures study” condotto da Regnerus nel 2011, coinvolse 2988 adulti rappresentativi, a livello nazionale, di diverse tipologie di strutture familiari: biologiche, divorziate, single, adottive, famiglie con un genitore omo, con un genitore decaduto; egli concluse i suoi studi affermando che il campione rappresentativo preso in esame dagli altri studi non era scientificamente rilevante; è necessario valutare gli adulti gay cresciuti nelle famiglie same-sex e non solamente quelli in famiglie omo ed è importante sentire l’opinione dei minori; quando ciò non avviene la ricerca non è apprezzabile; bisogna condurre gli studi su campioni non solamente gay e lesbo o trans altrimenti la ricerca sarà antiscientifica.

Nel 2016 è uscito un corposo studio della rivista americana The New Atlantis41 dal titolo Sexuality and gender, findings from the biological, psichological and social sciences a firma dei Dott. L. S. Meyer 42 e P. R. Mchugh43 che è consistito nella analisi comparata di 500 indagini scientifiche recenti sulla tematica gender e le conclusioni dello studio volgono alla demolizione della ideologia gender perché priva di un fondamento scientificamente idoneo44.

Le conclusioni constano di tre grandi categorie.

La prima, denominata “Sexual orientation” riporta che:

The understanding of sexual orientation as an innate, biologically fixed property of human beings – the idea that people are born that way – is not supported by scientific evidence. While there is evidence that biological factors such as genes and hormones are associated with sexual behaviors and attractions, there are no compelling casual biological explanations for human sexual orientation. While minor differences in the brain structures and brain activity between homosexual and heterosexual individuals have been identified by researchers, such neurobiological findings do not demonstrate whether these differences are innate or are the result of environmental and psychological factors. Longitudinal studies of adoloscents suggest that sexual orientation may be quite fluid over the life course for some people, with one study estimating that as many as 80 %of male adolescents who report same -sex attractions no longer do so as adults. Compared to heterosexuals, non – heterosexuals are about two to three times as likely to have experienced childhood sexual abuse”45

La seconda intitolata “Sexuality, mental health outcomes, and social stress” conclude affermando che:

Compared to the general population, non -heterosexual sub-popolations are at an elevated risk for a variety of adverse health and mental haelth outcomes. Members of the non-heterosexual population are estimated to have about 1,5 times higher risk of experiencing anxietydisorders than members of the heterosexual population, as well as roughly double the risk of depression, 1,5 times the risk of substance abuse, and nearly 2,5 times the risk of suicide. There is evidence, albeit limited, that social stressors such as discrimination and stigma contribute to the elevated risk of poor mental health outcomes for non-heterosexual and transgender populations. More high-quality longitudinal studies are necessary for the social stress model to be a useful tool for understandig public health concerns46

La terza parte recante il titolo “Gender identity” rimarca che :

The ipothesis that gender identity is an innate, fixed property of human beings that is independent of biological sex -that a person might be a man trapped in a woman’s body or a woman trapped in a man’s body is not supperted by scientific evidence. According to a recent estimate, about 0,6% of U.S. Adults identify as a gender that does not correspond to their biological sex. Studies comparing the brain structures of transgender and non-transgender individuals have demonstratede weak correlations between brain structure and cross -gender identification. These correlations do not provide any evidence for a neurobiological basis for cross-gender identification47

Appare chiaro che gli studi che avvalorano le teorie gender non sono apprezzabili scientificamente e E. Roze spiega con chiarezza che non si può dare credito a chi, indottrinato e ideologizzato, afferma verità non giustificabili. La Roze afferma infatti che

la psicoanalisi sta vivendo una frattura metodologica, una schiera di psicologi, seguendo la strada facile delle interpretazioni ideologiche, vuole azzerare una lunga e consolidata esperienza scientifica e tenta di rielaborare nuove ed affrettate teorie psicologiche per giustificare le scelte della omogeneizzazione. La scienza psicoanalitica soggiace al peso del pensiero unico. Questi nuovi approcci della psicanalisi e della psicologia, sulla scia della gender theory, hanno estromesso il corpo e con esso il sesso: facendo a meno del dato originario della natura e del corpo tutto è fattibile e tutto è costruibile a piacimento. Si potrà affermare che madre e padre sono importanti per i bambini in quanto genitori ma non in quanto uomo – maschio e donna – femmina: le conseguenze di queste interpretazioni saranno pesanti e dolorose quando a nome di una certa soddisfazione scientifica si mette a rischio l’identità di bambini e adolescenti o quando si ritiene che l’omosessualità sia una possibile identità tra le tante altre possibilità identitarie48.

6. Le voci Autorevoli.

Sembra utile, dopo aver illustrato la posizione recente della psichiatria mondiale, dare voce ai tanti professionisti, credenti o non credenti, competenti nei loro rispettivi settori (psicologi, magistrati, filosofi, esperti della famiglia, sociologi, pedagogisti) che ritengono che non abbia fondamento scientifico la teoria gender. Ciò sembra essere utile al fine di controbilanciare il pensiero unico che lascia uno spazio maggiore ed una visibilità crescente a coloro che invece sostengono il contrario.

Il Dott. Claude Halmos49, nell’ambito di un parere sulla legittimità della adozione da parte delle coppie omo, ha puntualizzato che:

ignorando un secolo di ricerche i sostenitori della adozione si basano su di un discorso basato sull’amore, concepito come l’alfa e l’omega di ciò che un bambino avrebbe bisogno, non importando se esso arrivi da un uomo o una donna o da coppie omo. Queste affermazioni colpiscono per la loro mancanza di rigore perché la differenza tra i sessi è essenziale per la crescita equilibrata di un bambino. I sostenitori della adozione dimenticano sempre che siamo fatti di soma e psiche ed il mondo che descrivono è astratto e disincarnato; nella differenza sessuale tutti possono trovare il loro posto consentendo ai minori di trovare la loro identità sessuale50.

Giovanni Corsello51 , pediatra, mette in guardia del pericolo derivante dall’accetazione di determinati concetti considerati falsi e dannosi. A suo parere, non dovrebbe essre portato avanti il dibattito accademico e scientifico; egli infatti afferma che:

ciò che risulta inutile e rischioso è un dibattito teso a promuovere situazioni simili come assolutamente fisiologiche. Non si può infatti negare, sulla base di evidenze scientifiche e ragionamenti clinici, che una famiglia costituita da genitori LGBT può costituire un fattore di disagio durante l’infanzia e l’adolescenza.52

Alberto Villani53 conferma le parole del collega quando sostiene che

da anni grazie all’epigenetica si è ben compreso che un individuo è quello che è sua madre prima ancora di concepire l’individuo; è chiaro quindi che il ruolo maschile e femminile sono fondamentali, esiste una genetica diversa che ha indiscutibilmente un valore54 .

Giuseppe di Mauro55 ha sostenuto che le famiglie LGBT costituiscono un pericolo per l’intera società civile nel momento in cui afferma che i bambini sono portati ad emulare ciò che avviene in famiglia e se ciò che avviene è in una ottica LGBT loro saranno orientati a fare altrettanto; si corre il rischio di

creare un esercito di gay. Il nucleo uomo – donna – bambini non deve sfaldarsi poiché per i minori l’habitat migliore è quello di una famiglia composta da padre e madre uniti il più a lungo possibile. Nulla c’entra il diritto dei genitori non essendo in discussione quelli legali o civili degli omosessuali

ma dare per scontato che la sessualità è indifferente è alquanto pericoloso.

Carlo Nordio56 ha ribadito che

primo: per migliaia di anni, in tutte le latitudini e in tutte le civiltà, l’officio educativo è stato affidato, laddove possibile, ad un padre e una madre. Secondo: la nostra Costituzione all’art. 30 disciplina la paternità e la sua ricerca; credete veramente che Togliatti e Terracini, per non parlare di De Gasperi e Saragat potessero mai pensare lontanamente ad una ideologia gender? Terzo: nella tradizione culturale laico – illuministica ogni forma educativa diversa da quella impartita dalla famiglia tradizionale è stata sempre guardata con sospetto e sarcasmo anche quando proveniva da filosofi come Platone, Campanella e Rousseau”.

Guido Crocetti57 sostiene che

oggi viviamo in una cultura che tende ad azzerare sempre più le diversità, persino quelle biologiche, fisiche, incontestabili: l’essere maschio e femmina non è una invenzione ma parte da un dato biologico e come tale va anzi valorizzato. La nostra cultura da ambivalente basata sul binomio maschile – femminile sta diventando ambigua a tutti i livelli: nelle relazioni uomo – donna ma anche padre – madre e figli. Questa continua ambiguità confonde i ruoli, le funzioni, i codici comportamentali, gettando nel caos soprattutto i più fragili58 .

Italo Carta è convinto che

se si tolgono le evidenze che accomunano qualsiasi uomo a prescindere dal contesto e dalla tradizione da cui proviene si cade nella arbitrarietà cioè prevale il diritto del più forte, di chi urla di più. In questo caso quello dei promotori di questi diritti. Siamo in un momento storico in cui la volontà è così tracotante da voler prendere il sopravvento sulla conoscenza delle cose e così le violenta: io voglio fare una famiglia con una persona del mio stesso sesso non solo chiedo di non essere discriminato ma pretendo di generare….. pensare di introdurre l’uguaglianza dei sessi come normale significa attentare alla psiche di tutti. Penso ai più deboli ai bambini. Se gli si insegna fin da piccoli che quel che vedono non è come appare li si rovina …. non posso non dire che introdurre l’idea che la differenza sessuale non esiste e che quindi non ha rilevanza è da criminali59.

Marcello Tempesta60 ha così riflettuto:

l’identità – differenza sessuale è una realtà oggi terremotata, messa pesantemente in discussione da un mainstream sempre più diffuso, che sta facendo artatamente diventare sensibilità corrente e senso comune ufficiale la filosofia del gender secondo la quale l’identità sessuale non sarebbe una datità originaria ma una mera costruzione socio – culturale e soprattutto una scelta individuale. Ci permettiamo di dubitare che la strada che le classi politico – culturali oggi dominanti sembrano voler imboccare costituisca realmente un passo avanti in direzione dei diritti della persona e del rispetto della differenza. Ci sembra piuttosto emergere, soprattutto in Occidente, un inquietante cupio dissolvi: un nuovo dogmatismo avanza senza farsi sfiorare dal dubbio che rischiamo di toccare uno dei fondamentali dell’umano. La plurimillenaria esperienza della umanità ci consegna un ramo sul quale siamo stati finora seduti: rischiamo di tagliarlo come se si trattasse di una operazione indolore ed innocua”.

Pessina Adriano61 è convinto che

nel dibattito sulla omosessualità si tende a negare che esista una differenza fra maschile e femminile sostenendo che sia indifferente essere maschio o femmina … il maschile e il femminile sono necessari per la definizione stessa della condizione umana e non si può sostenere che la differenza tra uomo e donna sia una teoria cattolica: è invece fondamentale persino per l’evoluzionismo. La complementarietà tra i due sessi è decisiva per tutti: una società matura deve valorizzare la differenza e non mortificarla62.

Infine Simeone Domenico63 afferma che

la differenza di genere tra padre e madre e tra genitore e figlio costituisce l’elemento fondamentale per imparare ad amare costruendo relazioni e accettando il limite che è in esso inscritto… è la differenza che permette la triangolazione della relazione e il riconoscimento dell’alterità”.

Pierpaolo Donati64 ha a sua volta spiegato che

il genoma familiare fondato sulla relazione tra un uomo e una donna è un fatto sociale imprescindibile perché intorno a questa polarità tra maschile e femminile si fondano codici simbolici fondamentali per il pensiero umano. Annullare la differenza tra maschile e femminile comporta l’alterazione della capacità stessa delle persone di percepirsi come uomo o come donna e di avere relazioni sociali significative. Questa distorsione provoca anche una grave mutazione antropologica, contribuendo alla realizzazione di una società anonica cioè priva di norme”.

Ha poi ricordato che

la famiglia non esiste senza la differenza sessuale ed essere maschi o femmine non è una modalità superficiale e arbitraria di vivere delle scelte individuali a piacimento ma una modalità necessaria di esprimere se stessi come persone autentiche. La differenza tra uomo e donna non è solo biologica e solo ai fini riproduttivi ma per realizzare l’umano attraverso una dualità originaria in tutti gli ambiti di vita”.

7. Considerazioni conclusive.

L’uomo e la donna sono certamente su di un piano di parità antropologica e la misura per stabilire chi sia uomo e donna e chi non lo sia sarà la nascita, ovvero sarà umano colui che nascerà dagli umani.

È innegabile che l’uomo e la donna siano uguali e quindi ad ambedue andranno riconosciuti gli stessi diritti e la stessa dignità ma questa uguaglianza si dovrà basare proprio sulla loro natura umana che è anche base e fondamento delle loro differenze. La differenza tra i due deve necessariamente trovare nella natura, il suo fondamento e volerla ridurre ad un fatto culturale, decostruibile o meno in maniera arbitraria, significa porre sullo stesso piano e al contempo confondere la differenza sessuale (uomo – donna) e la differenza delle sessualità (etero – omo).

Oggi assistiamo al declino della Natura che viene sempre più percepita come un retaggio del passato e a causa della mentalità relativista contemporanea il suo significato non appare più del tutto chiaro e non si sa più chi è autorizzato a decidere ciò che è naturale e ciò che non lo è.

Nei tempi moderni è stata tolta, dapprima alla Natura la capacità di essere un principio guidante l’essenza delle cose, poi con l’ideologia del gender è stata totalmente cancellata perché considerata responsabile di diseguaglianze, ingiustizie e discriminazioni.

In seguito alla Dichiarazione Universale dei diritti umani si è infiltrata, quasi senza accorgerci, nelle nostre coscienze e nella cultura occidentale, una sensibilità raffinata per la difesa dei diritti di chi è o reputa di essere discriminato. Questa coscienza, buona di per sé, oggi è però manipolata da minoranze ben organizzate che, interpretando in maniera soggettiva le discriminazioni, rivendicano diritti quali, tra gli altri, quello di un figlio, della possibilità di decidere quando concludere la propria vita o della facoltà di decidere della propria identità di genere. Il problema che dobbiamo porci è se siamo ancora nella scia della Dichiarazione o se invece stiamo creando una serie di nuovi diritti che nulla hanno a che fare con ciò che in essa era stato previsto. Sicuramente poi non dobbiamo dimenticare che ad ogni diritto deve essere affiancato un dovere e sarà questo binomio che renderà il diritto stesso autorevole altrimenti, si avrà solamente un esercizio di autodeterminazione dei soggetti.

Ciò che sta accadendo oggi è proprio il trionfo di questa volontà di autodeterminazione, senza basi scientifiche e contro il parere di esperti che ammoniscono sulle conseguenze negative. Accade perché non esiste più la volontà di fondare il diritto sulla legge naturale o sulla scienza ma sulla volontà di maggioranze democratiche che, molto poco democraticamente, osannano e difendono strenuamente “i nuovi diritti”.


1 L. IRIGARAY, Etica della differenza sessuale, Feltrinelli, Milano, 1985, p. 13.

2 Secondo le Gender Theories il terzo sesso apparterrebbe a tutti coloro che non si identificano né con il genere femminile né con quello maschile oppure con entrambi o con una combinazione dei due. Alcuni Stati hanno già provveduto ad introdurre nelle proprie legislazioni l’obbligatorietà, nei documenti di riconoscimento, della possibilità di identificarsi con un terzo genere che superi la dicotomia uomo – donna: tra questi ricordiamo la California che fu il primo Stato ad operare tale cambiamento quando il 17 ottobre 2017 il Governatore J. Brown firmò la legge SB 179 or The gender recognition Act che riconosceva ufficialmente il terzo genere; entrerà in vigore dal 2019 e permetterà ai californiani di identificarsi con un genere non binario sui propri documenti (Cfr. www.post.it); il 31 agosto 2017 il Canada ha presentato, per mano del Ministro della immigrazione Ahmed Hussen, la possibilità di una opzione di terzo genere sui passaporti per consentire ai canadesi di “express the kind with which they choose to identify themselves” (Cfr. www.dailwire.com). Il 27 gennaio 2018 nello Stato di Washington è entrata in vigore la possibilità di potersi dichiarare genere X; secondo il Dipartimento della salute USA la X si riferirebbe a “un genere che non è esclusivamente maschile o femminile, includendo, ma non limitandosi a, intersex, agender, amalgagender, androgini, bigender, demigender, female-to-male, genderfluid, genderqueer, male-to-female, neutri, non-binari, pangender, terzo sesso, transgender, transessuali, two spirit e altro non specificato(Consultabile in versione web su http/United States Department of Health and Human Services.com). In Europa l’8 novembre 2017, con una Sentenza del Tribunale di Karlsruhe, la più alta autorità del sistema giudiziario tedesco, è stato stabilito che le persone intersessuali potranno registrarsi all’anagrafe come terzo sesso ed ora il Parlamento sarà obbligato a dare efficacia, entro il 2018, a tale decisione (Cfr. www.lifesitenews.com.). Al contrario in Norvegia tale deriva ha subito una battuta d’arresto poiché il Parlamento, nel febbraio 2017, ha rigettato la proposta di legge del partito laburista affiancato da J. Elisabeth Lindvik, leader della Association for transgender people, che chiedeva di introdurre ufficialmente negli atti e nei documenti il termine “hen” che in norvegese indica né uomo né donna (Cfr. www.thelocal.ho).

3 E. ROZE, Verità e splendore della differenza sessuale, Cantagalli, Siena, 2014, p. 29.

4 Oltre la qualità anche la quantità della rapida diffusione della letteratura gender dimostra quanto ampio sia lo spettro di pensiero in cui si inserisce l’ideologia gender. Ad una rapida ricognizione telematica, infatti, si scoprono decine di riviste “scientifiche” che, appunto, hanno ad oggetto il pensiero gender, lo condividono e contribuiscono alla sua diffusione. Tra queste ricordiamo senza essere esaustivi: Journal of gender studies; International journal of sexuality and gender studies; International juornal of transgenderism; Journal of bisexuality; Sex roles; Columbia juornal of gender and law; polotics &gender (Cambridge); Duke juornal of gender law &policy; Gender and development; Gender and education; Gender and history; Gender and language; Gender and society; Gender Journal; Gender issues; Gender technology and development; International journal of gender, science and technology; Journal of GLBT family studies; Sexualities, evolution and gender; Studies in gender and sexuality; Harvard journal of law and gender; Canadian online journal of queer studies in education; Journal of LGBT issue in counseling; LGBT health; LGBTQ policy journal (Harward); Aboutgender. International journal of gender studies (Università di Genova).

5 Sartre Jean Paul, nato a Parigi nel 1905 e morto nel 1980, fu un filosofo francese. Proveniente da una famiglia della borghesia intellettuale, studiò psicologia e filosofia dal 1924 al 1927 presso l’Ecole normale superieure. Il suo pensiero rappresenta il vertice dell’esistenzialismo del Novecento e resta interessante per il suo sforzo di coniugare il marxismo e il comunismo con il rispetto della libertà di tipo umanistico, l’individualismo con il collettivismo e il socialismo, ideali spesso fraintesi con la realtà storica. Cfr. Enciclopedia Garzanti di filosofia, Voce Sartre J.P., Mondadori, 1993, pp. 1010 – 1012.

6 E. ROZE, Verità e splendore della differenza sessuale, Cantagalli, Siena, 2014, p. 34.

7 Jacques Derrida nato ad Algeri nel 1930 è un filosofo francese. Ha studiato preso l’Ecole Normale superieure.

8 Il concetto del Gender mainstreaming comparve alla fine del 1995, dopo che fu introdotto dal Convegno Onu di Pechino dello stesso anno; tale principio, per la prima volta, venne espressamente richiamato dalla Commissione Europea all’interno del quarto piano di azione sulle pari opportunità tra uomini e donne. Successivamente fu indicato come impegno formale della Commissione europea nella comunicazione intitolata Incorporating equal opportunities for women and men into all community policies and activities tramite la quale la Commissione si impegnò a vincolare e indirizzare tutte le politiche comunitarie verso l’obiettivo di promuovere l’uguaglianza di genere. Si veda Commissione Europea numero 67 del 21/12/1996. Questo principio venne poi definitivamente stabilito nel trattato di Amsterdam del 1997 quando l’art. 119 venne sostituito dall’art. 141 dove venne espressamente prevista la strategia per ridurre il gender gap. Lo stesso trattato agli art. 2 e 3 pose come obiettivo fondamentale della Unione europea la parità tra i sessi. Tale principio è esplicitato anche nella Carta di Nizza del 2000 e nella Direttiva 2002/73 CE tramite le quali il legislatore rivolse un invito esplicito agli Stati membri di tenere conto dell’obiettivo della parità di genere in leggi, regolamenti, atti amministrativi, politiche attività. Il trattato di Lisbona rafforza agli artt. 1 e 2 tali principi.

9 Nel 2015 fu elaborato uno studio ritenuto poi qualificatissimo da Harald Meldal Eia, documentarista norvegese, dal titolo “Paradosso svedese”, che dimostra come nel Paese dove è maggiore l’uguaglianza di trattamento tra i due sessi maggiore è la differenza nell’orientamento nel mondo del lavoro e nella vita. L’autore ha incontrato diversi esponenti in ambito biologico e sociologico che hanno preso posizione sul gender e da posizioni contrapposte hanno esposto le loro ragioni. Le conclusioni della ricerca, inaspettate, hanno dimostrato che dove maggiore è stata l’uguaglianza di educazione impartita a maschi e femmine, maggiore è la differenziazione tra i due sessi. La Norvegia è risultato il Paese dove maggiormente femmine e maschi hanno espresso una forte differenziazione nelle preferenze con una conferma dello stereotipo che vuole maschi più propensi alle attività tecniche rispetto alle femmine eppure secondo le statistiche la Norvegia è ai primissimi posti nella educazione rispettosa della uguaglianza di genere. Il documentario è visionabile su www.athesporkiings.it od anche www.youtube.com/26, marzo 2015.

10 Sul punto: V. ZASTROW, Gender, Waltrop und Leipzig, 2010, p.58; P. PASQUALUCCI, Le menzogne della ideologia di genere: il gender mainstreaming, in Riscossa Cristiana, 24 gennaio 2014, versione web consultabile su www.riscossa cristina.it.; C. ATZORI, Gendercrazia – nuova utopia -, Sugarco ed., Milano, 2015, p. 177.

11 A. MALO, Uomo o donna – una differenza che conta, Vita e Pensiero, Milano, 2017, p. 30.

12 Comparsi circa 10 milioni di anni fa avevano tra le caratteristiche l’assenza di coda, il pollice opponibile e la capacità di vivere in gruppo. Cfr L. PEPE, V. NOVEMBRE, E. GALIMBERTI. Mirabilia, dalla preistoria a Giulio Cesare, Mondadori, Milano, 2017, p. 14.

13 Comparso circa 4,4 milioni di anni fa conquistò la postura eretta, l’andatura bipede e una maggiore ampiezza del campo visivo. Cfr supra, p. 14.

14 Comparso 2,3 milioni di anni fa era caratterizzato da una scatola cranica di maggiori dimensioni e la capacità di costruire armi e utensili in pietra.

15 Comparso 1,8 milioni di anni fa caratterizzato da postura stabilmente eretta e la capacità di utilizzare il fuoco.

16 Comparso 300,000 anni fa era caratterizzato dalla capacità di una organizzazione sociale stabile e un linguaggio complesso.

17 Comparso 200,000 mila anni fa e capace di espandersi in tutte le terre emerse.

18 Ultima tappa della evoluzione umana era caratterizzato dalla postura perfettamente eretta, la fronte alta e diritta, la capacità di formare villaggi e vivere con gli altri e l’utilizzo della ceramica. L. PEPE, V. NOVEMBRE, E. GALIMBERTI, Mirabilia, dalla preistoria a Giulio Cesare, Mondadori, Milano, 2017; questa citazione serve per i concetti esposti alle note 13- 18.

19 I biologhi utilizzano anche la definizione di “specie biologica” la quale venne formulata nel 1942 dallo studioso E. Mayr (1904-2005). Secondo questa definizione una specie è un gruppo di popolazioni i cui membri, in natura, hanno la potenzialità di incrociarsi e di generare prole feconda, cioè in grado di riprodursi a loro volta. Tale condizione detta isolamento riproduttivo impedisce lo scambio di geni (detto flusso genico) tra le specie e le mantiene distinte. J. REECE, M. TAYLOR, E. SIMON, J. DICKEY, Biologia, Pearson Italia, Milano, 2014, p. 150.

20 Tutti i pro gender non accettano invece la differenziazione binaria della sessualità ma non possono negare che alla nascita siamo tutti o maschio o femmina. Le loro argomentazioni sono di carattere sociologico e culturale: tra questi ricordiamo Lorber J., per la quale il genere rappresenta solo uno dei sistemi sociali maggiormente utilizzati per l’organizzazione della vita pubblica e non vede perché, come già fanno altre culture, non possa farlo anche l’occidente. Essa scrive che “esistono culture in cui il sesso ed il genere non sono sempre nettamente divisi dicotomicamente come maschio o femmina oppure come omosessuale o eterosessuale. In Arizona è presente un popolo nativo americano conosciuto come navajo. All’interno di tale popolo, alcuni chiamati Bardaches, vengono categorizzati in un terzo genere ed è permesso loro di sposare altri uomini. Questo nella loro società, differentemente dalla cultura occidentale, non è definito omosessualità ma uomini e donne e Bardaches coesistono all’interno di una unica cultura. Anche i Fa’tafafine nel pacifico ed i Kathoey in Thailandia sono tutti esempi di diverse categorie di genere che differiscono dalla divisione, categorizzante, dell’occidente. Anche tra gli africani e gli indiani americani esistono società con un terzo genere chiamato donne dal cuore maschile, ossia donne biologicamente femmine che assumono condotte ed atteggiamenti stereotipicamente maschiliJ. LORBER, Paradoxes of gender, Yale Univ. Pr., New Jork, 1995, p.123. Troviamo anche chi, in ammirazione di culture remote, e nella negazione della binarietà sessuale, crede di poter risolvere il problema delle sessualità affermando che “è evidente che molte culture a noi più remote hanno adottato molteplici approcci per distinguere le fluidità e la complessità del genere e del sesso biologico, perché questa visione non può essere adottata dalla nostra cultura? Sono comunque del parere che negli ultimi decenni si stiano realizzando dei consistenti passi avanti in quanto la decostruzione dei generi sta allentando le costruzioni binarie contribuendo a smontare lo stereotipo di una omosessualità condizionata dal genere ampliando semmai dimensioni di genere multiple e queerV. LINGIARDI e N. VONO, Educazione sentimentale, 2012, Fasc.18., pp. 65-79.

21 A. MARAZZI, Lo sguardo antropologico. Processi educativi e multiculturalismo, Roma, Carocci ed., 1998, pp. 28-34.

22 Contro questa tesi tra gli altri possiamo ricordare Levi – Strauss C. il quale critica che la famiglia coniugale ed eterosessuale sia l’elemento costitutivo di ogni società. È convinto che l’unico requisito naturale della famiglia umana è la regola della esogamia ovvero il fatto che essa nasce dalla unione tra persone che originariamente appartengono a famiglie diverse. Cfr. C. LEVI STRAUSS, Famiglie e Società, in I sistemi di parentela di F. REMOTTI, Loescher, Torino, 1974, pp. 198-199, 201-206.

23 L. DE MARINIS, A. BARBARINO, A. SERRA, Biologia della differenziazione sessuale, Medicina e morale, 1984, 2, pp.155-165; G. BOIARDI, Sessualità maschile e femminile tra natura e cultura, Medicina e morale, 1983, 1, pp. 12-24.

24 Consultabile in versione web su www.lescienze.it/news/2014/07/24/news/geni.

25 Contrariamente a ciò si è schierata la bioeticista Chiara Lalli la quale ebbe modo di commentare che a suo parere “la biologia fa distinzioni meno nette rispetto ai termini maschio/femmina. In biologia ci sono due estremi (M e F) ma ci sono anche molte possibilità intermedie. Esistono molti stadi di intersessualità come l’ermafrodismo, la sindrome di Morris e quella di Swyer o la sindrome di Turner o di Klinefelter. Alcune di queste condizioni sono definite patologiche ma pure definire una patologia non è poi così agevole come potrebbe sembrare” . Alla bioeticista sfugge però che se veramente si dovesse considerare una normale espressione intermedia del genotipo umano una sindrome come quella di Turner (un cromosoma in meno nella 23° coppia) e quella di Klinefelter (un cromosoma in più nella 21° coppia) allora la stessa sorte toccherebbe alla sindrome di Down (un cromosoma in più nella 21° coppia) e non si capisce più perché quando queste “normali espressioni” compaiono i genitori ricorrono alla interruzione di gravidanza. L’intervento della bioeticista è consultabile via web su www. Internazionale31.com, 31 marzo 2015.

26 Il gene Y fu scoperto nel 1990 e chiamato SRY ovvero sex determining region of y. J. REECE, M. TAYLOR, E. SIMON, J. DICKEY, Biologia, Pearson Italia, Milano, 2014, p. 129.

27 Cfr. SISES ( Società italiana di sessuologia e educazione sessuale) consultabile in versione web sul sito www.sises.it.

28 Molti scienziati negli anni passati hanno tentato di elaborare teorie che evidenziassero l’esistenza di un gene cosiddetto gay al fine di dimostrare che la condizione omo può essere data dalla natura e quindi non criticabile. Il primo fu Dean Hamer del National Institutes of Health (NIH) in Illinois che condusse uno studio che lo portò ad affermare di aver individuato il gene della omosessualità. Lo studio però non solo si dimostrò fallace ma sollevò numerosi dubbi, non solamente nel mondo accademico, e fu oggetto di numerosi attacchi anche dalle comunità LGBT e religiose. Gli studi di Hamer, che oggi ha definitivamente abbandonato la ricerca scientifica per dedicarsi alla produzione di documentari, furono anche ripresi da Michel Bailey che nel 1993 condusse le medesime ricerche; anche la ricerca di quest’ultimo, pubblicata nel 2014 su Psychological Medicine, sollevò numerosi dubbi. La tecnica utilizzata del linkage genetico utilizzata da Bailey oggi è considerata obsoleta ed ha lasciato posto alla genome – widw association (GWA) in grado di indagare i geni dei diversi individui di una stessa specie per rilevarne le variazioni e di associare la differenza osservata con un tratto particolare. Anche altri importanti genetisti e scienziati quali ad esempio Neil Risch della California University hanno stimato le ricerche suddette prive di fondamento. Milly Barba, Teorie biologiche e genetiche sulla omosessualità in speciali di www.oggiscienza.it, 23 maggio 2016. Uno studio condotto da Camperio Ciani, psicologo della Università di Padova, pubblicato nel 2008, dimostra che qualora esistessero uno o più geni della omosessualità localizzati sul cromosoma X le femmine di consanguinei maschi omosessuali conserverebbero un vantaggio riproduttivo. Grazie agli studi effettuati lo studioso ha rilevato che nelle popolazioni con maggiore incidenza di omosessuali si registra una fertilità femminile più elevata. Una condizione che appare come una sorte di strategia di selezione dei geni da parte della natura, atta a compensare la mancata riproduzione delle coppie omosessuali e a preservare la conservazione della specie. La natura quindi si ribella da sola al rifiuto della dicotomia uomo – donna con capacità riproduttive atte alla conservazione della specie umana. Cfr. www.lescienze.it del 18 giugno 2008.

29 E. PENNETTA, biologo, docente di Scienze naturali presso l’Istituto Cristo Re, sul punto ha dichiarato che: “nel campo della biologia è stato dimostrato che esistono determinati geni che favorirebbero l’omosessualità maschile lasciando ampiamente all’ambiente far leva su questa predisposizione ma ciò non nega che i sessi siano due, il maschile e il femminile. Gli ermafroditi ad esempio ci pongono difronte ad un caso di alterazione della norma biologica e basare una teoria non sulla norma ma sulle eccezioni come è stato fatto con la cosiddetta teoria gender è un errore logico. Pensiamo alla sindrome di Down che è data da una anomalia cromosomica. Oppure pensiamo alle anomalie alimentari quali la celiachia o il diabete. Nonostante la scienza riponga l’attenzione verso le persone colpite da queste anomalie, verrebbe respinta come errore l’affermazione che la specie umana comprende migliaia di diversi casi, ovvero che queste anomalie possono essere considerate normalità (normalità trisomica, normalità celiaca, diabetica, ecc). Al contrario queste sono casistiche cliniche. Biologicamente parlando il transgenderismo non esiste poiché siamo sempre in presenza di un individuo con la ventitreesima coppia di cromosomi XY o XX. Essere transgender non altera questo fatto perché è questione che attiene alla psicologia. Il fenomeno gender fluid è un fattore anti – darwiniano nel senso che una diminuzione percentuale della fertilità è un fattore di estinzione ed è per questo che la cultura gender comporta inevitabilmente la pratica dell’utero in affitto al fine di bilanciare l’aumento delle relazioni sterili” (consultabile in versione web in www.unimondo.org/Notizie/Ilgendertrascienzaecultura).

30 C. ELLIOT, Un nuovo modo di essere matti, The Atlantic Mouthly, 2000. www.thealtlantic.com/magazine/archivie/2000/12/a-new-way-to-be-mad/304671/

31 L’aspetto chiave del contagio semantico non è che rende possibili eventi e comportamenti che prima erano impossibili. Il contagio semantico, creando nuovi modi di essere una persona e nuove descrizioni del modo in cui le persone agiscono, contribuisce alle nostre spiegazioni sul perché l’atto si è verificato e quali saranno le conseguenze. Sembra che la descrizione dell’atto possa modellare le conseguenze dell’atto stesso. I. HACKING, Riscrivere l’anima: multiple personality and the science of memory, Princeton University Press, USA, 1998, pp. 10 e segg.

32 C. ELLIOT, cit. supra, p. 4.

33 Tale disturbo consiste in desiderio intenso di amputazione di un arto sano. Un soggetto si sente coerente con sé stesso, cioè con la propria natura, avendo una parte del proprio corpo in meno, mancante: per es. un arto inferiore dal ginocchio in giù. Questo per la loro forma mentis è un qualcosa di molto bello ed anche sessualmente eccitante. Essi infatti possono eccitarsi sia nel vedere persone mutilate sia pensando a se stessi mutilati. È quindi un disturbo in cui come nel delirio vi è una convinzione incorreggibile, la certezza assoluta che per essere se stessi occorre privarsi di una certa parte del proprio corpo e questa convinzione si collega – in maniera ossessiva – alla necessità assoluta di provvedere alla sua asportazione per liberarsi di un profondo malessere che mina la propria “integrità mentale”. Da qui nasce la richiesta rivolta ai medici di renderli “sani”, di “renderli normali” provvedendo ad asportare chirurgicamente quella parte del corpo che è causa della loro sofferenza. Elliot poi scoprì che questo è un fenomeno tutt’altro che raro poiché in Messico si è già creato un mercato clandestino di arti e tra i siti in internet numerosi raggruppano iscritti che si scambiano idee e consigli su come farsi amputare. Esiste anche una ricca pornografia per amputati. P. DE GIACOMO, Body Integrity Identity Disorder – Biid, in www.abcsalute.it, 4 settembre 2013. E. ARFINI, Istruzioni per diventare disabili: un’analisi narrativa del progetto sul corpo transabile, in Studi Culturali, 2010, n.7, pag.343-364. S. STRYKER, N. SULLIVAN, Membro del re, corpo della regina: chirurgia transessuale e amputazione autorichiesta, in Somatechimics: queering technologisation of ladies, Sullivan, 2009, pag. 49-69. Via web www.tsg.transgenderstudiesqueerteling.org.

34 C. ELLIOT, cit, p. 8.

35 Il Dott. John Money (Morrinsville 8 luglio1921 – Towson 7 luglio 2006), professore di pediatria presso la Baltimora University, psicologo e sessuologo, divenne famoso per la sua attività di ricerca sulla identità sessuale e per aver fondato la prima clinica al mondo per la Identità di genere. Le sue idee e le sue teorie che divennero in brevissimo tempo considerate le uniche scientificamente vere furono poi rinnegate completamente dal mondo accademico e clinico quando venne alla luce il suo più grande esperimento effettuato su di una coppia di gemelli maschi in cui tentò di trasformare, senza riuscirci, uno di essi in una bambina. Cfr sul punto J. MONEY, A.A. EHRHARDTt, Uomo, donna, ragazzo, ragazza, Feltrinelli, Milano, 1976 od anche D. NEROZZI, L’uomo nuovo, dallo scimpanzé allo bonomo, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2008 ed ancora R. DE MATTEI, Gender diktat, Solfanelli, Chieti, 2014.

36 R. PERLOFF (1921-2013), psicologo americano, educatore. Diplomato presso l’American Board Professional Psychology, Stella di bronzo decorata; Robert Perloff Graduate Research Assistantship in Institute Government and Public Affairs, University of Illinois, nominato in suo onore nel 1990; RobertPerloff Career Achievement award Knowledge Utilization Society, nominato in suo onore, 1991. Si consulti via web: https://prabook.com/web/robert.perloff/1704154. La dichiarazione fu fatta nell’ambito del congresso del NARTH dove il celebre Dottore dichiarò anche che : “l’‘APA è troppo politicamente corretto e troppo ubbidiente agli interessi speciali”.

37 National Association for research & therapy of homosexuality (NARTH), consultabile su www.narth.com.

38 Dichiarazione fatta durante i lavori congressuali del NARTH nell’ incontro annuale del 2004.

39 www.acpeds.org/thecollegespeak/position-statement/gender-ideology-harms-children. La posizione dell’ American college of pedriatricians è condivisa da molti tra i quali si segnalano: Consorzio sulla gestione dei disturbi dello sviluppo sessuale, Linee guida cliniche per la gestione dei disturbi dello sviluppo sessuale nell’infanzia, in Intersex Society of north America, 25 marzo 2006. Accesso 3/20/2016 da http://dsdguidelines.org/files/clinical.pdf; J. KENNET e S.J. BRADLEY, L’identità di genere e disturbi psicosessuali. Focus: Il Journal of lifelong Learning in Psychiatry, Vol. III, n. 4, autunno 2005, p. 598-617; N. W. WHITEHEAD, La transessualità è biologicamente determinata?, consultabile in versione web in http://www.mygenes.co.nz/transsexuality.htm.; E. MOORE, WISNIEWSKI & A. DOBS, Trattamento endocrino delle persone transessuali: una revisione dei regimi terapeutici, degli esiti e degli effetti avversi, in The Journal of endocrinology & metabolism , 2003, pp. 3467-3473.

40 Traduzione: La sessualità umana è oggettivamente binaria ovvero XX femmina e XY maschio; nessuno è nato con un genere e tutti sono nati con un sesso; se una persona crede di essere ciò che non è, questa situazione è da considerarsi quanto meno come uno stato di confusione; la pubertà non è una malattia e gli ormoni che la bloccano possono essere pericolosi; il 98% dei ragazzini e l’88% delle ragazzine che hanno problemi di identità di genere durante la pubertà la superano riconoscendosi nel proprio sesso dopo la pubertà; l’uso di ormoni per impersonare l’altro sesso può causare sterilità, malattie cardiache, ictus, diabete e cancro; il tasso dei suicidi tra i transessuali è venti volte superiore a quello medio anche in Svezia che è tra i Paesi più LGBT favorevoli al mondo; è da considerarsi abuso sui minori convincere i bambini che sia normale impersonare l’altro sesso mediante ormoni o interventi chirurgici. Questo studio fu poi rivisto nel 2016 e pubblicato nuovamente nel 2017 e alle precedenti conclusioni che furono riaffermate si aggiunse che “non esiste un terzo sesso” Anche questa volta lo studio ebbe l’appoggio e fu condiviso da numerosi altri scienziati e le loro conclusioni possono essere lette su N. W. WHITEHEAD , Is transsexuality biologically determined?, in Triple Helix, 2000, p. 6-8; S. JEFFREYS, Gender hurts:a feminst analysis of the politics of transgenderism, Routledge, New Jork, 2014, p. 1-35; C. HEMBREE WYLIE, Endocrine tratment of transsexual persons: an endocrine Society clinical pratice guideline, The Journal of clinical endocrinology e metabolism, 2009 (94), 9, p. 3132-3154.

41 The New Atlantis – special report – Sexuality and gender – findings from the biological, psychological and social sciences; number 50 – fall 2016: consultabile via web in www.thenewatlantis.com.

42 S. MAYER LAWRENCE, MB, MS, Ph.D. è uno studioso in residenza nel Dipartimento di Psichiatria presso la Johns Hopkins University School of Medicine e un professore di statistica e biostatistica presso l’Arizona State University. È un biostatista ed epidemiologo che si concentra sulla progettazione, l’analisi e l’interpretazione di dati sperimentali e osservativi nella sanità pubblica e nella medicina, in particolare quando i dati sono complessi in termini di questioni scientifiche di base. Mayer ha studiato psicologia (pre-med) presso l’Arizona State University e l’Ohio State University; ha studiato medicina e matematica presso la Ohio State University; e addestrato in medicina e psichiatria nel Regno Unito, ottenendo il suo MB (l’equivalente britannico del MD americano) nel 1970 dalla Guy’s Hospital Medical School, sebbene non praticasse mai la medicina (inclusa la psichiatria) negli Stati Uniti o all’estero. Ha conseguito una laurea in matematica nello Stato dell’Ohio nel 1969 e un dottorato di ricerca in statistica e biostatistica dallo Stato dell’Ohio nel 1971. La sua dissertazione era intitolata “Utilizzo delle stime iniziali nella stima dei coefficienti in un modello lineare generale“. Ha ricoperto incarichi di professore in otto università (Princeton, University of Pennsylvania, Stanford, Arizona State University, Johns Hopkins University, Bloomberg School of Public Health e School of Medicine, Ohio State, Virginia Tech e University of Michigan), e ha inoltre ricoperto incarichi di Facoltà di ricerca presso diverse altre istituzioni (tra cui, dal 2014 al 2016, la Mayo Clinic). Le sue nomine a tempo pieno e part-time hanno riguardato ventitré discipline, tra cui statistica, biostatistica, epidemiologia, sanità pubblica, metodologia sociale, psichiatria, matematica, sociologia, scienze politiche, economia e informatica biomedica. 
Mayer è stato pubblicato in molte riviste peer-reviewed (tra cui The Annals of Statistics, Biometrics, International Journal of Geriatric Psychiatrye American Journal of Political Science) e ha recensito centinaia di manoscritti presentati per la pubblicazione a molti dei principali studi medici, statistici, e riviste epidemiologiche (tra cui il New England Journal of Medicine, Journal of American Statistical Association e American Journal of Public Health). Ha testimoniato in dozzine di procedimenti giudiziari federali e statali e audizioni normative, nella maggior parte dei casi rivedendo la letteratura scientifica per chiarire le questioni in esame.

43 P. R. MC HUGH (nato nel 1931) è uno psichiatra, ricercatore ed educatore americano. È Distinguished Professor of Psychiatry presso la Johns Hopkins University School of Medicine e autore di molti testi. È considerato il più illustre luminare in tema di sessualità e transgenderismo degli Stati Uniti d’America.

44 Sempre nel 2016, prima della pubblicazione dello Studio del Prof. Meyer, la World Psychiatric association, rese pubblico un documento dal titolo Wpa Position statement on gender identity and same – sex orientation, attraction, and behaviours. Tramite questo intendeva tracciare delle linee guida contro l’omofobia interiorizzata perché causa del malessere delle persone omosessuali e la soluzione proposta fu quella di costruire un diverso clima culturale, atto a far sentire normali coloro con pulsioni anormali verso persone delle stesso sesso (www. wpa.com).

45 Traduzione: “orientamento sessuale”, riporta che: la comprensione dell’orientamento sessuale innato, come proprietà biologicamente fissata negli esseri umani, non è supportata da prove scientifiche;mentre vi è evidenza che i fattori biologici come i geni e gli ormoni siano associati ai comportamenti e alle attrazioni sessuali non ci sono spiegazioni biologiche casuali convincenti per l’orientamento sessuale umano. Se da un lato piccole differenze nelle strutture cerebrali e nella attività cerebrale tra individui omosessuali ed eterosessuali sono stati identificati dai ricercatori, dall’altro, tali risultati neurobiologici non dimostrano se queste differenze siano innate o piuttosto siano il risultato di fattori ambientali e psicologici; Gli studi longitudinali sugli adolescenti suggeriscono che l’orientamento sessuale può essere molto fluido nel corso della vita per alcune persone con uno studio che stima che ben l’80% degli adolescenti maschi che riferiscono di aver attrazioni dello stesso sesso non le hanno più una volta divenuti adulti; rispetto agli eterosessuali i non eterosessuali hanno circa due o tre volte di più la probabilità di aver sperimentato l’abuso sessuale infantile.

46 Traduzione: La sessualità ovvero i risultati sulla salute mentale e sullo stress sociale” riporta che: rispetto alla popolazione generale le sotto popolazioni non eterosessuali hanno un rischio elevato per una varietà di effetti negativi sulla salute e per i risultati sulla salute mentale; la popolazione non eterosessuale è stimata di aver circa 1,5 volte il rischio di abuso di sostanze e quasi il 2,5 volte il rischio di suicidio; la popolazione transgender mostra tassi di rischio più alti anche per una varietà di problemi di salute mentale rispetto ai membri della popolazione non – transgender. Soprattutto in modo allarmante il tasso di durata dei tentativi di suicidi in tutte le età delle persone transgender è stimato al 41% rispetto a meno del 5% nella popolazione generale degli Stati Uniti; ci sono prove, per quanto limitate, che i fattori di stress sociale come la discriminazione e lo stigma contribuiscono al rischio di risultati negativi riguardo alla salute mentale per le popolazioni non eterosessuali e transgender. Ulteriori studi longitudinali di alta qualità sono necessari affinché il modello sullo stress sociale possa essere uno strumento utile a comprendere le preoccupazioni per la salute pubblica.

47 Traduzione:Identità di genere” conclude affermando che: l’ipotesi che l’identità di genere sia innata, proprietà fissa degli esseri umani che è indipendente dal sesso biologico, che una persona potrebbe essere un uomo intrappolato nel corpo di una donna o una donna intrappolata nel corpo di un uomo non è supportata da prove scientifiche; secondo una recente stima circa lo 0,6% degli statunitensi adulti si identificano con un genere che non corrisponde al loro sesso biologico; gli studi che confrontano le strutture cerebrali di individui transgender e non -transgender hanno dimostrato correlazioni deboli tra la struttura del cervello e l’identificazione cross – gender. Queste correlazioni non forniscono alcuna prova di una base neurobiologica per l’identificazione cross – gender; rispetto alla popolazione generale, gli adulti che hanno subito un intervento chirurgico per cambiare sesso continuano ad avere un rischio maggiore di vivere negativi risultati di salute mentale. Uno studio ha rilevato che, rispetto ai controlli, gli individui di sesso – riassegnato avevano circa 5 volte di più la possibilità di tentare il suicidio e circa 19 volte di più la probabilità di morire per suicidio.

48 E. ROZE, op.cit, p. 246-247.

49 C. HALMOS (30 aprile 1946 Chateauroux – France) è uno psicanalista francese riconosciuto come uno dei maggiori specialisti dell’infanzia e dei suoi abusi viventi. Il commento è consultabile via web su https://ontologismi.wordpress.com.

50 Dello stesso parere è S. VEGETTI FINZI (Brescia 5 ottobre 1938), docente di psicologia dinamica presso l’Università di Pavia, membro del comitato nazionale di Bioetica e dell’Osservatorio Permanente sulla infanzia e l’adolescenza. La professoressa ritiene che “… noi abbiamo un corpo e non è irrilevante che esso sia maschile o femminile e non possiamo impedire ai minori di confrontarsi con il problema della differenza sessuale. La psicoanalisi non è una morale e non formula né comandamenti o anatemi ma in quanto assume una logica non individuale ma relazionale mi sembra particolarmente idonea a dar voce a chi, non essendo ancora nato, potrà usufruire dei diritti che noi vorremo concedergli”. Il commento è consultabile via web sul sito www.uccronline.it. Dello stesso parere anche Pietro Zocconali, (Roma 1948), Presidente dell’associazione nazionale sociologi (ANS): “sulla base della letteratura scientifica disponibile i minori vivono meglio quando trascorrono l’infanzia con il padre e la madre biologici o adottivi. In assenza di questa diversità sessuale il benessere del bambino è a rischio come dimostra la stragrande maggioranza dei dati raccolti dalla più validata letteratura psicosociale a livello mondiale e non da quattro sofismi artatamente richiamati dalla comunità gay e privi di riconoscimento scientifico”. Il commento è consultabile via web su www.documentazione.info/minori – 2014..

51 G. CORSELLO (Palermo 20 dicembre 1958), presidente della Società italiana di pediatria, Prof. Ordinario presso l’Università degli studi di Palermo – cattedra di Patologia neonatale; commento consultabile via web su www.nanopress.it.

52 Contro la posizione del Prof. Corsello si veda il contributo di C. MENCACCI presidente società italiana di psichiatria, il quale dichiarò che “su questo tema si stanno ancora raccogliendo dati ed è quantomeno prematuro esprimere opinioni scientifiche”; ancora Cattaneo Elena, senatrice a vita, la quale ha sottolineato che “numerosi studi scientifici affermano il contrario di quanto affermato da Corsello”. Gli studi ai quali fanno riferimento Mencacci e la Cattaneo fanno parte dell’ampia letteratura ideologica sul tema delle famiglie omosessuali che è stata da tempo smentita e screditata da diverse oneste e serie ricerche scientifiche. Tra queste, gli studi più importanti, noti per essere stati pubblicati in peer-review sulla prestigiosa rivista scientifica Social Science Research condotti dagli studiosi Loren Marks e Mark Regnerus.

53 A. VILLANI (Roma 29 giugno 1958), vicepresidente della Società italiana di Pediatria. La sua posizione è udibile e visionabile sul sito it/radiovaticana.va/news.

54 N. CALDERON, direttore dell’istituto di Neuropsicologia y psicopedagogia aplicadas (INPA) di Madrid. Le sue posizioni e il suo curriculum sono consultabili via web su www.inpa.info, afferma in aggiunta che “l’ideologia gender è appunto una ideologia. Le ideologie vanno e vengono ma gli animali sono maschi e femmine sessuati da 10,000 milioni di anni. Sostenere il contrario avrà come effetto uno sviluppo inadeguato sui minori…”.

55 G. DI MAURO, Famiglia:come cresceranno i figli delle coppie gay?. Commento consultabile via web su www.lifegate.it. Di Mauro è il presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (SIPPS) affiliata alla società italiana di pediatria (SIP).

56 C. NORDIO, Magistrato e procuratore aggiunto della Repubblica a Venezia; il commento è consultabile su Adozione gay e famiglia, perché servono rigore etico e logico, Il Mattino, quotidiano, 19 gennaio 2016.

57 G. CROCETTI, ordinario presso la cattedra di psicologia clinica, Università la Sapienza di Roma e direttore del centro italiano di psicoterapia psicoanalitica per l’infanzia e l’adolescenza. Commento consultabile via web su uccronline.it.

58 T. HANSEN, psicologa del Ruth Institute-Keeping the family Together sul punto conferma che “il messaggio implicito ed esplicito delle lotte LGBT è che tutte le scelte sono ugualmente accettabili e desiderabili quindi se la società permette il matrimonio omosessuale dovrà anche permettere altri tipi di matrimonio” se è tutto uguale allora non si avranno più confini e verrà buttata al macero una esperienza di milioni di anni. Commento consultabile in lingua inglese su www.gaymarriage.procon.org.

59 G. VERDE (Giovanni Verde, ordinario di diritto processuale civile presso la Facoltà di Giurisprudenza della LUISS Carli.) aggiunge che “i diritti invocati dalla comunità LGBT non sono innati ma si tratta di aspirazioni, bisogni ed interessi che cercano di ottenere protezione giuridica e quindi si tratta di valutare quanto sia opportuno concedergliela”. Luce Irigaray, filosofa, psicanalista e linguista, sostiene che “se andiamo per la strada della abolizione della differenza sessuale non ci sarà un futuro per l’umanità. L’annullamento delle differenze tra uomo e donna risponde al fenomeno della tecnicizzazione cioè un fenomeno contrario alla vita. Solo il mondo della tecnica è neutrale. La differenza uomo – donna è basilare per arrivare a costruire un modello democratico, che regoli tutte le altre differenze. Rispetto alle proposte di abolire madre – padre e di sostituirle con genitore 1 e genitore 2 le dirò che mi viene da piangere. Stiamo diventando un numero, la nostra identità storica e culturale viene riassunta in un numero, in una definizione neutra”. Commenti consultabili via web su uccronline.it.

60 M. TEMPESTA, docente di pedagogia presso l’Università del Salento. Commento consultabile via web su uccronline.it.

61 A. PESSINA, docente di filosofia morale presso l’Università Cattolica di Milano, direttore del centro di bioetica della stessa Università. Commento consultabile via web su uccronline.it.

62 Anche V. MONETTE e J. P. WINTER hanno sostenuto che “le parole madre e padre saranno soppresse dal codice civile. Queste due parole che condensano tutte le differenze poiché portatrici sia della differenza dei sessi che di quella delle generazioni, scompariranno da ciò che codifica la nostra identità. Bisognerebbe essere sordi per non sentire il soffio giovanilistico che percorre tutto questo. Questa violenza, deflagratrice, non è certo solo il fatto di una minoranza di omosessuali che richiedono il matrimonio. Senza eco collettiva del problema della perdita o del rifiuto di qualsiasi punto di riferimento trasmesso, questa violenza avrebbe suscitato nel migliore dei casi la risata o il disagio, non la soddisfazione pura e semplice. Questo avvenimento tuttavia è portato avanti da una ultra minoranza, con il ricorso indispensabile di un linguaggio che è la rovina del pensiero: il politicamente corretto. La levigatura della forma, oggetto di una sorveglianza ideologica puntigliosa maschera il terrorismo che fa regnare e che porta ad una etica dell’odio e della confusione in nome del bene liberato da ogni negatività cosa che l’umanità non è”. Monette Vacquin e Winter J. Pierre, psicoanalisti, Non à un monde sans sexes !, 4 dicembre 2012, consultabile in versione web su www.lemonde.fr. Dello stesso tenore il commento della neuropsichiatra M. Migliarese Ceriotti che recentemente ha avuto modo di affermare che “pensare che tra maschio e femmina non c’è differenza cioè che ogni individuo è totipotente e indifferenziato che non ha limiti perchè ognuno è tutto è assurdo. Il sesso ovvero la differenza radicale nella persona rappresenta l’aspetto fondante del limite: chi è maschio non è anche femmina e viceversa. Pensiamoci bene: qualsiasi donna incintachiede subito se il figlio è maschio o femmina perchè indifferenziato che non ha limiti perchè ognuno è tuto è assurdo. Il sesso ovvero la differenza radicale nella persona rappresenta l’aspetto fondante del limite: chi è maschio non è anche femmina e viceversa. Pensiamoci bene: qualsiasi donna incinta chiede subito se il figlio è maschio o femmina perchè così ne conosce l’identità“. Commento consultabile via web su www.uccronline.it.

63 D. SIMEONE, psicologo, psicoterapeuta e docente di pedagogia generale presso l’Università del Sacro Cuore di Milano. Il commento è consultabile via web su www.ontologismi.wordpress.com.

64 P. DONATI, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’università di Bologna. Il commento è consultabile via web su www.avvenire.it.

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