Se la pianta di cannabis è piccola, il reato non sussiste: un passo in avanti verso l’estensione della cannabis terapeutica?

Se la pianta di cannabis è piccola, il reato non sussiste: un passo in avanti verso l’estensione della cannabis terapeutica?

Sta prendendo sempre più campo il dibattito sull’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico.

In Italia, dal 2007, una tabella ministeriale consente la prescrizione con ricetta medica di derivati dalla cannabis di cui siano riconosciute le proprietà terapeutiche.

Ciò nonostante, l’accesso ai farmaci è difficoltoso.

Infatti, importare questo tipo di farmaco comporta una procedura macchinosa e molto costosa.

Per tale motivo, i dibattiti attuali sono incentrati sulla possibilità di coltivare anche piccole quantità a scopo terapeutico.

Al momento, ciò non è possibile poiché la coltivazione di sostanze stupefacenti è punita penalmente dall’art. 73 DPR 309/1990, con la reclusione da 2 a 20 anni.

Negli ultimi tempi si è però vista un’apertura del nostro ordinamento in questa direzione.

Il decreto di depenalizzazione, in vigore dal 6 febbraio, ha infatti ridotto a mera sanzione amministrativa la coltivazione di cannabis a scopo terapeutico.

Riguarda tuttavia solo le aziende che coltivino le sostanze a fini terapeutici o di ricerca, violandone le prescrizioni.

Non riguarda dunque la coltivazione da parte degli stessi consumatori.

Sul punto, è invece intervenuta la Corte di Cassazione, mostrando una certa apertura.

Con la sentenza n. 2618/2016, infatti, la Suprema Corte ha stabilito che la coltivazione di piante dalle quali è possibile estrarre sostanza stupefacente è punibile solo se la pianta ha una capacità drogante effettiva ed attuale.

In parole povere: se la pianta è piccola, non c’è reato.

La Cassazione ha infatti ricordato che è fondamentale provare, in quanto reato di pericolo, che vi sia un effetto lesivo: nel caso di specie, trattasi della capacità drogante.


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Avv. Camilla Fasciolo

Nata il 07.09.1987 a Finale Ligure (SV), ha conseguito la laurea in Giurisprudenza nel luglio 2011 con una tesi in procedura penale, "La disciplina del patrocinio a spese dello stato nei procedimenti penali". Nel giugno 2013 si diploma presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell'Università di Genova, con una tesi in diritto di famiglia riguardante il nesso di causalità nell'addebito della separazione. Esercita la professione di avvocato dal Gennaio 2015.

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