La disciplina relativa alla tecnologia blockchain e le sue implicazioni per l’ambiente e lo sviluppo economico

La disciplina relativa alla tecnologia blockchain e le sue implicazioni per l’ambiente e lo sviluppo economico

Le nuove tecnologie si stanno facendo sempre più spazio nella vita personale e professionale delle persone, modificandone la quotidianità; per questo è importante trovare una corretta regolamentazione del fenomeno e tenere conto della sua sostenibilità ambientale; tra queste tecnologie, una di quelle che potrebbe apportare profondi cambiamenti nel prossimo futuro è quella della blockchain.

Giovedì, 9 dicembre 2021 presso il Ministero dello Sviluppo Economico è stato sottoscritto il decreto attuativo del Fondo per lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di Intelligenza Artificiale, Blockchain e Internet of Things; prevedendo l’assegnazione di 45 milioni di euro al fine di promuovere una maggiore competitività imprenditoriale per la produzione di nuovi sistemi tecnologici legati al sistema di transizione 4.0, una nuova politica industriale volta ad una maggiore sostenibilità ambientale in modo da incentivare investimenti green, design e ideazione estetica sostenibile.

Di recente, inoltre, diverse grandi banche hanno deciso di utilizzare la tecnologia della blockchain; un esempio viene costituito dalla Hsbc (banca di Hong Kong) e Wells Fargo (banca statunitense) che intendono utilizzare la blockchain per le transazioni in valuta estera tra istituzioni finanziarie. Questi diversi esperimenti volti all’utilizzo della tecnologia risponde a diverse esigenze in quanto le aziende necessitano di un maggiore controllo dei pagamenti evitando l’assunzione di costi eccessivamente onerosi e di incorrere in errori umani, garantendo, allo stesso tempo, una maggiore velocità nella conclusione delle transazioni e evitando la necessaria disponibilità di liquidi da parte delle imprese.

Quindi, la blockchain (“catena di blocchi”) si può definire come un registro delle transazioni sicuro e trasparente ove ogni blocco della rete viene risolto, convalidato e aggiunto alla catena dei blocchi precedenti garantendo così la sicurezza della transazione. Per capire, però, la logica della tecnologia si presenta utile partire dai principi della crittografia sottostanti questo tipo di tecnologie.

Tizio e Caio decidono di inviarsi una serie di messaggi che vogliono mantenere segreti tra di loro, applicando quindi i principi della crittografia. Si parla di crittografia quando con l’uso dell’algoritmo di cifratura il messaggio in oggetto viene trasformato nel modo che segue: il testo viene cifrato tramite l’utilizzo di un algoritmo di codifica e poi decodificato tramite un algoritmo di decodifica. Quindi, Tizio invia un messaggio, il messaggio viene codificato tramite l’algoritmo e inviato a Caio, il quale potrà leggere il messaggio decodificato. Utile per capire la crittografia è questo schema:

Spesso la blockchain viene collegata al sistema dei bitcoin e, quindi, al mondo delle criptovalute, perché nasce nel 2008 da una idea di Satoshi Nakamoto, programmatore e ideatore del bitcoin.

Si possono individuare due categorie, la prima definita “permissionless” ove chiunque ha la possibilità di partecipare al processo di validazione delle trasmissioni e diventare un nodo della rete, ad esempio i bitcoin richiedono la figura dei minatori, un’attività che può essere compiuta da un qualsiasi soggetto.

La seconda categoria è detta “permissioned” in quanto l’accesso alla rete è consentito solo dietro autorizzazione e, quindi, il processo di validazione è demandato ad un gruppo ristretto di persone.

Per capire la differenza tra blockchain “permissioned” e “permissionless” è necessario individuare il sistema di funzionamento delle criptovalute; il bitcoin è una moneta virtuale estratta dai c.d. minatori, i quali utilizzano dei programmi volti alla risoluzione di una serie di calcoli matematici, in questo tipo di struttura non sussiste un ente centrale, ma la procedura viene decentralizzata, le informazioni vengono distribuite tra tutti i nodi della rete in egual modo, invece per le “blockchain permissioned” l’attività viene centralizzata in quanto è necessaria una autorizzazione da parte di un ente centrale per avere accesso alle informazioni.

Come anticipato, la tecnologia viene collegata, in principio, solo in relazione al bitcoin, ma il suo utilizzo può essere più vasto:

– All’interno di istituti scolastici, la Holbertson School of Engeneering intende utilizzare la blockchain per autenticare titoli e certificati accademici in modo da assicurare maggiore trasparenza. Sul sito della scuola è possibile leggere “Today, we are proud to announce that we are now the first school in the world to deliver our certificates in the Bitcoin blockchain. Storing our certificates in the blockchain will simplify the verification process by employers, and help fight against fake certificates and false resumes…”;

– In caso di voto elettorale è possibile monitorare i voti eliminando i rischi di una potenziale frode grazie alla possibilità di tracciare i voti con i database distribuiti dalla blockchain;

– Per la gestione della contabilità;

– Per la gestione di pratiche legali;

– Nel settore del gaming.

Sono molti i settori in cui la blockchain può essere utilizzata, ma ad oggi essa presenta diverse problematiche ambientali, infatti viene definita come una tecnologia “energivora”. Siccome nasce per essere applicata alle criptovalute, al contrario dei tradizionali registri utilizzati dai governi e dalle banche, i quali sono caratterizzati da centralizzazione e inaccessibilità, il sistema blockchain è decentralizzato e trasparente e presenta la mancanza di una autorità centrale, ogni partecipante possiede una copia del registro e le transazioni sono visibili a tutti, creando un conseguente consumo di energia.

Per minare le criptovalute viene utilizzato il sistema “proof of work”, un algoritmo volto a validare la criptovaluta ed evitare che essa venga utilizzata più volte, questo algoritmo richiede una potenza di calcolo non indifferente, per questo i miners competono tra loro per ottenere la giusta risoluzione al problema matematico inducendo un maggiore consumo di energia rispetto a quello della metodologia detta “proof of stake”, il quale richiede una minore potenza di calcolo; entrambe le metodologie però possono essere soggette ad attacchi.

La maggiore implicazione nello sfruttamento dell’ambiente dalla blockchain si ha in quanto il consumo di energia avviene tramite l’utilizzo dei combustibili fossili. L’Università di Cambridge nello studio “Cambridge bitcoin electricy consumption index” ha stimato che il bitcoin consuma circa 116,49 TWh (terawattora) di elettricità all’anno, annualmente nel mondo viene consumata 22 315 TWh, di cui lo 0.52% di consumo è del bitcoin (tale calcolo può essere solo stimato non può essere fornito un numero esatto del consumo).

È necessario ridurre l’uso dell’energia utilizzando approcci differenti, ad esempio utilizzando l’algoritmo “proof of stake” oppure impiegando altre forme di energia più sostenibili. L’utilizzo della blockchain, inoltre, produce un forte spreco elettronico cd. e-waste; infatti, per i minatori sono necessari sempre più efficienti sistemi di mining, efficienti hardware, con la conseguenza di una veloce obsolescenza dei sistemi elettronici.

Garantendo un minore consumo di energia, la blockchain potrebbe assicurare una maggiore trasparenza, una equa ripartizione delle risorse. Si potrebbe ridurre la corruzione, rilevare l’evasione fiscale, garantire una maggiore protezione dei dati personali, tracciare i pagamenti illeciti, agevolare le politiche antiriciclaggio e individuare l’appropriazione indebita proprio in quanto vi è la registrazione di tutte le transizioni.

Viste le sue potenzialità il Comitato Economico e Sociale Europeo ha espresso il proprio parere (2020/C47/03 “blockchain e mercato unico europeo – le prossime tappe”). Secondo il CESE la blockchain può “reinventare i modelli socioeconomici”. All’interno del documento si possono individuare i seguenti punti-chiave:

La tecnologia blockchain rappresenta un significativo strumento per il mercato unico europeo, però sono diverse le sfide da affrontare visto soprattutto la mancanza di una disciplina univoca per tutti gli Stati membri, quindi, è necessario che l’Unione Europea fornisca maggiore chiarezza e certezza giuridica sul tema.

In materia di dati personali era stata adottata la General Data Protection Regulation (REGOLAMENTO (UE) 2016/679 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 27 aprile 2016) relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati). Siccome al tempo non si conosceva tale tecnologia, si presenta quindi necessario un adattamento della GDPR comprendendo anche la blockchain.  

I costi delle operazioni sono spesso proibitivi ponendo quindi i servizi tecnici e di consulenza fuori dalla portata della PMI. Appare, dunque, opportuno sostenere la creazione di nuove reti di blockchain per garantire un accesso più equo alle PMI e a entità di più piccole dimensioni e capire, studiare l’impatto che la blockchain avrà sulla occupazione: “Le micro, le piccole e le medie imprese (PMI) costituiscono il motore dell’economia europea. Sono essenziali per la creazione di posti di lavoro e per la crescita economica e assicurano la stabilità sociale”.

Per questo la CESE esorta le istituzioni europee a fare chiarezza sul tema e individuare un terreo comune per sfruttare al meglio il potenziale che tale tecnologia possa offrire.

 

 

 

 

 

 


Fonti:

Salvis Juribus – Rivista di informazione giuridica
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Sara Onorato

Buongiorno a tutti! mi chiamo Sara e sono nata a Milano nel 1996, attualmente sono una studentessa di giurisprudenza presso l'Università Statale di Milano, ed aspiro a diventare avvocato.

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