Parità di genere, oggi: persiste il divario

Parità di genere, oggi: persiste il divario

L’ordinamento italiano tutela la donna lavoratrice vietando ogni atto discriminatorio in suo danno come è previsto dell’art. 37 della Costituzione il quale sancisce il principio di parità tra uomo e donna in ambito lavorativo, riconoscendo ad entrambi gli stessi diritti e a parità di lavoro le stesse retribuzioni. Ciononostante, ancora oggi nel mondo del lavoro centinaia di donne subiscono discriminazioni, causando pertanto, un divario di genere e comportando ancora forti squilibri e disparità tra uomini e donne sia a livello di prospettive di carriera, come si evince dalla scarsa presenza delle donne ai livelli alti di inquadramento, sia per quanto riguarda la qualificazione professionale e la parità di retribuzione.

In particolare, tali discriminazioni basate sul genere sono dovute soprattutto alla  maternità delle donne, in quanto i datori di lavoro ritengono che le assunzioni e l’immediato collocamento della lavoratrice in maternità potrebbe comportare un aggravio dei costi a carico della finanza pubblica.

A riprova di ciò lo scorso 9 maggio Elisabetta Franchi, affermata imprenditrice bolognese del settore della moda, insignita un anno fa anche del titolo di Cavaliere della Repubblica, ha  parlato del lavoro femminile in termini che sono stati definiti “medioevali”. E per quanto la stilista abbia poi cercato di particolareggiare le sue motivazioni, le parole espresse restano inequivocabili: <<Un imprenditore investe tempo, energia e denaro e se ti viene a mancare è un problema, quindi anche io da imprenditore responsabile della mia azienda, ho spesso puntato su uomini. Va fatta una premessa: oggi le donne le ho messe ma sono anta, questo va detto, comunque ancora ragazze ma cresciute. Se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa, sono al mio fianco e lavorano h24, questo è importante>>.

Le sue parole, mettono in luce l’attuale contesto aziendale italiano, nel quale spesso si verificano episodi discriminatori nei confronti delle donne, che spesso purtroppo sono costrette a dover fare una scelta e a dover rinunciare alla loro carriera e realizzazione professionale per non trascurare la famiglia.

Tale comportamento assunto da Elisabetta Franchi in particolare, e dalla maggior parte delle aziende e dei datori di lavoro italiani e del mondo violano non solo la Costituzione, ma anche le norme Internazionali e Comunitarie come la “Convenzione sull’eliminazione  di ogni forma di discriminazione contro le donna”, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979, la quale all’art. 1 denuncia la discriminazione contro le donne come <<essenzialmente ingiusta e un’offesa per i Diritti Umani>>, e definisce la stessa  come <<ogni distinzione, esclusione o limitazione basata sul sesso, che abbia l’effetto e lo scopo di compromettere o annullare il riconoscimento, il godimento o l’esercizio da parte delle donne, indipendentemente dal loro stato matrimoniale e in condizioni di uguaglianza tra uomini e donne, dei Diritti Umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile, o in qualsiasi altro campo>>. Purtroppo, ancora oggi si tende a far ricadere sulle donne la responsabilità della cura nei confronti dei figli o parenti anziani, e  ciò è dovuto in particolare a dei modelli culturali ed educativi e a degli stereotipi di genere fortemente radicati nella nostra società.

Pertanto a mio parere,  per eliminare la discriminazione così praticata da persone, aziende e/o Enti occorre apportare grandi cambiamenti  nella nostra società adottando  tutte le misure necessarie per correggere costumi e pratiche consuetudinarie discriminatorie, e ciò deve partire soprattutto dallo Stato che è chiamato quindi ad intervenire mettendo in atto delle azioni di sensibilizzazione a livello culturale e a creare delle opportunità per riconsiderare esperienze e pratiche organizzative che pongono le basi per una conciliazione vita-lavoro.


Salvis Juribus – Rivista di informazione giuridica
Direttore responsabile Avv. Giacomo Romano
Listed in ROAD, con patrocinio UNESCO
Copyrights © 2015 - ISSN 2464-9775
Ufficio Redazione: redazione@salvisjuribus.it
Ufficio Risorse Umane: recruitment@salvisjuribus.it
Ufficio Commerciale: info@salvisjuribus.it
***
Metti una stella e seguici anche su Google News
The following two tabs change content below.

Avv. Federica Pisaniello

Latest posts by Avv. Federica Pisaniello (see all)

Articoli inerenti