L’intelligenza artificiale negli studi legali: un caso inglese
di Michele Di Salvo
Il 6 maggio 2025, la Solicitors Regulation Authority (SRA) britannica ha autorizzato Garfield.Law Ltd titolare di Garfield AI, il primo studio legale al mondo autorizzato e iscritto nel registro a svolgere attività legale riservata ai solicitors, a fornire servizi esclusivamente attraverso l’intelligenza artificiale (è come se una legaltech, in Italia, fosse iscritta all’albo degli avvocati).
La vicenda Garfield non rappresenta soltanto un esperimento tecnologico ma anche di test di un deferente approccio normativo. Mentre l’Europa ha scelto la strada della regolamentazione comprensiva con il Regolamento (UE) 2024/1689 – AI Act -, il Regno Unito persegue un approccio settoriale più flessibile, creando un laboratorio per osservare vantaggi e rischi di strategie divergenti.
Garfield.Law nasce dall’incontro tra Philip Young, avvocato con oltre 25 anni di esperienza nel contenzioso commerciale, e Daniel Long, fisico quantistico che si dedica allo sviluppo tecnologico.
Lo studio legale ha una sua tipicità: si concentra sul recupero crediti di piccola entità fino a 10.000 sterline, offrendo servizi che partono da 2 sterline per una “polite chaser letter” fino alla gestione completa del contenzioso davanti alle small claims court.
Il sistema non è una semplice applicazione di ChatGPT ma è un’architettura ibrida che combina LLM di livello enterprise con un sistema esperto basato su regole, incorporando decenni di esperienza legale in algoritmi che seguono le Civil Procedure Rules britanniche. Ogni documento generato passa attraverso la revisione del cliente e dello stesso Young che risulta il compliance officer.
L’aspetto più rivoluzionario sta nel fatto che Garfield opera come studio legale a tutti gli effetti: regolamentato dall’SRA, coperto da assicurazione professionale obbligatoria, con solicitors responsabili per ogni output del sistema. Non si tratta quindi di un semplice fornitore di tecnologia legale, ma di un’entità che assume la piena responsabilità professionale per i servizi erogati attraverso l’AI.
L’autorizzazione di Garfield ha richiesto otto mesi di intenso dialogo con l’SRA, durante i quali il regolatore ha imposto condizioni stringenti per garantire la tutela dei consumatori. Tra queste, il divieto assoluto per il sistema di proporre giurisprudenza rilevante – area notoriamente soggetta alle “allucinazioni” dei modelli linguistici – e l’obbligo di mantenere il controllo umano su ogni fase del processo, con l’approvazione esplicita del cliente per ogni fase.
L’SRA ha verificato meticolosamente i processi di quality-checking, le misure per la riservatezza delle informazioni dei clienti e i meccanismi di prevenzione dei conflitti di interesse. Non mancano le preoccupazioni ad esempio sulla accuratezza degli output, i bias algoritmici, i bias discriminatori, il mantenimento della responsabilità professionale e sistemi di verifica e controllo.
Mentre il Regno Unito sperimenta sul campo Garfield, l’Unione Europea ha adottato un approccio radicalmente diverso con l’AI Act, che rappresenta il primo tentativo al mondo di regolamentazione orizzontale e comprensiva dell’intelligenza artificiale, introducendo un sistema di classificazione basato sul rischio che distingue tra applicazioni vietate, ad alto rischio, a rischio limitato e minimo.
Per il settore legale, l’AI Act presenta implicazioni particolarmente rilevanti. L’articolo 6 classifica come ad alto rischio i sistemi AI utilizzati “nell’amministrazione della giustizia e nei processi democratici”, inclusi quelli destinati ad “assistere un’autorità giudiziaria nella ricerca e nell’interpretazione di fatti e diritto e nell’applicazione della legge a una serie concreta di fatti”. Sebbene Garfield operi nel contesto delle small claims civili e non rientri direttamente in questa categoria, la linea di demarcazione potrebbe rivelarsi decisamente porosa.
Gli studi legali europei che intendano utilizzare sistemi AI dovranno farlo attraverso le barriere di un complesso framework normativo. Per i sistemi ad alto rischio, l’articolo 9 impone l’implementazione di un sistema di gestione del rischio che copra l’intero ciclo di vita dell’AI, mentre l’articolo 10 stabilisce requisiti stringenti per la governance dei dati, inclusa la necessità di dataset di addestramento “pertinenti, rappresentativi, esenti da errori e completi”. L’articolo 13 richiede inoltre che tali sistemi siano progettati per consentire un’efficace supervisione umana, principio che Garfield sembra già incorporare nel suo design.
Mentre l’AI Act europeo stabilisce un quadro normativo rigido, il Regno Unito ha adottato un approccio più flessibile e settoriale. Il governo britannico, con il White Paper “AI Regulation: A Pro-Innovation Approach”, enfatizza la necessità di una regolamentazione adattabile che non ostacoli lo sviluppo tecnologico.
L’approccio UK si basa su principi generali, demandando ai singoli regolatori – come l’SRA per il settore legale – la gestione delle applicazioni AI nei rispettivi ambiti. Invece di regole rigide ex ante, il Regno Unito punta su valutazioni caso per caso, consentendo sperimentazioni più rapide e adattamenti normativi progressivi.
Nel caso di Garfield.Law, l’SRA ha lavorato direttamente con lo studio per otto mesi, sviluppando regole mirate che equilibrano innovazione e tutela dei consumatori. Questo modello garantisce flessibilità normativa, ma potrebbe generare anche potenziali criticità. L’assenza di standard uniformi potrebbe creare incertezza per operatori che intendano scalare oltre i confini nazionali. Inoltre, la dipendenza dalla capacità e dalle risorse dei singoli regolatori settoriali potrebbe portare a disparità significative tra diversi ambiti professionali.
Ma proprio per l’alto grado di innovazione, invece di introdurre regole teoriche contro cui andarsi a scontrare, l’Inghilterra propone un modello di dialogo – coerente con il proprio framework amministrativo generale – in cui il regolatore è consapevole del suo mandato, ma impara con l’impresa, ed acquisisce caso per caso quelle competenze che ontologicamente nessuna amministrazione può avere.
Ciò è ancora più vero quando la regolamentazione è delegata ad un soggetto sovranazionale – nel caso l’Unione Europea – e le autorità nazionali si limitano a tradurre e copincollare acriticamente i regolamenti e le linee guida, senza tenere minimamente conto delle esigenze e realtà concrete.
Per gli studi legali italiani ed europei, il caso Garfield da un lato, dimostra che l’automazione di servizi legali routinari è non solo tecnicamente fattibile ma anche commercialmente viabile e regolamentarmente accettabile, dall’altro, evidenzia la complessità del percorso normativo che attende chi intenda seguire questa strada nell’ambito dell’AI Act.
Per molti servizi legali di routine – dalla due diligence contrattuale alla redazione di atti standard – la classificazione come sistemi a rischio minimo potrebbe consentire maggiore flessibilità. Tuttavia, man mano che l’AI si avvicina al cuore dell’attività complessa, i requisiti normativi si intensificano proporzionalmente.
La questione della responsabilità professionale assume contorni particolarmente delicati. Mentre Garfield mantiene chiaramente la responsabilità in capo a solicitor qualificati, nell’ambiente europeo post-AI Act gli studi dovranno documentare meticolosamente le catene di responsabilità, implementare sistemi di supervisione umana conformi all’articolo 14 del Regolamento e garantire la tracciabilità di ogni decisione algoritmica.
In questo – salvo rarissime eccezioni – gli studi che in concreto potranno dotarsi di questi sistemi saranno gli associati sotto forma societaria con un congruo numero di soci-associati tali da poter realizzare una vera e propria governance di processo sui classici tre livelli.
Resta il dubbio quindi di fondo che uno strumento che dovrebbe accrescere la competitività e ridurre i costi, alla fine finisca – come storicamente si è verificato spesso – per creare un ulteriore vantaggio competitivo per gli studi più grandi a discapito dei giovani e degli studi professionali più contenuti.
La reazione della comunità legale britannica a Garfield è stata mista, oscillando tra entusiasmo per le potenzialità di democratizzazione dell’accesso alla giustizia e preoccupazione per l’impatto sulla professione tradizionale. Young sostiene che il sistema “libererà gli avvocati per concentrarsi sul lavoro di livello superiore e di maggior valore”.
L’AI Act europeo, con la sua enfasi sulla protezione e la supervisione umana, potrebbe offrire agli studi tradizionali un cuscinetto temporale per adattarsi, rallentando l’adozione di soluzioni puramente algoritmiche.
In un’intervista il fondatore dello studio ha così raccontato la nascita della sua idea “ho deciso di costruire qualcosa per aiutare persone come mio cognato Andy, idraulico vicino a Sheffield. Come molti piccoli imprenditori, a volte non viene pagato dai clienti. Non per insolvenza o problemi con il servizio, ma perché certi debitori approfittano del fatto che chi gestisce una piccola attività non ha tempo né competenze per scrivere solleciti, compilare moduli giudiziari o seguire una causa. E per un non avvocato, il tribunale è intimidatorio. Per una grande azienda, qualche migliaio di sterline è nulla. Per una piccola impresa, sono le vacanze estive. È un problema rilevante nell’economia del Regno Unito: alcune stime parlano di 6 altre addirittura di 50 miliardi di sterline l’anno. Ho pensato che fosse il problema ideale da risolvere con l’intelligenza artificiale. I piccoli crediti sono le cause commerciali più semplici in Inghilterra e Galles e seguono una procedura ben definita. Come dice il mio cofondatore tecnico Dan si tratta di una “successione di spazi-problema relativamente chiusi” – perfetti per l’IA.”
Il modello è così descritto dai fondatori:
Garfield è un’applicazione web che aiuta i creditori a recuperare crediti inferiori a £10.000 tramite il sistema small claims inglese e gallese. Garfield accompagna l’utente in ogni fase: triage iniziale, lettere pre-contenzioso, modulistica giudiziaria, richiesta di giudizio in contumacia o ammissione, gestione della difesa, preparazione alla fase finale. Prepara anche il fascicolo elettronico, uno skeleton argument e una nota orale per l’udienza. L’utente può anche farsi rappresentare da un barrister.
Garfield AI è in grado di generare documenti almeno al livello di un avvocato competente in uno studio legale di provincia (high street law firm). Abbiamo intenzione di migliorare costantemente questo standard man mano che il servizio viene distribuito.
Abbiamo modellato il comportamento di Garfield sullo stile di un buon studio legale. I fatti provengono dal cliente, ma le conoscenze legali e procedurali e le raccomandazioni arrivano dallo studio. Un buono studio mostra le bozze al cliente prima dell’invio. Garfield fa lo stesso: ogni fase viene mostrata all’utente, che può correggere eventuali errori di comprensione.
Garfield AI è uno studio legale e quindi si applicano le stesse regole degli altri studi legali inglesi, incluse le normative regolamentari e gli obblighi contrattuali verso i clienti. La responsabilità è gestita come in qualsiasi studio legale, incluso il fatto che disponiamo di un’assicurazione professionale di responsabilità civile.
La SRA ha il dovere pubblico di promuovere l’accesso alla giustizia. Garfield AI nasce proprio con l’intento di ampliarlo, permettendo alle piccole imprese di recuperare crediti minori. Una volta verificato che la SRA avesse giurisdizione per autorizzare Garfield, e che le nostre risposte fossero soddisfacenti, l’autorizzazione è stata una scelta logica.
Gli utenti pagano con un modello “pay as you go” (a consumo). Nessun abbonamento, nessun vincolo. Gli utenti pagano solo ciò che serve. Se una causa si risolve presto, si pagano poche fasi; se si arriva fino al processo, si pagano più fasi. In più, molte delle spese legali sono recuperabili dal debitore, se solvibile e se il credito viene riconosciuto. Questo rende l’utilizzo di Garfield più attraente per i creditori.
Siamo stati davvero colpiti dalla risposta entusiasta. Moltissime imprese si sono già iscritte o ci hanno contattato. Sembra chiaro che il problema dei piccoli crediti insoluti sia davvero molto diffuso.
In ogni caso la soluzione inglese sembra “intelligente”, sotto vari punti di vista.
Se definiamo l’intelligenza come la capacità di adattarsi e trovare soluzioni ai problemi proposti dall’ambiente, Garfield in effetti usa gli strumenti disponibili per risolvere un problema la cui soluzione sarebbe antieconomica per il creditore.
Non si sostituisce all’uomo nella fase di controllo, valutazione, ponderazione e creativa.
Non rappresenta un prompt con cui l’uomo si defatica lasciandogli il compito di “scrivere al posto suo”, ma gestisce routine in un contesto procedurale standardizzato.
Quando le autorità di regolazione e quelle amministrative non si muovono in modo rigido e verticale, ma si collocano in posizione orizzontale e dialogante, anche un procedimento “unico e primo” nel suo genere viene definito in pochi mesi. Ed è questo il quadro nel quale l’innovazione può trovare la via per essere utile.
Salvis Juribus – Rivista di informazione giuridica
Direttore responsabile Avv. Giacomo Romano
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