Dal Gaming Act al Gambling Act, in riferimento al gioco d’azzardo nella società inglese

Dal Gaming Act al Gambling Act, in riferimento al gioco d’azzardo nella società inglese

Il gioco d’azzardo ha sempre rappresentato un elemento ambiguo nel corso della storia, ed in particolare per i legislatori. Molte volte è stato dichiarato illegale ed innumerevoli altre volte è stata tentata una regolamentazione del fenomeno, non solo per ottenere una disciplina giuridicamente omogenea, ma anche con lo scopo di introdurre nuove tasse (sulle scommesse e sulle vincite) che aumentassero i guadagni nelle casse dello Stato.

La sua “messa al bando” era spesso legata alla immoralità del gioco d’azzardo, così definito  dalla Chiesa e da alcuni politici, che vedevano in tale attività una rovina dei buon costumi della società.

In Inghilterra nel 1545, viene tentato un primo processo di prevenzione verso questa dispendiosa pratica, bandendo qualunque passatempo rimandasse alle scommesse, ed allontanasse un soggetto dai suoi doveri sociali.

Nel periodo georgiano, quindi dal XVIII secolo, giochi e scommesse raggiungono il culmine, portando un aumento, quasi insostenibile, di cause dove veniva richiesto l’adempimento dei debiti contratti con i giochi d’azzardo. 

Con i tribunali ormai impossibilitati ad assicurare l’attività giurisdizionale per ogni causa, dal 1845 inizia una serie di necessari interventi legislativi. 

Il primo di tutti è il “Gaming Act”, il quale, differentemente da quanto si potrebbe pensare, non rese illegali le scommesse e ciò che da esse scaturiva, ma per disincentivare ciò, venne stabilito che tutti i debiti contratti con il gioco d’azzardo erano, per legge, nulli. 

Il creditore non aveva più il potere di intentare una causa per ottenere una somma di denaro o altri beni di valore che erano oggetto di vincite a seguito di una scommessa. 

Le critiche non tardarono ad arrivare, e di fatti, molti sollevarono obiezioni a questa legge ricorrendo al fatto che così veniva meno il diritto di libera scelta, che nel caso specifico riguardava la libera scelta di dove e come investire il proprio denaro. Molti si domandavano dove fosse la differenza tra investire dei soldi nel mercato finanziario, e quello di investire una somma in una “piccola” scommessa che avrebbe potuto portare del giovamento allo scommettitore. 

Lo Stato non si fece convincere da tali proteste e così nel 1853 redasse un nuovo atto (il “Betting Act”) dove venne imposta la chiusura delle case di scommesse e di qualsiasi altro locale  la cui finalità fosse quella di organizzare scommesse.

Nessuno di questi atti aventi forza legge riuscì a raggiungere lo scopo di abolire il gioco d’azzardo, in quanto medesima attività proseguì in clandestinità, dove il controllo delle scommesse, e di conseguenza la riscossione dei debiti, passò sotto il controllo di bande di delinquenti. 

Nei tribunali i giudici non si trovavano più oberati dalle cause per la remissione di debiti, ma, altre forme di “giustizia” avevano iniziato a dilagare nei quartieri inglesi. 

A metà del secolo scorso, viene incaricata una Commissione di indagare su scommesse e gioco d’azzardo. Al termine di queste investigazioni, si giungerà al “Betting and Gaming Act” (1960). Con tale atto è in parte riconcessa la possibilità di scommettere senza ricorrere alla clandestinità, grazie all’autorizzazione concessa ai “botteghini” di scommesse situati nelle maggiori strade della Gran Bretagna, di svolgere la propria attività.

Tuttavia, per gli scommettitori, il passo più importante si avrà solamente agli inizi del XXI secolo, quando, il gioco d’azzardo torna sotto il controllo del potere Statale, il quale si era reso conto dell’enorme vantaggio economico che esso aveva, e così da attività moralmente discutibile, passerà ad essere considerata un’attività lecita nel tempo libero dove lo Stato invogliava le persone a prenderne parte. 

In ipotesi di inadempimento, i tribunali si sarebbero (di nuovo) fatti carico di risolvere giudizialmente le questioni tra i creditori ed i debitori.  

Nel 2005 con l’emanazione del “Gambling Act” viene a conferirsi una nuova modalità di gioco d’azzardo: innanzi tutto si rimuovono quegli ostacoli che impedivano la libertà di scommessa in tutto il territorio inglese, e successivamente viene ad essere regolamentato il gioco d’azzardo attuato mediante dispositivi tecnologici, ovvero il gioco online. Con l’introduzione del gioco d’azzardo online (una delle forme maggiormente in vigore nell’attuale società), un ruolo fondamentale è ricoperto dalla “ UK Gambling Commission”, che ha il compito di rimuovere ogni possibile rischio di truffa all’interno dei casinò online. Oltre a tale controllo, la Commissione, si occupa anche di supervisionare che il gioco d’azzardo rispetti i dettami normativi. 

È da notare come nel corso di un secolo inizi a cambiare la prospettiva cui veniva visto il gioco d’azzardo. Probabilmente dovuto anche alle bande di criminali che avevano preso il sopravvento nel contesto sociale; un contesto dove si stava dimostrando difficile, se non addirittura impossibile, sopprimere il gioco d’azzardo e le sue continue scommesse. Da ciò, l’intento dello Stato di riprendere il potere su un fenomeno impossibile da contrastare, ma, a questo punto, renderlo lecito e trarne un vantaggio.


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