
Il ruolo del commercialista nella tutela dei dati personali: dal GDPR all’intelligenza artificiale
Sommario: 1. Premessa – 2. Privacy e consulenza: una sinergia interdisciplinare – 3. L’audit privacy: anatomia di una verifica – 4. Sistemi di gestione e certificazioni: il valore dell’ordine – 5. Accountability e tracciabilità: la memoria della legalità – 6. Misure di sicurezza e cultura digitale – 7. NIS2, intelligenza artificiale e il futuro prossimo – 8. Conclusioni
Il presente contributo trae origine dal documento “Il ruolo del Commercialista in materia di privacy e protezione dei dati (Reg. UE 2016/679): la valutazione della conformità al GDPR”, pubblicato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC).
Con tale intervento, il Consiglio ha inteso valorizzare la funzione del commercialista quale figura sempre più centrale nella tutela dei dati personali, sottolineando il ruolo dell’attività di audit privacy come strumento cardine per valutare la conformità normativa e garantire il rispetto del principio di accountability.
1. Premessa
Negli ultimi anni, la protezione dei dati personali ha assunto un rilievo strategico, trasformandosi da mero adempimento burocratico in elemento identitario della governance aziendale.
L’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2016/679 – più noto come GDPR – ha segnato una vera rivoluzione copernicana nel diritto della privacy, imponendo un approccio strutturato, documentato e trasparente alla gestione dei dati.
In questo scenario, il commercialista non è più soltanto un custode dei numeri, ma un garante dei processi: una figura capace di interpretare la complessità normativa e di tradurla in protocolli operativi sostenibili. Come sottolinea il CNDCEC, il professionista contabile diviene oggi un partner strategico nella definizione delle politiche di compliance, affiancando le imprese nella gestione del rischio e nella costruzione di un sistema organizzativo fondato sulla fiducia e sulla responsabilità.
2. Privacy e consulenza: una sinergia interdisciplinare
Il GDPR impone un equilibrio raffinato tra diritto, tecnologia e organizzazione.
In tale contesto, il commercialista collabora con avvocati, ingegneri e informatici, assumendo incarichi che spaziano dall’audit alla consulenza tecnica in sede contenziosa.
Non di rado, infatti, è designato come Data Protection Officer o consulente per la conformità, potendo contare su un bagaglio di competenze unico: conoscenza dei flussi documentali, esperienza nei controlli e capacità di valutazione economico-gestionale.
La sua professionalità, storicamente radicata nell’analisi dei rischi e nella verifica della coerenza procedurale, si adatta con naturalezza al linguaggio della privacy, dimostrando che numeri e dati – quando ben governati – parlano la stessa lingua della trasparenza.
3. L’audit privacy: anatomia di una verifica
L’audit è, in fondo, un atto di fiducia metodologica: osservare, misurare, verificare.
Secondo la norma UNI EN ISO 19011:2018, esso consiste in un processo sistematico e indipendente volto a raccogliere evidenze oggettive per determinare la conformità a criteri predefiniti.
Nel campo della protezione dei dati, tali criteri coincidono con norme, policy, contratti e standard internazionali.
Gli audit si distinguono in interni, di seconda parte e di terza parte, a seconda della posizione dell’auditor rispetto all’organizzazione.
Il commercialista che riveste tale ruolo deve saper coniugare rigore e pragmatismo: pianificare le attività, predisporre checklist, analizzare documenti, redigere rapporti conclusivi.
Ma, soprattutto, deve saper leggere i contesti e non solo le carte, perché la conformità non è mai un esercizio di forma, bensì un processo di cultura aziendale.
4. Sistemi di gestione e certificazioni: il valore dell’ordine
Molte organizzazioni scelgono di non limitarsi all’obbligo di legge, adottando sistemi di gestione volontari basati su standard come la ISO/IEC 27001 e la ISO/IEC 27701.
La prima tutela la sicurezza delle informazioni, la seconda estende la protezione ai dati personali, introducendo il Privacy Information Management System (PIMS).
In questo ambito, il commercialista assume il ruolo di “architetto della conformità”, accompagnando le imprese nell’analisi dei rischi, nella redazione delle policy e nella predisposizione della documentazione.
Il riferimento allo schema ISDP©10003:2020, conforme alla UNI EN ISO 17065, rappresenta una sintesi perfetta: la compliance non è mai fine a sé stessa, ma diviene un metodo per certificare l’etica dei processi.
5. Accountability e tracciabilità: la memoria della legalità
Il principio di accountability – anima del GDPR – impone alle organizzazioni non solo di essere conformi, ma di poterlo dimostrare.
È la trasformazione della responsabilità in prova documentale: i registri dei trattamenti, dell’amministratore di sistema, delle violazioni, della formazione e persino quelli facoltativi sui penetration test o sull’esercizio dei diritti degli interessati.
Il commercialista, qui, è custode della memoria operativa dell’impresa, colui che trasforma la burocrazia in garanzia e la documentazione in trasparenza.
6. Misure di sicurezza e cultura digitale
L’art. 32 del GDPR impone l’adozione di misure tecniche e organizzative adeguate al rischio.
Crittografia, autenticazione forte, backup, controllo degli accessi, disaster recovery: un lessico ormai familiare anche per chi, fino a ieri, si occupava solo di libri contabili.
L’Annex A della ISO/IEC 27001:2022 costituisce una vera “mappa” per orientarsi tra le difese informatiche.
Il commercialista, in veste di auditor o consulente, valuta la coerenza delle misure adottate e sensibilizza l’organizzazione a considerare la sicurezza dei dati come un investimento, non un costo – e non senza una certa ironia: dopotutto, la prevenzione è sempre meno cara della sanzione.
7. NIS2, intelligenza artificiale e il futuro prossimo
Con la Direttiva (UE) 2022/2555 (NIS2), l’Europa amplia il perimetro della sicurezza informatica, coinvolgendo anche le PMI.
Il commercialista potrà affiancare le imprese nella mappatura dei rischi, nella predisposizione della documentazione e nella verifica dei controlli interni, ponendosi come mediatore tra tecnica e diritto.
Ma l’orizzonte si spinge oltre.
L’AI Act – il futuro regolamento europeo sull’intelligenza artificiale – introdurrà nuovi criteri di conformità basati sul rischio. Alcune applicazioni saranno vietate, altre sottoposte a severi obblighi di trasparenza e tracciabilità.
Il professionista contabile dovrà quindi aggiornarsi costantemente, integrando la Data Protection Impact Assessment (DPIA) anche per i sistemi di AI ad alto rischio.
In altre parole, il commercialista del futuro sarà un interprete delle macchine, un garante umano della legalità digitale.
8. Conclusioni
La professione contabile vive una metamorfosi.
Dal bilancio alla compliance, dal dato economico al dato personale, il commercialista diviene oggi custode della fiducia tra impresa e società.
Non più solo esecutore di adempimenti, ma attore consapevole di una trasformazione etica e tecnologica, dove legalità, trasparenza e sostenibilità convergono.
La sfida è continua, ma anche entusiasmante: perché, in fondo, l’unico dato davvero sensibile è quello che riguarda il futuro.
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