La mediazione familiare per le coppie non sposate con figli adottivi conviene davvero rispetto al giudizio

La mediazione familiare per le coppie non sposate con figli adottivi conviene davvero rispetto al giudizio

La trasformazione dei modelli familiari, dalle unioni non matrimoniali, alle adozioni nazionali e internazionali, financo ai nuovi assetti di responsabilità genitoriale, impone una riflessione sul modo in cui il conflitto familiare viene gestito e sul ripensamento degli strumenti che possono intervenire in ausilio delle coppie cosiddette “in crisi”.

Nel caso delle coppie non sposate con figli adottivi, il legame genitoriale è pieno e definitivo (si parla, infatti, di adoptio plena), e la crisi della coppia non può certamente tradursi in uno shock emotivo e relazionale per il minore, già soggetto a precedenti vissuti di discontinuità affettiva.

Se, dunque, l’ordinamento giuridico e le ADR prestano particolare attenzione alla figura del minore il cui punto di vista è prioritario e la sua tutela primaria – tanto da parlarsi di “best interest” – nelle coppie sposate e non, omo o etero genitoriali, a maggior ragione, il personale vissuto di cambiamento del minore adottato necessita di ulteriore e rafforzata tutela giuridica e ausilio psicologico, dal momento che nei casi di figli adottivi, l’interesse del minore alla stabilità dei legami affettivi è ancora più incisivo, proprio poiché ogni rottura rischia di riattivare vissuti di perdita e discontinuità.

Come noto, la riforma Cartabia (d.lgs. 149/2022) ha rafforzato la centralità degli strumenti alternativi al contenzioso e ha introdotto un modello orientato alla co-genitorialità, alla rapidità e alla deconflittualizzazione, valorizzando la mediazione familiare come risposta moderna, flessibile e coerente con la tutela integrata anche del minore adottivo.

Perché la mediazione familiare potrebbe essere particolarmente indicata nei casi di figli adottivi?

L’art. 337-ter c.c., già orientato alla bigenitorialità responsabile, è stato rafforzato proprio dalla Riforma Cartabia nella sua prassi applicativa: il giudice privilegia accordi costruiti dalle parti, anche quelli raggiunti in sede di mediazione familiare che, se recepiti nel provvedimento del giudice, diventano titolo esecutivo.

La Suprema Corte di Cassazione, del resto, ha ribadito in molte pronunce che l’interesse del minore presuppone cooperazione, stabilità e qualità dei rapporti tra i genitori: elementi tipici proprio dei percorsi di mediazione familiare.

E proprio il pericolo di riattivazione di quei vissuti di perdita e discontinuità, cui sopra si accennava, porta a ritenere la mediazione familiare uno strumento ottimale, andando a proteggere la continuità affettivo-relazionale ed evitando brusche fratture derivanti da un contenzioso duro.

Se, poi, il rifiuto alla mediazione familiare può essere valutato negativamente dal giudice in sede di giudizio come scarsa indole collaborativa della parte che – se giustificato motivo – non prende parte nemmeno al primo incontro informativo, questo aspetto per una coppia con un figlio adottivo è ancora più cruciale.

Quindi, la mediazione familiare: a) protegge la continuità affettiva e la stabilità familiare, che per i minori adottivi è parte essenziale del processo identitario. La mediazione costruisce, infatti, patti che evitano oscillazioni dannose e riporta la coppia sul terreno della genitorialità, che non viene meno al finire del rapporto di coppia; b) rende sostenibili i progetti educativi, in quanto molti minori adottivi seguono percorsi psicoterapeutici o di supporto e, pertanto, servono sul punto anche decisioni coordinate tra i genitori; c) riduce il rischio di “lealtà divisa”, poiché ontologicamente il contenzioso, per la sua logica WIN-LOSE, acuisce la paura della perdita, mentre la mediazione familiare rassicura e restituisce prevedibilità; d) evita decisioni standardizzate. Il giudice, pur attento, non può modellare provvedimenti su abitudini, storie adottive, traumi, riti familiari, mentre la mediazione familiare – pur non essendo né potendo essere terapia di coppia o seduta psicologica – presta attenzione alle emozioni e le incanala verso la riapertura di canali comunicativi chiusi, facilitando il sano e rispettoso dialogo tra le parti. Il clima emotivo è cooperativo in questa sede e non conflittuale; e) permette tempi più rapidi e meno traumatici, durando qualche mese, contro gli anni di un giudizio ordinario; f) presenta un minore o comunque indiretto coinvolgimento del minore, protetto dagli incontri e raramente direttamente chiamato a parteciparvi, a differenza delle possibili audizioni giudiziarie.

Una scelta a protezione del minore adottivo

La mediazione familiare, alla luce della riforma Cartabia e della giurisprudenza della Cassazione, costituisce pertanto uno strumento di tutela del minore adottivo, idoneo a preservare legami affettivi e stabilità, nonché un percorso più rapido e meno costoso che rafforza la responsabilità genitoriale condivisa e costruisce accordi solidi e duraturi.

Per le coppie non sposate con figli adottivi, la mediazione non è, dunque, solo un’opzione.

Anzi: spesso si tratta della strada migliore per proteggere il minore e consolidare un progetto genitoriale che resta, anche quando la coppia si scioglie, nel suo precipuo interesse.


Salvis Juribus – Rivista di informazione giuridica
Direttore responsabile Avv. Giacomo Romano
Listed in ROAD, con patrocinio UNESCO
Copyrights © 2015 - ISSN 2464-9775
Ufficio Redazione: redazione@salvisjuribus.it
Ufficio Risorse Umane: recruitment@salvisjuribus.it
Ufficio Commerciale: info@salvisjuribus.it
***
Metti una stella e seguici anche su Google News

Articoli inerenti

Mediazione familiare: una separazione o un divorzio “senza figli” ma non senza legami

Mediazione familiare: una separazione o un divorzio “senza figli” ma non senza legami

Sommario: 1. Il fatto – 2. Una fotografia statistica: sempre più coppie, sempre più crisi anche senza figli – 3. Mediazione familiare...

Quante persone in Italia vengono effettivamente a conoscenza della mediazione familiare? E quante scelgono di intraprendere un percorso?

Quante persone in Italia vengono effettivamente a conoscenza della mediazione familiare? E quante scelgono di intraprendere un percorso?

Sommario: 1. I dati drammatici – 2. Il “divario conoscenza-adesione”: alcune chiavi di lettura e prospettive risolutorie   La riforma...

Mediazione familiare: uno strumento utile (ma quanto conosciuto?) per gestire i conflitti familiari

Mediazione familiare: uno strumento utile (ma quanto conosciuto?) per gestire i conflitti familiari

Sommario: 1. La mediazione familiare: uno strumento per ricostruire il dialogo e per proteggere i figli – 2. Quando è particolarmente indicata e...

Mediazione familiare e il divieto in caso di violenza: cosa accadrebbe se divenisse obbligatoria?

Mediazione familiare e il divieto in caso di violenza: cosa accadrebbe se divenisse obbligatoria?

Abstract. La mediazione familiare nell’ordinamento italiano si è affermata progressivamente come uno strumento complementare alla giustizia...