Il club di Berna: la nascita del circolo delle spie nell’epoca della tensione

Il club di Berna: la nascita del circolo delle spie nell’epoca della tensione

Sommario: 1. Introduzione – 2. Contesto Storico – 3. Il fondatore ed il Club – 4. Conclusioni

 

1. Introduzione

Nel 1191, il duca  Bertoldo V di Zähringen fondò sulle sponde del fiume Aar la città di Berna. La futura capitale elvetica iniziò un rapido e progressivo sviluppo, permettendola di acquistare nel corso del tempo i vari elementi e monumenti che oggi la caratterizzano, donandole un’anima elegante e sofisticata. Ancora oggi, passeggiando per le strette vie della città, è possibile ammirare gli edifici signorili in pietra arenaria oppure in mattoni color ocra o rossi. Le case sono finemente incastrate in un reticolato di monumenti, ponti e fontane che ricordano i vari periodi della città. Ad esempio, sulle sponde del fiume Aar si trova il luogo della  “fossa degli orsi” a quest’ultimo luogo è legato il mito della fondazione della città. La leggenda narra che il nome della comunità elvetica venne deciso dal duca dopo l’uccisione di un orso nella fossa.

Altro esempio è il famoso orologio Zytglogge, completato nel 1220  durante il regno dell’imperatore Federico II, dunque durante il medioevo. L’orologio ebbe importanti funzioni come osservatorio astronomico e di confine cittadino, inoltre nella metà del 1300 venne anche utilizzato un  per breve periodo come carcere  femminile dove vennero racchiuse le famose Paffendirnen, ovvero le donne condannate per aver avuto rapporti sessuali con religiosi. Un altro simbolo medievale della città è rappresentato dal  Käfigturm, ovvero una torre di guardia con funzioni sia di prigione, sia di  confine della città. L’orologio e la torre sono stati oggetto di numerosi ritocchi nel corso del tempo, specialmente durante l’illuminismo. Tuttavia proprio grazie alle numerose ristrutturazioni, i due monumenti si sono arricchiti e colorati diventando simboli ed attrazioni turistiche della città. Lo spirito rinascimentale di Berna è certamente legato alla figura dello scultore Hans Gieng, il quale tra il 1540 ed il 1554, diede alla città elvetica un contributo importante da un punto di vista artistico, contribuendo a definirne l’aspetto odierno  grazie alle oltre 100 fontane scolpite  sparse per la città. In particolare, il genio dello scultore trovò il suo picco in 11 fontane, le quali si differenziano per essere maggiormente dettagliate e dipinte da colori accesi. L’ultimo monumento è la cattedrale di Berna (Berner Münster), essa è il monumento che funge da liaison  tra il rinascimento e l’epoca odierna poiché la costruzione della cattedrale gotica fu estremamente lunga e dispendiosa tanto da richiedere ben 402 anni per completarla, ovvero dal 1421 al 1823.

Ma la città non è solo un reticolato di monumenti   ed orologi ma anche di scienza e cultura. Il famoso scienziato tedesco Einstein lavorò tra il 1902 ed il 1909 presso l’istituto dei brevetti  della città. L’anima artistica si sviluppò  grazie ad un habitat idoneo  che offrisse ristoro e riparo a molti artisti  come  Pablo Picasso, Georges Braque, Kirchner, Kandinskij ed infine Paul Klee, al quale è dedicato nella capitale anche un museo, il Paul Klee Zentrum. 

Ma la città svizzera ha anche un suo aspetto misterioso e nascosto.

Utilizzando un po’ di immaginazione  invito i lettori ad  andare nel passato, a metà degli anni 60. Nove persone ben distinte passeggiano sotto i portici della capitale elvetica, magari stanno decidendo quale ristorante scegliere, un ristorante non troppo al centro della città, un locale un po’ più appartato. Passeggiando,  iniziano a ragionare su quali cibi gustare, sono fortunati tra i nove uomini, vi è un famoso gourmand e critico culinario, li consiglia sui piatti tipici, in particolare invita a gustare gli birchermüesli, ovvero un piatto tipico composto da latte con cereali tritati, bacche e noci macinate, prosegue con un altro consiglio, secondo lui, gli  spätzle,  sono assolutamente da provare. La discussione prosegue, gli altri non vogliono essere da meno,  ed un inizia un brainstorming culinario, vi è chi propone le raclette mentre i meno esperti si fermano al classico consiglio della fonduta di formaggi e del cioccolato svizzero. La discussione si interrompe. Uno dei nove ha visto un piccolo ristorante in un boulevard quasi al centro della città, sembra buono, si sente un buon profumo di carne, forse  sono schweineschnitzel. I nove decidono rapidamente, entrano e chiedono alla cameriera un posto appartato, il più appartato. Si guardano intorno, scrutano ogni individuo. Il gourmand nota una famiglia, gli guarda le dita, vede le fedi; vi è un uomo solo al tavolo; lo scruta, vede le mani, il signore si alza, si incammina piano verso l’uscita, ha una mano in tasca e l’altra fuori penzolante, il gourmand con fare serioso, lo segue, intanto  mette la mano sulla fondina  delle pistola custodita nella tasca interna del cappotto, il signore si avvicina alla cassa, la  mano coperta  fuoresce rapidamente impugnando un portafoglio di pelle nera. E’ solo un cliente che vuole pagare. 

I nove si scrutano intorno, ognuno esamina tutti i clienti con naturale destrezza, sono dei diffidenti per natura. Nessun sospetto. Il gruppo si siede ed i membri  iniziano a discutere. Possiamo immaginare l’argomento: in europa vi è un problema, anzi per dirla con le parole di Marx vi è “ Uno spettro che si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo”. Ognuno discute con l’altro utilizzando un falso nome, d’altronde sono spie, ma non spie qualunque, sono direttori di agenzie di spionaggio europee. Un direttore chiama la cameriera per l’ordine, la presa della comanda è continuamente  interrotto da un brusio fastidioso e continuo dove si mescolano lingue ed accenti differenti. La cameriera è riuscita a prendere l’ordine con molta difficoltà. Intanto la discussione si fa più animata, sono tutti di differenti opinioni ma tutti sanno che l’unica soluzione contro la minaccia comunista è una  “collaborare”, poco dopo decidono di dare vita ad una collaborazione stabile, di dare vita ad un club, ovvero il club di Berna. Non si conosce altro forse dopo il pranzo alcuni si saranno fermati a prendere un caffè od un tè, altri saranno tornati ai loro hotel, forse molti direttori alloggiavano presso il  lussuoso e famoso hotel  Bellevue Palace, d’altronde ha sempre ospitato esponenti politici e dell’establishment di alto rango.

Ma abbandoniamo la parentesi fantasiosa e letteraria, per tornare ad un taglio più realistico e quantomeno scientifico, forse non sarà andata cosi perfettamente ma il club nacque e per molto tempo si è saputo molto poco. E’ ancora sconosciuta la data della fondazione, quest’ultima oscillerebbe tra il 1960 e il 1972[1]. Molti studiosi si sono interessanti e la gran parte come   eniz Bilgi e Christodoulos Ioannou [2][3] descrivono il club come un’ “organizzazione informale composta dai  servizi di sicurezza e di informazione dei paesi occidentali i quali, su base volontaria, condividono informazioni di diverso livello di segretezza”. Il tema del club è sempre stato abbastanza nascosto, ma grazie alle recenti pubblicazioni e ricerche come “la spia intoccabile”, libro scritto da Giacomo Pacini[4] e alle  ricerche archivistiche sulla nascita dell’antiterrorismo  della professoressa Aviva Guttmann[5], il tema è diventato di nuovo mainstream. Malgrado le novità, le incognite sono molte e l’articolo ha l’obiettivo di raggruppare le più recenti ricerche sul tema, sperando di offrire al lettore un disegno dell’organizzazione quanto più affidabile possibile e veritiero. Tuttavia prima di comprendere meglio il ruolo del club, credo sia necessario dare un contesto storico al fine di comprenderne meglio l’ambiente e la necessità di un tale club. Nella parentesi letteraria si è parlato di comunismo tuttavia non è detto che sia stato e che è l’unico obiettivo del club.

2. Contesto storico

La fine della seconda guerra mondiale aveva lasciato l’Europa distrutta ed aveva cambiato significativamente lo scenario geopolitico, passando da un pluralismo  ad una diarchia delle nazioni. Ovvero dopo la conferenza di Yalta e di Potsdam, la gestione del mondo ricadde  sulle spalle delle  due principali super potenze vincitrici  della seconda guerra mondiale: gli Stati Uniti e l’U.R.S.S.     I  rapporti tra le due nazioni furono particolarmente vivaci durante tutta la guerra fredda poiché i  due paesi erano entrambi ambizioni ma  completamente differenti sotto diversi aspetti, in particolare modo  per quanto riguardava la visione della società e la gestione dell’economia. Gli Stati Uniti erano capitalisti  e ponevano al centro l’individuo mentre l’Unione Sovietica era, almeno formalmente, comunista e privilegiava la comunità, in sostanza si trasformò rapidamente in una sanguinosa dittatura. I due giganti si posero in forte competizione, d’altra parte quest’ultima non assunse mai le proporzioni  di una guerra attiva poiché entrambe erano consci di un limite che non potevano superare. Il limite era l’utilizzo delle armi atomiche e i generali erano consapevoli che l’eventuale utilizzo  dell’arma e di una eventuale risposta simmetrica avrebbe dato come risultato una vittoria di Pirro. Tale dottrina militare avrebbe preso il nome di Mutual assured destruction (MAD) o di equilibrio del terrore. 

Scartata l’ipotesi di una guerra nucleare come mezzo principale per neutralizzare la nazione avversaria, i due stati si impegnarono nello sviluppo di vie alternative. La dottrina militare della guerra rivoluzionaria pezzo importante della tattica della tensione e lo sviluppo dell’intelligence furono due metodi che caratterizzarono gli anni centrali della guerra fredda. Eppure gli sforzi non furono esigui ed era abbastanza prevedibile che dal 1895 con  le nuove scoperte scientifiche  come  i raggi X , l’ideazione di nuovi modelli teorici, la formula di Einstein e le nuove scoperte di Otto Hahn e Fritz Strassman, Lise Meitner e Otto Frisch, qualcuno pensasse di convertire tali innovazioni in armi. A tal punto, i primi paesi furono la Germania e gli Stati Uniti. Ricapitolare brevemente la storia dello sviluppo del programma nucleare americano e sovietico è importante al fine di comprendere come i due paesi arrivarono a possedere l’arma nonché  alla formazione della situazione di stallo dando.

La storia dello sviluppo  del programma nucleare americano inizia nel 1939, quando Fermi e Szilard, in base ai loro studi teorici, persuasero Einstein a scrivere una lettera al presidente Roosevelt per segnalare che vi fosse la possibilità ipotetica di costruire un’arma  utilizzando il principio della fissione nucleare. Molto probabilmente per fare pressione sul presidente americano, i due scienziati lo informarono di un  probabile tentativo da parte del governo tedesco di ricerche in tale ambito. In effetti, il governo del Reich vi lavorò dal 1939 al 1941 ma il progetto  diretto dal  premio nobel Werner Karl Heisenberg si concluse con l’impossibilità di costruire una bomba ma non di un reattore nucleare. Il governo americano ebbe maggiore fortuna.  Persuasi da Fermi e  Szilard , il governo americano avvio  un  progetto chiamato Manhattan(o MED, Manhattan Engineer District). Il  progetto si sviluppò intorno alla città di Los Alamos ed Alamogordo nel New Mexico e secondo  gli studiosi fu estremamente dispendioso ovvero sarebbe costato circa due miliardi di dollari. Una somma ingente se si pensa al periodo degli anni 40. Non meno importante fu il contributo della collettività. Si stima che lavorarono al progetto Manhattan circa 500.000 persone tra operai, ingegneri, manovali, impiegati e grandi scienziati come: Fermi, Oppenheimer, Compton e Lawr[6]. Nel frattempo, le varie commissioni di esperti si interrogarono su quale uso fare della futura arma, I pareri erano discordanti. Alcuni valorizzarono il potere della deterrenza, altri proposero di farne armi di “piccolo calibro” ed infine altri proposero di farne una bomba. La situazione mondiale non lasciò molto margine di scelta ed il risultato incerto della guerra tra la giovane nazione americana ed il ben più vecchio impero del Sole influenzò la scelta verso la preparazione di una bomba. I risultati ottenuti nel trinity test  della prima bomba nucleare,  il cui nome era Gadget, furono incoraggianti. Di proseguo, si prepararono i primi ordigni ovvero la Little Boy e Fat Man. Vi fu incertezza sugli obiettivi. All’inizio  i target dovevano essere 4, ovvero Kyoto, Yokohama, Hiroshima e Kokura ma alla fine si scremò a Nagasaki ed Hiroshima. Nell’Agosto del 1945, le bombe vennero sganciate. Qualche mese dopo il Giappone dell’imperatore Hirohito si arrese .

Mentre gli americani erano nel pieno del loro programma nucleare, alla corte di Stalin, l’idea della bomba atomica non era presa in considerazione. La situazione cambiò quando  il  gruppo dei cinque di Cambridge[7] avverti il servizio segreto russo dello sviluppo di nuove e potenti armi da parte dei rivali degli Stati Uniti. Stalin acconsenti ad iniziare un programma nucleare seppur non era molto convinto delle notizie consegnate dalle spie inglesi. Di proseguo, l’Unione Sovietica iniziò nel 1941 il proprio programma nucleare col  progetto Borodino. Il dittatore affidò la gestione del progetto ad uno dei suoi uomini più fidati ovvero il ministro dell’interno Lavrentij Berija [8]. Il ministro diede incarico  a  Vasil’evič Kaftanov , consulente scientifico, di organizzare una commissione al fine di discutere del programma nucleare.  Quest’ultimo iniziò una rapida ma estenuante ricerca al fine di identificare gli scienziati più idonei all’incarico. Alla conclusione, il consulente scelse i più celebri scienziati dell’epoca, ovvero  Kapica, Ioffe, Chlopin e Vernadskij. Il dittatore sovietico diede il suo beneplacito sui nomi scelti e si procedette alla nomina del direttore scientifico. Il programma  richiedeva lunghi periodi di assenza, dunque di tutti i nomi della commissione, secondo il dittatore, nessuno era idoneo per la nomina poiché l’assenza di tali figure avrebbe insospettito eventuali informatori occidentali. Kaftanov, Berija e Stalin procedettero verso una cernita di nomi che condividessero un background di competenze idonee al programma nucleare ma non fossero celebri. Dalle consultazioni usci il nome di  Igor’ Kurčatov, deputato dell’oblast di Sverdlovsk  e dottore  in fisica e matematica. Il fisico si rivelò una scelta vincente. 

Lo scienziato  iniziò a lavorare all’idea della bomba atomica, supportato anche da un apparato di intelligence efficiente, il quale tramite lo spionaggio industriale, riuscì ad accorciare il gap scientifico con gli americani. Un caso molto conosciuto fu il caso Rosenberg[9][10][11]. Le ricerche si accelerarono quando il dittatore sovietico vide la bomba nucleare americana all’opera. Stalin incrementò le risorse finanziarie al programma e concesse maggiori poteri a  Berija e al direttore scientifico, conseguentemente costituì il comitato statale per il problema N. 1. Alla fine gli sforzi di Kurčatov vennero premiati. La mattina del 29 Agosto del 1949[12] a Semipalatinsk, nell’odierno Kazakistan, venne fatta detonare la prima bomba, la  Pervaja molnija (Primo raggio). Il programma fu completato nel 1953 con lo sviluppo della bomba all’uranio e con la prima bomba all’idrogeno. Esso fu un grande successo per l’Unione Sovietica e provocò grande stupore nei paesi occidentali. 

Nel 1962,  la scoperta dei 5 di Cambridge da parte delle intelligence occidentali destò parecchio scalpore e sconcerto. Si scopri’ che i cinque avevano rivelato al KGB i segreti del programma nucleare e del  programma Venona. Quest’ultimo fu un  programma deputato alla decriptazione dei messaggi sovietici. Lo scandalo, non l’unico,  aumentò la consapevolezza di sviluppare un’intelligence più efficiente e soprattutto coordinata con gli altri paesi del blocco occidentale.  

L’azione dell’intelligence si snodò su due vie: l’azione di contro-intelligence e l’ azione offensiva. La prima si concretizzava nello scoprire le spie e nel contrastare il fiorire di movimenti terroristici che animavano l’Europa e l’America latina, il giardino di casa degli americani. L’azione offensiva, maggiormente sensibile ai limiti della dottrina MAD, si occupò  di reperire le informazioni e di creare movimenti sovversivi.

Con la nuova posizione assunta dall’intelligence ed il raffreddamento dei rapporti tra i blocchi si iniziò a parlare di una guerra “ indiretta”(o irregolare) connotata dalla bassa intensità, quest’ultima verrà meglio conosciuta contestualmente con il nome di “tattica della tensione”.  La nuova modalità di azione prendeva spunto dall’esperienza delle guerre partigiane del secondo conflitto mondiale, in particolare modo fu importante il testo  “la teoria del partigiano” di Carl Schimitt. Conseguentemente, la dottrina venne approfondita  sull’onda  di una profonda rivisitazione delle guerre asimmetriche  dagli storici Basil Hart e André Beaufre[13] dando vita al concetto di “guerra rivoluzionaria”.

Un esempio concreto lo possiamo trovare nel discusso “Piano Solo”. Quest’ultimo, fu un piano di contingenza ideato  dal generale De Lorenzo, direttore del SIFAR, il quale ipotizzò, in una sua parte, la creazione e l’utilizzo di  “squadre del disordine”[14],  ovvero  agenti provocatori dispiegati e  scagliati contro i manifestanti comunisti  durante i raduni della sinistra. L’obiettivo era di incolpare i comunisti di eventuali disordini. Secondo Saintclaire[15], i piani erano diffusi in quasi tutti i paesi dell’occidente ma l’arrivo del governo Moro I, il quale prospettò un’ apertura a sinistra della DC, aveva  fatto sobbalzare  i vertici del pentagono e dei militari italiani, premendo per la produzione di “anticorpi”  contro i comunisti. La “paura” della minaccia rossa era profondamente sentita. Negli Stati Uniti, il già citato caso Rosenberg avvenne sulla scia di un inasprimento della legislazione. Si pensi allo Smith Act «che perseguiva penalmente l’adesione a qualsiasi gruppo che sostenesse “il rovesciamento del governo con la forza e la violenza”», oppure all’ordine esecutivo 9835 firmato dal presidente Truman, il quale dava avvio a un programma di indagini al fine di  individuare qualsiasi «infiltrazione di persone inaffidabili» nell’apparato statale americano. Nei  successivi cinque anni si indagò su sei milioni di dipendenti pubblici e circa cinquecento furono licenziati per «lealtà discutibile[16].

Sull’onda del  sentimento quasi isterico di   avversione al comunismo, un disegnatore satirico  Herbert Lock coniò il termine maccartismo dal repubblicano Joseph McCarthy, autore della  sottocommissione Tydings Committee. L’organo del Senate Foreign Relations Committe  era deputato a provare la fedeltà del dipendente e del cittadino. 

La minaccia rossa aveva contribuito ad erodere i diritti civili dei cittadini, continuando l’attività  di erosione iniziata col fenomeno degli  “enemy aliens”. Il fenomeno si concretizzò nella reclusione in appositi campi di cittadini americani di origine tedesca, italiana e giapponese, ovvero i paesi in guerra durante il secondo conflitto mondiale.  La vicenda lasciò profonde cicatrici nella società statunitense non di meno furono le battaglie legali e politiche per scoprire tutta la  verità del fenomeno. Da un punto di vista legale, un caso giudiziario famoso fu il caso Korematsu mentre in ambito politico solo nel 1997 fu promossa un’azione di lobbying affinché il congresso approvasse, almeno per gli italiani, il War- Time Violation of Italian American Civil Liberties Act[17].

Malgrado il timore della minaccia comunista assunse in certi periodi i caratteri della paranoia, la paura del governo americano e dei rispettivi alleati occidentali non era senza fondamento. Dunque si  iniziò ad utilizzare ampiamente la teoria della dottrina rivoluzionaria. Essa si concretizzò attraverso l’organizzazione di colpi di stato. Ovviamente anche l’Unione Sovietica fece lo stesso. Nel periodo tra gli anni 50 ed 80 non furono pochi i rovesciamenti di governo creati artificialmente da parte delle agenzie di intelligence oppure nati dalla genuina volontà del popolo.

Un caso simbolo fu nel 1953 con l’operazione Ajax. La CIA organizzò un colpo di stato al fine di rimuovere il primo ministro Mossadeq e rimpiazzarlo con Fazlollah Zahedi col beneplacito dello scià  Mohammad Reza Pahlavi. Lo scià acquisi’ un ruolo preminente a causa di un primo ministro debole. Il regnante utilizzò tale potere in maniera ambigua, alternando periodi di repressione a fiammate riformiste come la rivoluzione bianca. Malgrado il supporto americano ed inglese, la corona persiana non ebbe lunga vita poiché nel 1978 sull’onda di una serie di manifestazioni contro lo scià, iniziò la rivoluzione capitanata dallo sciita Ruhollah Khomeyni. 

Nel 1973, con l’operazione El Tanquetazo, sempre la CIA, tentò di rovesciare inutilmente il governo di Allende in Cile. L’intelligence americana orchestrò insieme all’ufficiale Roberto Souper Onfray, John Schaeffer,  Benjamín Matte, e Manuel Fuentes  un assalto al palazzo della Moneda. L’attacco durò poche ore grazie all’aiuto del generale Prats, fedele di Allende che si oppose al golpe. Entro la sera i rivoltosi furono incarcerati oppure erano fuggiti  in Bolivia. Ma la Moneda era ben lungi dall’essere sicura, qualche mese dopo, alla conferma del partito socialista Unidad Popular di Allende, si concretizzò un altro colpo di stato capitanato da Pinochet . Questa volta l’esito fu positivo per  la CIA e  Pinochet  divenne il nuovo dittatore della Cile fino al 1990 quando il paese  elesse democraticamente Patricio Aylwin.  Altro colpo di stato avvenne in Argentina con la rimozione di Isabela Peron e l’instaurazione delle giunta militare di Videla, Lacoste, Galtieri e Viola. In Brasile, vi fu il regime dei Gorillas  dove José Sarney, sempre con l’aiuto dell’intelligence americana, rimosse Goulart. Ma la CIA non orientava la propria azione solo verso i governi filo comunisti ma si orientò anche contro i partiti  di destra che potevano creare disordine nell’area e dunque complicazioni  agli Stati Uniti. Il caso è  l’assassino del generalissimo della Repubblica Domenicana  Rafael Trujillo. Il dittatore  arrivo al potere grazie ad un colpo di stato nei confronti di  Horacio Vásquez negli anni 30 del 900. Durante la sua dittatura fu ampiamente anticomunista ed estremamente legato agli Stati Uniti tuttavia il dittatore fu fonte di enorme imbarazzo a causa della sua condotta.  Trujillo ordinò nel 1937 la pulizia etnica delle persone di origini haitiane(parsley massacre ) residenti sull’isola, provocando circa 30.000 morti. A quest’ultimi vanno sommati gli omicidi degli oppositori. In particolare, ebbe risonanza l’uccisione delle tre mariposas(Farfalle) domenicane Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal. Le tre leaders vennero uccise nel 1960 da parte del servizio segreto domenicano, il Sim  (Servico de Inteligencia Militar). Trujillo era un sanguinario e non lo dimostrò solamente sulla propria isola ma ne diede dimostrazione anche all’estero quando attentò alla vita del presidente venezuelano Betancourt. Anche se i motivi sono ancora tutt’oggi oscuri  nel 1961,  il dittatore venne ucciso mentre viaggiava nella sua chevrolet Bel Air  blue da un commando di uomini. Al suo posto venne messo il socialista intellettuale Juan Bosch, uno dei pochi casi in cui la CIA aiutò un socialista. Tuttavia la presidenza di Bosch durò pochissimo, solo sette mesi, poiché fu vittima di un colpo di stato ad opera di Elias Wessin.

Il sud America fu una vera fucina e laboratorio per l’ambito dei colpi di stato e colpi’ praticamente tutti gli stati dell’America meridionale. La sequenza impressionante fu dovuta a  diversi motivi che lo storico inglese Eric Hobsbawn sintetizza bene nel bellissimo testo “Viva la Revoluçion”. Non volendo essere eccessivamente pedante e prolisso  basterà ricordare che, in genere, i governi dell’America latina erano estremamente deboli e poveri. 

In alcuni casi la  cronica fragilità della situazione economica generale poteva aggravarsi ulteriormente durante i periodi di congiuntura negativa. In tali periodi i governi non erano abbastanza attrezzati poiché in molti casi non avevano abbastanza riserve valutarie dunque gli era impossibile accedere al mercato finanziario per alleviare la crisi economica.  Un altro motivo è da ricercare nell’ambito del diritto. L’assenza di una legislazione organica ed effettiva molte volte lasciva spazio alla violenza privata. Un esempio fu il fenomeno delle haciendas sudamericane. Quest’ultime furono delle tipologie di aziende agricole generalmente basate su una  scarna regolamentazione legale. In molti ordinamenti era presente solo il principio astratto come “ la terra appartiene a colui che la semina”. Quest’ultimo, in altri paesi, come la Colombia, trovò ospitalità nel codice civile. Tuttavia malgrado le norme esistenti, il potere delle haciendas era troppo forte ed era tale da superare il potere statale. Tale supremazia permetteva, specialmente ai grandi latifondisti di appropriarsi senza titoli giuridici di ampi appezzamenti di terra e di esercitare un potere quasi assoluto sui coloni, condannandoli alla miseria. Dunque i contadini furono un fulcro importante delle rivolte dell’America latina, si pensi alla rivolta di Hugo Blanco nelle valli della regione della  Convenciòn e Lares (Perù). Anche gli indigeni avevano buoni motivi per essere in rivolta poiché vedevano i propri diritti sminuiti, si pensi alla  Colombia con la rivolta di Quintìn Lame. Da un punto di vista di credi politici, nelle zone rurali, la contrapposizione politica era  liberali ed i conservatori. In tali zone i comunisti, specialmente i più teorici, difficilmente trovarono terreno fertile. Invece nei centri, i cittadini avevano un maggiore interesse per la politica e per lo sviluppo dei diritti, di conseguenza era possibile assistere alla formazione di diverse fazioni politiche come i socialisti, i liberali, i comunisti ed i conservatori. Dunque il puzzle delle popolazioni era vario e la debolezza politica dei governi centrali lasciava spazio al fenomeno della violencia, ovvero un misto di  movimenti di guerriglia, proteste armate e a fenomeni di brigantaggio. Secondo le stime dello storico inglese, il fenomeno costò la vita a circa 300.000 persone in Colombia.

In questo scenario, si deve introdurre anche l’azione del governo americano, il quale specialmente con l’operazione Condor mirò ad accentuare e ad utilizzare per i propri scopi le crepe nelle varie società dell’America Latina. Non tutte le operazioni dell’intelligence statunitensi andarono bene, si pensi alla già citata operazione El Tanquetazo oppure alla baia dei porci tuttavia molte altre ebbero esito positivo come il colpo di stato in Guatemala nel 1953 e nel 1954 in Paraguay. 

Ma non tutti furono orchestrati. A Cuba,  l’avvocato e rivoluzionario Fidel Castro tentò un primo attacco alla caserma Moncada nel 1952. Fallito il golpe, venne imprigionato ma poco dopo il presidente di Cuba Fulgencio Batista diede un’ampia amnistia. Errore grave da parte del presidente. Di nuovo libero,Castro fondò il movimento rivoluzionario del  26 Luglio. Tuttavia  le condizioni per un altro tentativo di colpo di stato non erano ancora mature. Dopo un periodo di esperienza, insieme al medico e rivoluzionario Guevara in Messico, Fidel  si convinse, grazie ad una congiuntura negativa per Batista, di tentare un altro golpe. Nel 1958, il movimento riusci’  a rovesciare Batista.

I movimenti  negli della tensione furono molti  ma non tutti ebbero la forza di aspirare al colpo di stato. Nella grande maggioranza dei casi,  i movimenti rimasero formazioni numerose ma limitate ad azioni di sabotaggio o azioni criminali come gli omicidi. In India vi erano e vi sono   i Naxaliti, nati nel bengala occidentale, i quali  contarono nel loro massimo splendore circa 40.000 aderenti. Oggi il movimento di stampo maoista è stato fortemente ridimensionato grazie ad una  solida  ma sanguinosa politica di repressione del governo indiano.

Il Perù ospitò Abimael Guzmán col suo movimento estremista comunista Sendero Luminoso. Il movimento nacque nel 1960  e fino al suo scioglimento nel 1980 contò circa 500 militanti, quest’ultime provocarono circa 31.000 vittime. Sendero Luminoso fu ampiamente uno dei movimento più estremisti e sadici basando la propria ideologia su una interpretazione radicale delle teorie di Marx. Un movimento tanto estremo da non riconoscere, secondo il comunicato sobre las dos colinas [18] i diritti individuali poiché sarebbero prodotti del capitalismo. 

L’ Italia ospitò sia formazioni di destra che di sinistra. I NAR, nuclei armati della rivoluzionerai, fu un movimento molto attivo durante gli anni di piombo e fu di ideologia anticomunista e fascista anche se alcuni leader come Fioravanti, negarono tale simpatia. Il gruppo mischiò azioni di sabotaggio come attacchi a radio e circoli politici, si veda il caso Onda Rossa oppure gli attacchi ai circoli del PCI, ad azioni più criminali come la strage di Acca Larentia, dove persero la vita un capitano dei carabinieri e due  giovani esponenti del movimento sociale italiano Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta.

A contrapporsi alla formazione terroristica di destra  vi furono le formazioni comuniste delle  brigate rosse e prima linea. Le brigate furono certamente più attive e numerose. Contavano al proprio interno circa 911 aderenti, i quali provocarono la morte di 89 persone, tra di esse spicca la morte del professore Aldo Moro nel 1978. Prima Linea nacque nel 1974 da Lotta continua e si specializzò negli attentati armati, circa  101, quest’ultimi provocarono la morte di 16 persone. La Francia ospitò ActionDirecte mentre la Germania  la Rote Armee Fraktion. Quest’ultimo movimento fu particolarmente attivo e coordinato con i terroristi francesi e palestinesi. Si guadagnarono le prime pagine per il sequestro e successivo omicidio del capo della confindustria  tedesca Hanns-Martin Schleyer (Bundesverband der Deutschen Industrie) nel 1977 durante “l’autunno tedesco”.  La RAF si caratterizzò per un’aderenza all’ideologia comunista molto marcata tantoché molti membri dell’organizzazione preferirono scegliere la via del suicidio anziché della prigionia. 

Di fianco al numeroso elenco di organizzazioni criminali caratterizzate da un colore politico, l’occidente dovette  affrontare anche i movimenti indipendentisti come l’organizzazione spagnola dell’ Euskadi Ta Askatasuna (ETA) oppure l’organizzazione irlandese dell’ IRA. Anche in Italia vi furono movimenti indipendentisti, tra i più attivi vi fu la formazione Befreiungsausschuss Südtirol, la quale ambiva all’indipendenza del sud tirol. 

L’elenco, non certamente esaustivo, dei movimenti presenti creava molta tensione nelle establishment occidentale, specialmente in nazioni di confine o che ospitassero partiti comunisti. Un caso simboli fu l’Italia dove negli alti ranghi dell’esercito regnava  la paura, pressoché infondata , che il partito comunista italiano potesse andare al potere. In uno studio del CASM ad opera del generale Adriano M.Braschi[19] si ipotizza la conquista da parte delle formazioni comuniste anche attraverso l’uso della forza. Di conseguenza l’apparato militare era particolarmente teso, forse anche a causa di pressione esterne americane, tuttavia non vi furono prove di un’ intenzione belligerante del PCI  anzi il partito assunse nel corso della prima repubblica una veste “governista”, contemplando la possibilità di assumere la guida delle formazioni socialiste, ponendosi come “guida illuminata”ed applicando la via del socialismo italiano, ovvero una visione socialista e comunista aggiustata per il modello di governo italiano. Tuttavia l’apparato militare non ammetteva, come si può desumere dai rapporti del CASM, che il PCI prendesse mai il potere. In un contesto europeo ed occidentale teso come quello descritto  si vennero a creare organizzazioni parastatali  e vicine alle intelligence  come la “stay behind” e Gladio[20] le quali  potessero affrontate l’eventualità di una rivoluzione rossa in Europa. A tale  minaccia dal rilievo internazionale, i paesi occidentali risposero con una maggiore collaborazione tra le proprie intelligence.

3. Il fondatore ed il Club 

Il punto precedente ha descritto lo scenario degli anni della tensione da un punto vista certamente sommario e sufficiente, volendo solamente dare  le seguenti coordinate: Lo sviluppo dell’arma atomica, seppur fortemente ricercata, creò una situazione di stallo grazie anche  all’intervento dell’intelligence che eliminò il gap dell’Unione Sovietica con gli Stati Uniti. Conseguentemente, si ideò la dottrina MAD. Allo stallo, il conflitto si spostò sulle spalle dell’intelligence, la quale, nell’ambito della tattica della tensione, utilizzò  azioni a bassa intensità . Altra coordinata consiste nel fenomeno della creazione di  movimenti  rivoluzionari  nati  artificialmente, dunque su impulso dell’intelligence oppure nati spontaneamente dalla volontà popolare. Il risultato fu uno scenario politico e  sociale paranoico, crepato e costellato da movimenti rivoluzionari di carattere nazionale racchiusi in un network, il quale permetteva alle formazioni di colpire in più posti nel mondo. Tali coordinare sono il fulcro  per comprendere il motivo dell’ incontro a Berna dei direttori dell’intelligence. 

Nel brevissimo racconto fantastico si è parlato di un gourmand. Quest’ultimo era Federico Umberto D’Amato[21]. Egli fu un critico culinario e responsabile della guida ristoranti dell’Espresso[22] allo stesso tempo  ricopri’ il ruolo  di direttore dell’ Ufficio Affari Riservati. Sembra che proprio l’italiano abbia dato inizio alla collaborazione tra le agenzie europee.[23] altre fonti indicato che l’iniziativa venne presa insieme ad Andries Kuipers, direttore dell’intelligence olandese ed  André Amstein, direttore del servizio segreto svizzero. Nel nucleo iniziale del club mancarono gli Stati Uniti tuttavia potrebbe essere che D’amato agisse per procura per gli americani vista la sua storia strettamente legata ai servizi segreti statunitensi. Infatti già all’inizio  della sua carriera come  vice commissario per la pubblica sicurezza negli anni 40, lavorò vicino all’ Office of Strategic Services dove conobbe  James Angleton, uno degli agenti segreti più famosi ed esperti dell’intelligence americana, nonché padre del counterintelligence. Tra le due spie ci fu sempre una forte amicizia, la quale si saldò nel tempo grazie alle numerose collaborazioni nell’ambito dello smantellamento delle reti clandestine naziste. La collaborazione portò a D’amato l’assegnazione della Bronze star dell’intelligence americana nonché  gli encomi di Arold Alexander e di Angleton. Tralasciando queste poche certezze, la vita di D’amato fu  piena di punti oscuri, rendendo  difficile affermare  quanto realmente fosse parte di un ambiente o di quali azioni si fosse fatto promotore. Le fonti circa la sua persona sono contrastanti. E’ stato indiziato, in sintesi, di qualunque complotto o  strage, tra cui quella di bologna. Almeno su quest’ultima, la recente pubblicazione ad opera di Pacini segnala l’assenza  di prove di un suo coinvolgimento. Oltre ai presunti delitti, risulta anche difficile affermare quanto realmente credesse in una causa poiché  appartenne  a molteplici organizzazioni tra cui la massoneria, in particolare, fu iscritto alla loggia P2. Mentre è granitica la convinzione che  la vita di D’Amato fu interamente dedicata allo spionaggio. Nemmeno la vecchiaia fermò il gourmand poiché anche  durante la pensione  “mantenne” il ruolo di consulente dell’UAR e continuò a gestire la sua rete di informatori fino alla morte[24].

Con buone probabilità è credibile che D’amato possa essere stato il fondatore del club di Berna. In precedenza si è detto che il club  fu composto inizialmente dall’intelligence italiana, dai servizi segreti svizzeri ed olandese ad  essi, secondo gli studi di Aviva Gutmann[25], si sarebbero uniti i  direttori delle agenzie dei seguenti paesi : Belgio, Danimarca, Francia, Lussemburgo, Regno Unito, Germania Occidentale. Dal 1971, vi si aggiunsero  anche Israele e gli Stati Uniti, cui fecero seguito Canada, Australia, Irlanda, Svezia, Norvegia, Austria, e, dopo la caduta del regime di Francisco Franco, la Spagna.  

La storia del club è abbastanza scarna tuttavia sono  abbastanza solide le  informazioni che il club si riunirebbe almeno due volte l’anno mentre l’oggetto delle riunioni sarebbe  la condivisione di informazioni. Invece, lo scopo dell’organizzazione non è ben chiaro ma è possibile ipotizzare che tenda al controspionaggio e al contrasto al terrorismo.

Tale tendenza la si può desumere sia dal contesto in cui è nato il club sia dall’aderenza di alcuni membri come Israele. Inoltre anche la formazione dalla costola del circolo  ovvero il  Counter Terrorism Group (CTG), gruppo nato dopo gli attentati del 11 Settembre 2001, supporterebbe l’ipotesi di una vocazione antiterroristica. Secondo la Gutmann, il club opererebbe attraverso due programmi  di cifratura delle comunicazioni e di condivisione ovvero il Megaton ed il Kilowatt ma quest’ultimi non sembrano essere gli unici metodi poiché, di  recente, altri tasselli sono stati aggiunti alla conoscenza del circolo grazie al giornale austriaco “Oesterreich”, il quale nel 2019  pubblicò a firma di Richard Schmitt [25] un documento interno del Club di Berna.

Si è scoperto in primis lo stemma del club ovvero sarebbe uno scudo con all’interno una croce rossa di cui 3 spazi sono riempiti di verde con stelle bianche mentre lo spazio in basso a destra sarebbe giallo, raffigurante un orso. La seconda scoperta è stata a livello organizzativo, ovvero il club avrebbe un proprio network chiamato “Poseidon” ed un proprio database chiamato Phoenix. Inoltre il club sarebbe formato da una sede operativa all’AIA dalla quale si snoderebbero diverse sezioni e rami( detti rile), secondo alcuni quello italiano potrebbe essere chiamato “TREVI”[26].  Nel documento pubblicato da Schmitt, il club avrebbe rimproverato alla sezione austriaca di avere un sistema di cyber-security scadente, dunque delle vulnerability, di conseguenza si avvertiva che sarebbe arrivato un/il  gruppo di lavoro chiamato Soteria per un’ ispezione. Ciò fa presumere ad una organizzazione con gruppi specializzati oppure gerarchizzata come nei Five Eyes. Infine si auspicava una maggiore attenzione nei confronti di movimenti estremisti. La relazione del  club con gli altri network di intelligence sarebbe consultiva ma secondo   il giornalista tedesco Regine Igel  nel suo libro Terror Years. The dark side of the CIA in Italy il club potrebbe avere anche un funzione direttrice poiché  in un meeting del club a Colonia  del 1973 si sarebbe parlato dell’operazione Gladio. Lo scoop del giornale austriaco creò parecchio scalpore al governo austriaco, il quale decise di perseguire il giornalista per rivelazione di segreto[28]. Mentre i procuratori iniziarono la loro attività giudiziaria, la comunità austriaca si interrogava sulla pericolosità dell’esistenza di un network che operasse senza base legale. La questione non fu solamente oggetto di dibattito tra i cittadini   ma lo fu anche tra gli intellettuali . A tal punto le maggiori perplessità vennero avanzate dallo storico Thomas Riegler[29], il quale  aggiunse alla critica dell’assenza di una base legale che l’assenza di norme rendeva maggiormente difficile valutare la fedeltà degli agenti a causa dell’assenza del paradigma giuridico.

4. Conclusioni 

Con lo sviluppo della bomba atomica e la conseguente dottrina MAD, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica optarono per la creazione di metodi alternativi al fine di espandere le rispettive aree di influenza A tal  proposito  si svilupparono migliori apparati di intelligence e si sviluppò  la tattica della tensione, ovvero una strategia che mirava ad  espandere le aree di influenza  attraverso omicidi di stato, l’incoraggiamento alla rivolta e l’organizzazione di colpi di stato. A tal proposito si sono elencati alcuni colpi di stato e si evidenziato come l’intelligence si trovò ad operare, specialmente in sud America, in un contesto tra bande. Le numerose crepe nei sistemi politici e sociali dell’America latina permettevano all’intelligence di organizzare colpi di stato con una buona probabilità di successo, tuttavia l’installazione di un governo filo-americano non garanti’ la stabilità al paese poiché nell’humus della società i problemi erano i medesimi e persistenti.  Se la tattica della tensione  trovava nei paesi dell’America latina un utilizzo più offensivo, nella vecchia europa essa venne attuata in maniera pressoché difensiva ovvero  con la creazione di  programmi che potessero arginare una eventuale deriva comunista. A tal proposito si crearono i programmi Stay behind e Gladio. La minaccia comunista , o presunta tale, aveva acquisito un carattere internazionale grazie alla possibilità di alleanze favorite dallo sviluppo delle infrastrutture e della tecnologia. Furono alleati in Italia, le brigate rosse e prima linea mentre  in un’ottica internazionale  furono affini ed alleate, la RAF tedesca con i movimenti marxisti  palestinesi e con l’Action Direct francese. Conseguentemente la strategia della tensione assunse il medesimo carattere,  concretizzandosi in una maggiore coordinazione tra le intelligence.  A tal proposito si incastra la nascita del club di Berna. Ovvero un club posto in essere  inizialmente col fine di coordinare le intelligence europee contro il terrorismo rosso ma con la fine dell’Unione Sovietica e la dissoluzione dei vari movimenti marxisti, il club, presumibilmente, avrebbe allargato il proprio orizzonte anche grazie all’entrata di nuovi partners. Allo stato attuale ancora poco si conosce del club e lo scopo dell’articolo era dettagliare il contesto storico nel quale è nato il club ed offrire al lettore le più recenti scoperte  sull’organizzazione. Spero che in futuro, l’organizzazione possa ritornare oggetto di studio per comprendere meglio il suo  ruolo durante la guerra fredda  ma anche in dinamiche oscure come Gladio e Ustica. Forse quando saranno scaduti i sigilli del segreto di stato sui documenti del club sarà interessante ritornarci.

 

 

 

 

 

 


Note
[1]J.Tirat,The Club de Berne: a black box of growing intelligence cooperation,aboutintel,2020.
[2] Şeniz Bilgi,Intelligence Cooperation in the European Union: An Impossible Dream?All Azimuth V5, N1, Jan. 2016, 57-67
[3] Christodoulos Ioannou, is an european union agency needed?,Research Paper No. 161 May-June 2013 RIEAS.
[4]G.Pacini, la spia intoccabile. Federico Umberto D’amato e l’Ufficio Affari Riservati,Einaudi 2021
[5] Aviva Guttmann, The Origins of International Counterterrorism. Switzerland at the Forefront of Crisis Negotiations, Multilateral Diplomacy, and Intelligence Cooperation (1969-1977). Brill: Leiden/ Boston, 2018. 286 pp. ISBN: 978-90-04-27664-2;
[6]Alex Wellerstein, “Manhattan Project,” Encyclopedia of the History of Science (April 2019), accessed 17 February 2022. https://doi.org/10.34758/swph-yq79.
[7]Il gruppo dei cinque di Cambridge furono cinque agenti segreti doppiogiochisti britannici che, a partire dagli anni trenta, cominciarono a trasmettere importanti informazioni dei servizi segreti britannici all’Unione Sovietica. Si trattava di: Kim Philby (nome in codice: Stanley), Guy Burgess (nome in codice: Hicks), Donald Duart Maclean (nome in codice: Homer), Anthony Blunt (nome in codice: Johnson) e John Cairncross (nome in codice: Liszt)[wiki] Alain Charbonnier, I cinque di cambridge al servizio dei sovietici,  GNOSIS 3/2009 
[8]C.Bellamy, Guerra assoluta, Einaudi ed ita .(2010)
[9]  Il caso dei Rosenberg è stato uno dei casi più celebri. In pieno clima di maccartismo, coinvolse i coniugi Julius ed Ethel Rosenberg e colpì profondamente l’opinione pubblica mondiale, quando i due furono processati, giudicati colpevoli e condannati a morte come spie dell’Unione Sovietica. La vicenda è stata oggetto di discussione e smentite ma nel 2008 Morton Sobell confermò tutto. 
[10] David Evanier, A spy all along, in The Critic, settembre 2020
[11] Ancora oggi permangono molti dubbi malgrado le conferma un resoconto dei pregiudizi e del processo venne scritto da Cecilia Tognon nel “ Il caso di Ethel e Julius Rosenberg, la coppia che scelse di resistere” Processo penale, politica, opinione pubblica (secoli XVIII-XX) N° 14, 2 | 2013 https://journals.openedition.org/diacronie/234
[12]D.Bartoccini, la prima bomba nucleare sovietica e la storia che adesso si ripete,InsideOver 2018.
[13]A.Giannulli, La strategia della tensione.ponte delle grazie 2020 pag 101.
[14]T.Saintclair, Servizi di informazione e sicurezza, Youcanprint 2020 pag 244-245
[15] Ibidem
[16]Cecilia Tognon nel “ Il caso di Ethel e Julius Rosenberg, la coppia che scelse di resistere” Processo penale, politica, opinione pubblica (secoli XVIII-XX) N° 14, 2 | 2013 https://journals.openedition.org/diacronie/234
[17]G.Tintori,  Italiani enemy aliens. I civili residenti negli Stati Uniti d’America durante la Seconda guerra mondiale,Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli 2003.
[18]Comunicato, sobre las dos colinas, https://cedema.org/digital_items/709
[19]A.Giannulli, La strategia della tensione, ponte delle grazie 2020 pag 160.
[20] il video si può trovare tranquillamente sul canale Youtube digitando Processo Gladio: parla Andreotti (interrogatorio completo), 
[21] G.Pacini, La spia intoccabile, Federico Umberto D’Amato e l’Ufficio Affari Riservati, Einaudi 2021.
[22]P.Morando,Dentro l’Ufficio Affari Riservati,HuffPost, 2021.
[23] Berne Club, https://www.blogen.wiki/blog/nl/Club_de_Berne
[24]A.Mari,Strage di Bologna, Giannuli: “D’Amato fece parte dei servizi per tutta la vita”DIRE.2021
[25] A.Guttman, The Origins of International Counterterrorism. Switzerland at the Forefront of Crisis Negotiations, Multilateral Diplomacy, and Intelligence Cooperation (1969-1977), Leiden/Boston, Brill Publishers, ISBN (Print): 9789004276642. 2018
[26] R.Schmitt,Alarm: Verfassungsschutz BVT steht total blamiert da, Oesterreich 2019.
[27]G.Sinatti,Club di Berna e segreti sulla strategia della tensione,Clarissa 2020.
[28]F.Schmid,Innenministerium lässt neue Ermittlungen gegen Journalist prüfen,Der Standard 2019.
[29]J.Jirat, the club de berne,aboutIntel 2020 https://aboutintel.eu/the-club-de-berne/
[30]G.Sinatti,Club di Berna e segreti sulla strategia della tensione,Clarissa 2020.

Bibliografia 
E.J.Hobsbawn, Viva la Revoluciòn ,Rizzoli,2016. 
E.J. Hobsbawn, il Secolo Breve,bur 2014
E.J.Hobsbawn,nazionalismo, lezioni per il XXI secolo, Rizzoli 2021
Marcos Roitman Ronsemann, Tiempos de oscuridad, cileno Marcos Roitman, Ediciones Akal, S.A. Ronsemann 2017.
Alessandro Gilioli, Premiata macelleria delle Indie, Bur  Rizzoli, 2007.

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