L’ex moglie può mantenere il cognome del marito solo perché noto?

L’ex moglie può mantenere il cognome del marito solo perché noto?

A tale questione ha risposto in modo negativo la Suprema Corte, in un caso di recente sottoposto alla Sua attenzione[1].

Vediamo le ragioni.

Una donna ricorre in Cassazione avverso la sentenza della Corte di Appello di Trieste, che aveva confermato la sentenza di primo grado di scioglimento del matrimonio e rigettato la domanda diretta alla conservazione del cognome dell’ex marito, in aggiunta al proprio cognome.

In particolare, la ricorrente si doleva che la Corte di merito non avesse adeguatamente considerato il suo interesse al mantenimento del cognome dell’ex marito, che era oramai divenuto parte integrante della sua personalità, visto che da oltre 25 anni era conosciuta nella sua città solo con il cognome dell’ex marito.

Né, secondo la ricorrente, la sentenza gravata avrebbe correttamente considerato le prove documentali offerte e non ammesso la prova testimoniale, così come avrebbe omesso di considerare l’assenza di ogni pregiudizio per l’ex marito dell’utilizzo del cognome da parte del suo ex.

Tuttavia, gli ermellini non la pensano allo stesso modo.

Infatti, l’aggiunta del cognome maritale è un effetto che discende dal matrimonio ed è temporalmente circoscritto alla durata del rapporto di coniugio[2].

Soltanto se il giudice, nell’ambito del suo potere discrezionale, dovesse ritenere che vi è un effettivo interesse meritevole di tutela per la moglie ed i figli[3], allora può con provvedimento motivato, ritenere ammissibile la possibilità di mantenere il cognome dell’ex[4].

Ebbene, nel caso di specie tale interesse non è stato ritenuto sussistente, in quanto il mero desiderio di conservare il cognome del suo ex solo per notorietà, non ha rilevanza giuridica per una relazione oramai definitivamente chiusa.

 

 

 

 

 

 


[1] Cass. Civ., ordinanza n°652/2022, pubblicata in data 11.1.2022.
[2] Art. 143 bis c.c.
[3] Art. 5, comma 3, Legge n° 898/1970.
[4] (Cass. 21706/19; Cass. 3869/19; Cass. 3435/20).

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Giuseppe Di Micco

Formazione Giuseppe Di Micco (1986), Avvocato e Ph.D. Ha conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza (LMG/01) con votazione 110 e lode discutendo una tesi in diritto canonico. Durante la pratica forense presso l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Napoli, ha continuato a coltivare l’interesse per il settore del diritto canonico ed ecclesiastico partecipando alle attività culturali ed ai convegni organizzati dalla sezione di Diritto Ecclesiastico e Canonico del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Napoli “Federico II”. Nell’ottobre del 2012 è stato vincitore al concorso pubblico per l’ammissione alle scuole di dottorato di ricerca dell’Università Statale di Milano, in particolare per il dottorato in Scienze Giuridiche – Curriculum in Diritto Ecclesiastico e Canonico, 28° ciclo. Il 29 gennaio 2016 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca, superando l’esame finale con la discussione di una tesi dal titolo "Matrimonio e consumazione nei diritti religiosi". Nel novembre 2017 ha partecipato al corso di formazione teorico e pratico tenutosi presso il Tribunale Apostolico della Rota Romana dal Titolo “Il nuovo processo matrimoniale e la procedura super rato” superando le relative esercitazioni con la votazione ed ottenendo il diploma con votazione “Summa cum laude”. Nel 2019, ha frequentato il Corso per la formazione dei Postulatori presso lo Studium della Congregazione delle Cause dei Santi, superando l’esame finale con la votazione 9.5/10 Magna cum Laude probatus Attività professionale ed extra Svolge la professione forense collaborando con studi legali in materia di diritto civile (in particolare in tema di risarcimento danni, riscossione esattoriale, recupero crediti, diritto del lavoro, diritto bancario, diritto di famiglia e delle successioni).Ha collaborato con la cattedra di diritto ecclesiastico, diritto canonico e diritti confessionali del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università “Federico II”.E’ stato tutor presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” per la materia di diritto del lavoro (AA.2018/2019). Collabora, inoltre, per il comitato di redazione della rivista on line Salvis Juribus con commenti a sentenze in materia sia di diritto civile che di diritto ecclesiastico. E’ membro dell’Ordine della Fraternità Francescana Secolare di Afragola (OFS). E’ membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione “Le Beatitudini” ODV con sede presso la Pontificia Basilica Minore di S. Antonio da Padova in Afragola (NA) Attività scientifiche Nel maggio del 2016 ha preso parte ad un Campus di Studio presso STILO (RC), organizzato dall’Università Magna Grecia di Catanzaro dal titolo “L’Islam. Dal pregiudizio ai diritti”, prendendo attivamente parte al gruppo di lavoro costituitosi in seno allo stesso, sulla libertà religiosa e integrazione nell’ambito della scuola italiana.E’ stato organizzatore e moderatore del convegno dal titolo “La tutela della famiglia nell’ordinamento secolare e canonico. Aspetti pastorali e riforme processuali”, organizzato il 4 maggio 2018 presso la Pontificia Basilica S. Antonio da Padova Afragola (NA), accreditato presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli Nord, con il patrocinio dell’Associazione forense di Afragola e dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani. E’ stato curatore del volume relativo agli atti del Convegno “La tutela della famiglia nell’ordinamento secolare e canonico. Aspetti pastorali e riforme processuali”, pubblicati presso la Key editore nel dicembre 2018. E’ stato coautore del volume “Il Trust. Origine, analisi e aspetti comparativi” (a cura di Francesco Cecaro), pubblicato presso Turisa editrice, Collana Studia Selecta, 2018.

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