“Tutti gli uomini sono nati liberi e uguali…’’, e le donne?

“Tutti gli uomini sono nati liberi e uguali…’’, e le donne?

Negli ultimi mesi del 2021 abbiamo assistito a eventi rilevanti, non solo in relazione alla pandemia Covid-19. Sono, invero, accaduti fatti internazionali e sovranazionali che – certamente – rifletteranno importanti effetti sulla parità di genere, la discriminazione e i diritti umani.

A primo impatto si può pensare che i due eventi meglio esplicitati di seguito non siano, di per sé, collegati tra loro, ma dopo una attenta analisi si comprenderà come in realtà nascondano significative conseguenze.

Il primo di questi fatti si è verificato a fine marzo 2021 quando la Turchia ha deciso di recedere dalla Convezione di Istanbul.

Il 20 marzo 2021 la Turchia ha deciso di recedere, con l’utilizzo di un decreto presidenziale, dalla Convenzione di Istanbul; tale evento ha creato non poche preoccupazioni sia per la futura protezione delle donne nel paese, ma anche dei futuri rapporti con l’Unione Europea. Prima, però, è necessario fare un passo indietro ed esaminare lo strumento giuridico quale è la Convenzione del Consiglio di Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza di genere.

Il Consiglio di Europea nasce come istituzione internazionale, fondata tra 47 Stati Membri, volta a tutelare i diritti umani tramite le Convenzioni, tra cui la sopracitata Convenzione di Istanbul. Essa sorge come atto internazionale volto a contrastare ogni tipo di forma di violenza subita dalle donne, quindi non si tratta solo della violenza attuata nelle mura del focolare domestico, ma anche forme di abuso sessuale e di discriminazione; difatti lo stesso articolo 1 della Convenzione cita: ‘’1. La presente Convenzione ha l’obiettivo di: a. proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica; b. contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e promuovere la concreta parità tra i sessi, ivi compreso rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne; c. predisporre un quadro globale, politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica; d. promuovere la cooperazione internazionale al fine di eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica; e sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell’applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente, al fine di adottare un approccio integrato per l’eliminazione della violenza contro le donne e la violenza domestica. 2. Allo scopo di garantire un’efficace attuazione delle sue disposizioni da parte delle Parti contraenti, la presente Convenzione istituisce uno specifico meccanismo di controllo’’.

Fondamentale si presenta il secondo comma dell’articolo, in quanto stabilisce un meccanismo di controllo volto a garantire una effettiva tutela delle donne e un effettivo controllo operato degli Stati definito come ‘’rapporto GREVIO’’. L’acronimo GREVIO definisce un gruppo di esperti indipendenti del Consiglio di Europa che hanno il compito di controllare l’applicazione della Convenzione; tramite il monitoraggio dei dati viene poi costituito un report volto ad individuare le pratiche e le misure che vengono applicate dagli Stati per la sua effettiva applicazione.

Tale cambio di rotta della Turchia nasconde dietro di sé profonde ragioni politiche, perché essa costituisce uno dei primi paesi firmatari della Convenzione, allo scopo di sottolineare l’impegno della Turchia nella lotta contro la violenza domestica allo scopo di creare un paese migliore per le donne turche. Ciò che permette di sottolineare che la ragione di tale recesso sia dovuto a implicazioni politiche è che lo stesso presidente, Recep Tayyip Erdogan, ha deciso di ratificare e poi di terminare tale Convenzione.

Erdogan, per ottenere il supporto della destra conservativa turca ha sottolineato come l’efficacia di tale Convenzione ponga in serio pericolo l’istituto del matrimonio e come, in realtà, la Convenzione sia uno strumento giuridico che favorisca i reclami della comunità LGBTQ+. Infatti, Erdogan ha dichiarato che in realtà tale strumento non è necessario, perché una efficace tutela delle donne può essere garantita da strumenti di diritto interno.

In realtà, per capire l’impatto dell’uscita della Turchia dalla Convenzione è necessario esplicitare alcuni dati dimostrati da una ricerca, datata 2015, del ‘’UN women global database on Violence’’ la quale sottolinea l’impatto dei femminicidi e della violenza domestica posta in essere in Turchia. La ricerca condotta utilizza sia metodi di ricerca qualitativi e quantitativi per individuare lo stato attuale della violenza domestica nel paese, e si tratta di una ricerca approfondita rispetto a quella nazionale condotta nel 2008; come si evince dai primi dati la violenza di genere è ancora molto diffusa. Le donne, sia che siano sposate o in una relazione stabile o meno, sono soggette a violenza domestica perpetrata dagli uomini più vicini a loro, si può trattare di mariti, fidanzati, promessi sposi, compagni e anche da padri, fratelli o altri parenti.

La ricerca dimostra come il 38% delle donne sposate abbiano dichiarato di aver subito violenza fisica o abusi sessuali da parte dei mariti o dai loro partner. La prima forma di violenza che le donne subiscono da parte dei loro compagni è di tipo fisico, ed alcune donne hanno dichiarato che essa non è cessata nemmeno durante il periodo della gravidanza. La ricerca dimostra che un dato importante di cui tener conto è l’età in cui il matrimonio viene contratto: difatti nelle donne sposate tra i 15-59 anni, il 26% era già sposato prima di compiere i 18 anni, metà delle donne che erano sposate prima dei 18 anni hanno subito violenza fisica e/o abusi sessuali, e circa un quinto hanno subito violenza sessuale.

Quindi tale ricerca sottolinea come le donne che si sposano in età precoce sono più soggette a subire violenza. Le donne divorziate o separate sono un altro gruppo che ha avuto una esperienza diretta con la violenza di genere, difatti la ricerca evidenzia come le donne abbiano deciso di porre fine al proprio matrimonio proprio quando hanno subito violenza da parte del partner.

Non si riscontra solo la violenza fisica, ma vi sono anche diverse forme di abuso anche psicologico. Difatti 3 donne su 10 dichiarano di aver subito stalking. Il principale tipo di stalking che viene segnalato è costituito da continue chiamate al telefono [19%]; messaggi, email o lettere [8%]; controllo sui social media [6%] e infine il disturbo sul posto di lavoro o presso il domicilio delle vittime [6%]. I comportanti che sono posti in essere solitamente prevedono la minaccia di commettere suicidio, minaccia di far male alla vittima, ai figli o alla sua famiglia. Le molestie non sono commesse solo dai mariti o dai compagni, ma anche dalle reti sociali immediatamente vicine alla donna; è stato dimostrato come alla violenza emotiva subita da una donna prima dei 15 anni (22%) poi vi sussegue la violenza fisica [14%] e abusi sessuali [3%].

Uno strumento importante per combattere un qualsiasi attacco ai danni delle donne è rappresentato dalla possibilità di poter frequentare istituti di istruzione e trovare un impiego. Circa un terzo delle donne che hanno partecipato alla ricerca hanno dichiarato che sono state forzate a lasciare la scuola o il lavoro dopo i 15 anni. Difatti, il primo luogo ove può essere perpetrata la violenza è proprio il primo focolare domestico in cui la donna si affaccia, perché i padri e le madri decidono per la figlia, e il 9% delle donne è stata esposta ad abusi sessuali da bambina; tali abusi sono stati perpetrati per lo più da sconosciuti prima dei 15 anni e da parenti maschi [29%] oltre al padre, anche patrigni, fratelli più giovani, fratelli più grandi, nonni, zii paterni e materni.

Circa un quarto delle donne che hanno subito violenza riferisce di aver subito lesioni fisiche almeno una volta, sei donne su dieci dichiarano di essere state ferite tre o più volte e circa metà di queste ferite hanno richiesto dei trattamenti medici. Le ricerche del 2008 e del 2014 hanno sottolineato un aumento rispetto a ferite così gravi da dover essere trattate, si è passati da un 41% nel 2008, ad un 47% nel 2014. Queste testimonianze sono fondamentali anche per capire l’aggravarsi della salute mentale delle donne, difatti sono aumentati i pensieri e i tentativi di suicidi, un terzo delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale ha dichiarato di aver pensato al suicidio; i tentativi di suicido sono cinque volte più diffusi nelle donne che hanno subito violenza rispetto a quelle che non ne hanno subite: difatti nel primo caso è stato riscontrato un 15%, nel secondo invece 3%. E tali risultati sottolineano come ci possa essere una correlazione tra casi di suicidio e donne vittime di abusi, sottolineando l’importanza di un sostegno psicologico per le donne.

Nel 2020, a causa della pandemia Covid-19 i femminicidi sono vertiginosamente aumentati. Difatti il Corriere della Sera, citando il Kadin Cinayetlerini durduracagiz platformu, (piattaforma contro i femminicidi) dichiara: “Sono preoccupanti i numeri relativi alla violenza sulle donne e i femminicidi in Turchia, dove nel 2020 almeno 300 donne sono state uccise e 99 sono state costrette a cambiare identità e a trasferirsi, per sfuggire alle persecuzioni di ex mariti, compagni e fidanzati. […] La ricerca ha rilevato che altre 171 morti di donne «rimangono sospette», tra queste non solo morti avvenute in circostanze ancora da chiarire, ma anche suicidi, a cui molte donne sono spinte dal clima familiare di ripudio e odio che può scattare per una relazione che la famiglia non approva o per aver rifiutato matrimoni combinati’’.

L’utilizzo dei dati permette di sottolineare come uno strumento internazionale, quale la Convenzione di Istanbul, sia fondamentale per combattere la violenza di genere e come costituisca un pericoloso precedente la recessione da parte della Turchia.

Al fine di garantire un prosperoso rapporto con la Turchia e per sottolineare la preoccupazione dell’Europa circa la decisione di Erdogan, i rappresentanti europei quali Ursula von der Leyen and Charles Micheal si sono recati presso il palazzo presidenziale. Il quadro, però, presentatosi sul momento non è stato dei migliori in quanto solo due poltrone sono state collocate presso la sala presidenziale, mancante quindi la sedia per la presidentessa della Commissione europea. L’evento ha creato un problema a livello di protocollo diplomatico, ripreso dai principali media europei.

Infatti, la Presidente della Commissione UE si è dovuta accomodare su un sofà di fronte a Mevlut Cavusoglue, ministro turco degli esteri, il quale però, nel protocollo diplomatico, si trova in una posizione secondaria rispetto a quella della Von der Leyen. Perché questo evento è da non lasciare al caso? È importante sottolineare che ad un incontro della stessa natura organizzato il 16 novembre 2015 dove Jean-Claude Junker e Donald Tusk, entrambi rappresentati dell’Unione Europea, si recarono in Turchia le cose andarono diversamente: entrambi trovarono una sedia.

L’ex ambasciatore italiano in Turchia, Carlo Marsili, per giustificare quanto avvenuto ha dichiarato che per tali incontri viene applicata la legge del paese ospitate, quindi in questo caso andava applicata la legge nazionale turca, aggiungendo la necessità che fosse la stessa Von der Leyen a chiedere il posto.

È importante ricordare che nel 1950 la Turchia è diventata il 13 Stato membro del Consiglio d’Europa e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo afferma che “la presente dichiarazione mira a garantire il riconoscimento universale ed effettivo e il rispetto dei diritti ivi dichiarati”; l’articolo 14 della Convenzione sancisce il divieto di discriminazione.

L’obiettivo del Consiglio d’Europa è il fondamento della giustizia e della pace nel mondo e non è possibile perseguire tale obiettivo trattando in modo diverso gli uomini e le donne. Quindi la recessione dalla Convenzione e l’evento avvenuto in Turchia ai danni, non solo della donna, ma soprattutto di una rappresentante degli Stati membri dell’Unione possiamo definirla come un evento isolato per quando spiacevole, o in realtà sottintende altro? E quale sarà il posto delle donne, in futuro, in Europa?

 

 

 

 


Fonti:
  1. https://evaw-global-database.unwomen.org/-/media/files/un%20women/vaw/vaw%20survey/turkey%20vaw%20survey.pdf?vs=3012
  2. https://evaw-global-database.unwomen.org/es/countries/asia/turkey/2015/research-on-domestic-violence-against-women-in-turkey
  3. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2021/03/20/-turchia-ankara-lascia-convenzione-contro-violenza-donne-_3db32906-1180-4e4b-89db-812b2fb14ba9.html
  4. https://www.rainews.it/dl/rainews/media/Turchia-Niente-poltrona-per-Ursula-von-der-Leyen-e-sofagate-per-Erdogan-394cb07d-5958-4172-bbfe-b49d5dd1eb3a.html#foto-1
  5. https://lepersoneeladignita.corriere.it/2021/01/04/turchia-300-donne-uccise-nel-2020/

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Sara Onorato

Buongiorno a tutti! mi chiamo Sara e sono nata a Milano nel 1996, attualmente sono una studentessa di giurisprudenza presso l'Università Statale di Milano, ed aspiro a diventare avvocato.

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