
IMU tra fratelli: la Cassazione annulla la solidarietà fiscale
Abstract. Con la sentenza n. 11097/2025, la Corte di Cassazione ha escluso la solidarietà passiva tra eredi in materia di IMU, affermando che ciascun coerede è tenuto al pagamento del tributo solo in proporzione alla propria quota di possesso. Il principio, fondato sulla legalità e sulla capacità contributiva, impone un ripensamento delle prassi comunali e rafforza la tutela del contribuente. Il presente contributo analizza la portata della pronuncia, le sue implicazioni operative, il confronto con i modelli europei e le prospettive offerte dalla digitalizzazione per una fiscalità più equa e trasparente.
Sommario: 1. Premessa: equità fiscale e tutela del contribuente – 2. La pronuncia della Cassazione – 3. Natura dell’obbligazione IMU – 4. Implicazioni operative per Comuni e contribuenti – 5. Il confronto con i modelli europei – 6. Verso una fiscalità digitale e trasparente – 7. Conclusioni
1. Premessa: equità fiscale e tutela del contribuente
Per anni, in caso di successione ereditaria, era prassi notificare l’intero avviso IMU a un solo coerede, spesso il più facilmente reperibile. Una modalità non fondata su norma espressa, ma consolidata nella prassi, che generava una responsabilità di fatto solidale, con effetti distorsivi sull’equità fiscale. La sentenza n. 11097/2025 interviene a correggere questa impostazione, riaffermando che ogni erede risponde esclusivamente per la propria quota di possesso. In tal modo, il principio di equità fiscale, da concetto astratto, si traduce in pratica amministrativa concreta.
2. La pronuncia della Cassazione
La Corte ha chiarito che l’art. 1, comma 743, della legge n. 160/2019 – istitutiva dell’IMU – non prevede alcuna solidarietà tra eredi. L’obbligazione tributaria è dunque divisibile e proporzionale. Nel caso concreto, un coerede aveva ricevuto un avviso per l’intero importo IMU relativo a un immobile condiviso: la Cassazione ha annullato l’atto, affermando che l’Amministrazione deve notificare l’imposta in base alla quota effettiva.
Questa impostazione si colloca pienamente nel solco del principio di capacità contributiva, come delineato da Francesco Tesauro, secondo cui “la capacità contributiva è il fondamento costituzionale dell’imposizione e impone che il tributo sia parametrato alla situazione giuridica e patrimoniale del soggetto” .
La Corte, dunque, non solo corregge una prassi distorsiva, ma riafferma un principio costituzionalmente garantito.
3. Natura dell’obbligazione IMU
L’IMU è un tributo patrimoniale fondato sulla titolarità reale del bene. L’obbligazione che ne deriva è personale, divisibile e proporzionale, in linea con l’art. 23 Cost., che vieta prestazioni patrimoniali imposte senza una base legale. La Corte ha escluso l’applicabilità analogica dell’art. 65 del D.P.R. 600/1973 – riservato alle imposte sui redditi – ribadendo che la solidarietà non si presume e non può essere estesa ai tributi locali.
In questo senso, Marcello Clarich sottolinea che “la dilatazione dell’obbligazione tributaria oltre la titolarità reale viola il principio di proporzionalità e compromette la legittimità sostanziale dell’azione fiscale” (Manuale di diritto amministrativo, Il Mulino, 2022). La pronuncia della Cassazione si pone dunque come presidio di legalità e di coerenza sistemica, restituendo al contribuente la centralità che gli compete.
4. Implicazioni operative per Comuni e contribuenti
La pronuncia impone un adeguamento immediato delle prassi amministrative. I Comuni dovranno notificare gli avvisi IMU pro quota, evitando imposizioni cumulative. I contribuenti che hanno ricevuto avvisi errati o hanno pagato più del dovuto potranno richiedere ricalcoli e rimborsi. La sentenza rafforza il principio secondo cui il fisco deve rispettare i diritti individuali, trasformando l’avviso IMU in uno strumento di giustizia concreta.
In chiave sistemica, si tratta di un passaggio da una fiscalità presuntiva a una fiscalità misurata, dove l’imposizione è parametrata alla realtà giuridica e non alla comodità amministrativa.
5. Il confronto con i modelli europei
In Francia, Germania e Spagna, la tassazione patrimoniale successoria è improntata al principio di personalità dell’imposizione: ogni erede riceve un avviso individuale e risponde solo per la propria quota. La pronuncia della Cassazione allinea l’Italia a questi modelli, rafforzando l’idea che la fiscalità debba essere strumento di equità e non di arbitrio.
Come evidenzia la dottrina comparata, Pasquale Pistone osserva che “i sistemi fiscali europei più evoluti tutelano il principio di personalità dell’imposizione successoria, garantendo che il tributo sia commisurato alla posizione giuridica effettiva del soggetto” .
La decisione della Corte si inserisce in questa tendenza, contribuendo a una convergenza normativa e assiologica con gli ordinamenti europei.
6. Verso una fiscalità digitale e trasparente
La decisione apre la strada a una gestione digitale dell’IMU più equa: notifiche via PEC, calcoli automatici basati su visure catastali aggiornate, integrazione nei portali comunali e nel Portale del Contribuente. La digitalizzazione, in linea con gli obiettivi del PNRR, diventa leva di efficienza e garanzia, riducendo errori e contenziosi e rafforzando la fiducia nel sistema tributario.
In questo contesto, l’imposizione pro quota non è solo un principio giuridico, ma una funzione algoritmica che può essere integrata nei sistemi informativi locali, rendendo la fiscalità misurabile, verificabile e conforme ai principi di trasparenza e legalità.
7. Conclusioni
La sentenza n. 11097/2025 rappresenta un punto di svolta nella fiscalità successoria. L’IMU torna a essere un tributo proporzionale, coerente con la titolarità reale e rispettoso della dignità del contribuente. Ogni erede è chiamato a rispondere solo per ciò che possiede, e l’Amministrazione è tenuta a rispettare tale principio.
In un’Italia che digitalizza i rapporti tra Stato e cittadini, l’IMU pro quota diventa simbolo di una fiscalità moderna, trasparente e giusta. Come evidenzia la dottrina più attenta “la pertinenza tra titolarità reale e obbligazione tributaria costituisce condizione di legittimità sostanziale dell’azione amministrativa” .
La pronuncia della Cassazione non si limita a sanare una distorsione amministrativa, ma ridefinisce il paradigma del rapporto tra fisco e cittadino, riaffermando la centralità della titolarità reale e la dignità giuridica del contribuente.
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Aldo Andrea Presutto
Avvocato & DPO
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