Le linee generali dell’interdittiva antimafia alla luce della recente giurisprudenza amministrativa

Le linee generali dell’interdittiva antimafia alla luce della recente giurisprudenza amministrativa

L’interdittiva antimafia costituisce una delle misure di prevenzione più efficaci, specie in materia di appalti, al fine di evitare l’infiltrazione delle associazioni apparteneti alla criminalità organizzata in un settore chiave dell’economia. Ed è sulla considerazione dell’importanza delle misura che di recente il Consiglio di Stato (sentenza 05784/2018) si è pronunciato sulle caratteristiche essenziali di tale misura di prevenzione.

Il supremo organo della giustizia amministrativa su appello del Ministero dell’interno coglie l’occasione per un sunto in ordine alle questioni più dibattute. Dapprima esclude che l’interdittiva antimafia debba basarsi su un giudizio sulla responsabilità penale; invero essa ben può fondarsi su un quadro solo probabile essendo tesa ad un anticipo di tutela sulla gestione della cosa pubblica.

Inoltre non è necessaria che le situazioni sulla base delle quali sia stata pronunciata siano ” attuali” ben potendosi fondare anche “su fatti risalenti nel tempo, purché dall’analisi del complesso delle vicende esaminate emerga, comunque, un quadro indiziario idoneo a giustificare il necessario giudizio di attualità e di concretezza del pericolo di infiltrazione mafiosa nella gestione dell’attività di impresa” (Consiglio di Stato, sez. III, 16 maggio 2017, n. 2327; Consiglio di Stato, sez. III, 05 maggio 2017, n. 2085).

Per il giudice amministrativo il quadro indiziario preso in esame dal Prefetto per l’emissione della misura appare giustificato sia dagli elementi giudiziari del passato sia da un’attenta attività di indagine. E conclude sull’ interdittiva antimafia ritenendola uno strumento di prevenzione e di controllo sociale  che si pone quale anticipazione di tutela “avanzata”dell’ordine pubblico e della sicurezza.


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