Nonni e mediazione familiare: quando e come partecipano

Nonni e mediazione familiare: quando e come partecipano

Sommario: 1. Il diritto dei minori a mantenere rapporti con gli ascendenti – 2. Come può avvenire la partecipazione dei nonni agli incontri? – 3. La mediazione familiare intergenerazionale

La partecipazione dei nonni alla mediazione familiare rappresenta un tema di crescente rilevanza nel diritto di famiglia italiano, alla luce del mutare della ripartizione dei ruoli all’interno della coppia genitoriale e del sempre più crescente numero di entrambi i membri della coppia con figli che hanno un’occupazione lavorativa a tempo pieno.

Sebbene la legge riconosca il diritto dei minori a mantenere rapporti significativi con gli ascendenti, la concreta attuazione di tale diritto, soprattutto in contesti di separazione o conflitto familiare, solleva questioni giuridiche molto complesse.

Questo articolo si impegna, dunque, ad esplorare quelle che sono le circostanze e la casistica in cui i nonni possono essere coinvolti negli incontri di mediazione familiare, le motivazioni alla base di tale coinvolgimento e le modalità attraverso cui ciò possa avvenire.

1. Il diritto dei minori a mantenere rapporti con gli ascendenti

Quando due persone decidono di formare una coppia andando a convivere o sposandosi, soprattutto in presenza di figli, entrano inevitabilmente in contatto con le rispettive famiglie d’origine.

Il nucleo base – genitori e figl* – si inserisce all’interno di un più ampio e complesso sistema, rappresentando di esso un ramo dell’albero. Ecco perché negli incontri di mediazione familiare il ricorso allo strumento del genogramma[1] risulta fondamentale.  I vissuti e le storie delle famiglie d’origine influenzano inevitabilmente e involontariamente il nucleo formatosi sia in termini di valori da trasmettere che di comportamenti e scelte. Tale ingerenza spesso risulta una delle macrocategorie delle motivazioni che si analizzano nel corso degli incontri con il mediatore familiare quale motivo della crisi della coppia e, dunque, della separazione o del divorzio dei genitori.

La famiglia di fatto è un sistema complesso e dinamico, che i membri che la costituiscono influenzano e da cui a loro volta sono influenzati in un rapporto bidirezionale costante fatto di diritti e doveri reciproci.

E proprio in termini di diritti, l’articolo 155 e seguenti del Codice civile[2], come modificato dalla Legge 54/2006, stabilisce che anche in caso di separazione personale dei genitori, il figlio minore ha il diritto di “conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale[3].

Nello stesso senso deve leggersi l’art. 1 della Carta dei Diritti dei Figli nella Separazione dei Genitori dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza[4], che sancisce che “I figli hanno diritto di continuare ad amare ed essere amati da entrambi i genitori e di mantenere i loro affetti“.

Questi riconoscimenti normativi implicano dunque che, in situazioni di crisi della coppia genitoriale, i nonni possano essere coinvolti per tutelare il benessere della prole.

La relazione nipoti-nonni negli ultimi anni ha catturato l’attenzione dell’ordinamento giuridico in quanto, come accennato nell’introduzione di questo articolo, i mutamenti sociali, il nuovo ruolo della donna e l’assenza per ragioni lavorative dei genitori dalla quotidianità dei figli hanno determinato la necessità di fornire cura, tutela e presenza ai minori attraverso proprio la figura dei nonni.

In contesti di separazione o di divorzio, pertanto, in un’ottica di aiuto al minore, la presenza dei nonni può contribuire a mantenere o, in alcuni casi, persino a ricostruire un ambiente affettivo stabile in cui crescere e stare, nonché ad aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti familiari e alla costruzione di una nuova tipologia di relazione tra i genitori.

I nonni spesso rappresentano una figura di riferimento affettivo ed educativo per i nipoti, quindi, il loro coinvolgimento non solo può offrire al minore un senso di continuità e sicurezza emotiva, ma anche la certezza di un progetto educativo che altrimenti, stante la conflittualità della coppia genitoriale in crisi, potrebbe mancare del tutto.

Quando si parla di coinvolgimento dei nonni si fa, pertanto, riferimento a una duplice dimensione: da una parte, l’attribuzione di un ruolo nel progetto educativo dei minori e dall’altra – comunque e indipendentemente dalla prima -, il semplice diritto di visita degli stessi e di mantenimento di una relazione di affetti.

Se, addirittura, la loro presenza può anche fungere da supporto ai genitori, stemperando gli animi e facilitando la comunicazione costruttiva per una gestione più serena del conflitto, tanto meglio.

Un punto ineccepibile deve essere, però sempre preso in considerazione anche per comprendere quando e come i nonni possano partecipare alla mediazione: la giurisprudenza sottolinea a chiare lettere che l’interesse superiore del minore deve prevalere in ogni decisione che lo riguardi; pertanto, il coinvolgimento dei nonni è uno degli strumenti per garantire il benessere psicologico e affettivo del minore, soprattutto quando i genitori non sono in grado di mantenere una relazione equilibrata con gli ascendenti. Non si tratta di un coinvolgimento autoreferenziale per soddisfare la scelta individuale degli ascendenti.

2. Come può avvenire la partecipazione dei nonni agli incontri?

Lo strumento della mediazione familiare, cui si ricorre in via alternativa per la risoluzione di controversie in materia di famiglia, quali separazioni, divorzi o affidamento e gestione dei figli, presenta tra le varie caratteristiche peculiari e distintive rispetto al tradizionale giudizio in tribunale la maggiore flessibilità e il minore formalismo della procedura.

Tali due aspetti consentono di far partecipare agli incontri soggetti ulteriori rispetto alla coppia in crisi: quali i figli, i nonni, e – in alcuni casi specifici – anche altre figure importanti a livello di parentela.

Occorre, infatti, precisare che, affrontando nello specifico l’intervento dei nonni, questi non avrebbero alcun diritto autonomo da far valere in Tribunale nei procedimenti di separazione o divorzio tra i genitori per regolare il loro diritto di visita con i minori[5]. L’art. 1, co. 1, della legge n. 54 dell’08.02.2006, del resto, prevede esclusivamente il diritto dei minori a conservare rapporti significativi con gli ascendenti, ma non attribuisce a quest’ultimi alcun autonomo diritto di visita.

Pertanto, alla luce dell’attuale quadro normativo, consentire ai nonni di prendere parte anche solo a una parte degli incontri di mediazione familiare risulta essere la migliore tra le soluzioni possibili nel loro interesse, nell’interesse superiore dei nipoti coinvolti e, auspicabilmente, anche ai fini della risoluzione dei conflitti endofamiliari.

Secondo l’Istituto HFC (Human Family Consultancy) [6], la partecipazione dei nonni alla mediazione familiare può essere presa in considerazione se entrambi i genitori sono d’accordo, essendo vista la loro presenza come uno strumento per chiarire alcuni conflitti irrisolti all’interno della coppia e per verificare se e quale supporto possano loro offrire ai nipoti nel momento della crisi della coppia che è, al contempo, crisi del nucleo familiare.

Il mediatore familiare, anche in collaborazione con i servizi sociali, può – sussistendone i presupposti – includere i nonni negli incontri di mediazione, nell’interesse precipuo e in base alle esigenze del minore coinvolto indirettamente nella vicenda.

Si tratta di un approccio il più cooperativo possibile e allargato, in cui tutte le parti coinvolte lavorano insieme, soprattutto nell’interesse superiore e per il bene esclusivo del minore. Il modello sistemico della mediazione familiare, che con l’allargamento del numero di persone coinvolte viene emergendo, si focalizza su un’analisi del conflitto più ampia, tenendo conto non solo di tutti i fattori ma anche di tutte le persone – id est i membri della famiglia – che sono direttamente o indirettamente coinvolte dal conflitto della coppia e che direttamente o indirettamente a seguito della separazione o del divorzio dovranno insieme ai genitori affrontare diverse questioni pratiche: gestione dei figli/nipoti, tempo di visita, mantenimento del legame di affetti e così via discorrendo.

Stante il particolare ruolo non solo di tipo affettivo, ma anche educativo, che i nonni possono ricoprire in questi contesti, risulta fondamentale che, innanzitutto, il loro coinvolgimento e, successivamente, l’efficacia degli accordi presi in mediazione che li vedono parte integrante vengano monitorati nel tempo per verificarne l’efficacia e, eventualmente, apportare alcune modifiche. Per questo gli incontri di follow-up a distanza di alcuni mesi dalla fine della mediazione familiare e della sottoscrizione degli accordi sono così importanti.

3. La mediazione familiare intergenerazionale

In alcuni casi appare auspicabile anche il ricorso alla mediazione familiare intergenerazionale: si tratta di un’estensione della mediazione familiare tradizionale, che si concentra non solo sulla coppia genitoriale, ma anche sulle relazioni tra più generazioni, in particolare tra genitori e figli adulti, oppure tra genitori e nonni. Viene utilizzata per gestire conflitti familiari che coinvolgono membri di diverse età e ruoli e può risultare utile per il riconoscimento e l’attuazione concreta del diritto dei figli di mantenere rapporti significativi con i nonni e i parenti di entrambi i genitori, anche in mancanza di separazione della coppia.

Pertanto, è uno strumento cui si ricorre non necessariamente nei casi di separazione o divorzio, ma in un’ottica più ampia e ulteriore di gestione complicata dei rapporti all’interno della famiglia: ad esempio, le divergenze legate a scelte educative, l’assistenza agli anziani del nucleo, la convivenza multigenerazionale, le questioni successorie legate all’eredità o, più semplicemente, la gestione del tempo e delle risorse familiari.

Come per la mediazione familiare tradizionale, anche quella intergenerazionale prende le mosse negli anni ’90 nei paesi anglosassoni, per fare fronte a una serie di mutamenti sociali e relazionali.

Si pensi all’aumento della vita media dei nonni nella vita familiare e alla loro sempre più attiva presenza, soprattutto con i nipoti, quali sostituti dei genitori, al ritardo nell’uscita dei figli adulti dalla casa dei genitori, all’articolarsi sempre più composito delle relazioni familiari, all’aumento progressivo delle famiglie ricomposte, delle famiglie multietniche e delle coabitazioni forzate.

Come è stato evidenziato, la presenza dei nonni in mediazione è considerata utile quando può contribuire al benessere del minore e al superamento dei conflitti familiari.

La partecipazione dei nonni alla mediazione, in base alle specifiche circostanze familiari, alla disponibilità di tutti i coinvolti e – in primis – dei nonni stessi, può svolgere un ruolo significativo nel garantire il benessere del minore non solo durante e dopo il processo di separazione o divorzio, ma anche nell’affrontare gli effetti della mediazione sull’intero nucleo familiare.

Infatti, attraverso il riconoscimento del loro ruolo e, dunque, del loro coinvolgimento attivo, è possibile creare un ambiente familiare più stabile e supportivo per i figli della coppia in crisi, soprattutto se in tenera età.

Tuttavia, nulla può aprioristicamente essere deciso – al pari di quanto accade nella scelta del coinvolgimento o meno dei figli in mediazione[7] -, essendo necessario che ogni intervento sia valutato attentamente, tenendo conto dell’interesse superiore del minore e delle specifiche dinamiche familiari.

 

 

 

 

 

 

[1] Si tratta di uno strumento grafico-narrativo che nella mediazione familiare serve per esplorare e comprendere le relazioni interpersonali e intergenerazionali all’interno della famiglia: una specie di albero genealogico arricchito da informazioni emotive, relazionali e storiche che vanno oltre la semplice parentela e che sono utili per fare emergere gli aspetti conflittuali o problematici all’interno della famiglia.
[2] Art. 155 c.c. “Provvedimenti riguardo ai figli”: “In caso di separazione, riguardo ai figli, si applicano le disposizioni contenute nel Capo II del titolo IX” è stato disciplinato ex novo dalla legge 8 febbraio 2006 n. 54, recante “Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli”, che ha introdotto nel codice gli artt. dal 155 bis al 155 sexies, fissando obiettivi e criteri ai quali il giudice deve attenersi nell’adozione dei provvedimenti relativi ai figli.
[3] L’art. 337 ter c.c., stabilisce al primo comma che: “Il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale”.
[4] Risalente al 2018, consta di dieci articoli, ispirati alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che definiscono dieci diritti di bambini e ragazzi alle prese con la crisi genitoriale che porta alla separazione o al divorzio.
[5] La Corte di cassazione con la sentenza n. 10250 del 16.04.2024 ha escluso la possibilità per i nonni di agire autonomamente in giudizio per regolare il loro diritto di visita con i minori.
[6] Si tratta di un centro di consulenza e formazione con sede a Roma, specializzato in mediazione familiare e nell’approccio sistemico-relazionale, fondato nel 2013 dal Dott. Nicola Boccola, psicologo giuridico e mediatore familiare.
[7] Vedasi l’articolo: “Quali sono i benefici e i rischi del coinvolgimento diretto dei figli nella mediazione familiare?”, Elisa Cofano, in Salvis Juribus, 28.04.2025

Salvis Juribus – Rivista di informazione giuridica
Direttore responsabile Avv. Giacomo Romano
Listed in ROAD, con patrocinio UNESCO
Copyrights © 2015 - ISSN 2464-9775
Ufficio Redazione: redazione@salvisjuribus.it
Ufficio Risorse Umane: recruitment@salvisjuribus.it
Ufficio Commerciale: info@salvisjuribus.it
***
Metti una stella e seguici anche su Google News

Articoli inerenti

Evoluzione dell´autonomia privata nel diritto di famiglia e degli accordi sulla crisi coniugale

Evoluzione dell´autonomia privata nel diritto di famiglia e degli accordi sulla crisi coniugale

Sommario: 1. Premessa: evoluzione del concetto di famiglia – 2. Ampliamento dell’autonomia negoziale dei coniugi – 3. Dal negozio giuridico al...

Mediazione familiare obbligatoria dopo la Riforma Cartabia

Mediazione familiare obbligatoria dopo la Riforma Cartabia

Nonostante sia oramai noto anche ai non operatori di sistema che la mediazione, soprattutto quella familiare, abbia dopo la Riforma Cartabia...

La mediazione familiare telematica: normativa e funzionamento

La mediazione familiare telematica: normativa e funzionamento

Sommario: 1. Nascita e normativa – 2. Caratteristiche e funzionamento – 3. Opportunità e criticità della digitalizzazione del percorso   1...

Figli in mediazione familiare: benefici e criticità

Figli in mediazione familiare: benefici e criticità

Il coinvolgimento dei bambini negli incontri di mediazione è una delle questioni più controverse in materia di mediazione familiare. Premettendo...