Il futuro del diritto alla protezione dei dati. Un diritto soggetto ad  un’incessante evoluzione tecnologica e sociale

Il futuro del diritto alla protezione dei dati. Un diritto soggetto ad un’incessante evoluzione tecnologica e sociale

Il futuro della protezione dei dati è un futuro dai contorni incerti. Diverse sono le questioni emerse in materia e diverse sono le implicazioni e i collegamenti sul tema che arrivano a toccare i più svariati ambiti della vita di un individuo, dovendosi per giunta adeguarsi alla stessa. In ragione, ad esempio, dell’estrema rapidità e soprattutto della peculiarità inerente al settore tecnologico, non sembra possibile delineare un quadro preciso di ciò che sarà in futuro.

Se pensiamo ad esempio che il più recente annuncio di Mark Zuckerberg, fondatore del famosissimo social network Facebook, riguarda la creazione di un “metaverso”, ovvero una sorta di universo parallelo e virtuale in cui l’individuo vivrà mediante strumenti di realtà aumentata. Sembra verosimile pensare che anche in questa occasione sarà assolutamente necessario prendere in considerazione la delicata questione inerente all’utilizzo dei dati sensibili e ancora alla possibilità che questi vengano adoperati anche da un punto di vista economico, o più semplicemente che si creino eventuali problematiche inerenti al consenso del loro stesso trattamento.

Ma senza andare troppo oltre, si è visto come negli ultimi anni questo settore sia stato scosso rispetto a diversi avvenimenti, anche da quella che è l’emergenza terroristica, altro fattore che non possiamo controllare e che paradossalmente controlla le nostre vite da quel fatidico e terribile giorno: l’11 settembre 2001, che segnò anche oltreoceano un cambiamento radicale nel pensiero e nelle coscienze degli uomini. Tutte le sfide più in generale che in ambito privacy sono state affrontate nel tempo, sia in passato che nell’attualità, hanno necessariamente portato a un ripensamento e a una evoluzione di questo concetto.

Si è cercato di trovare spesso un equilibrio tra la sicurezza dell’individuo e la protezione dei dati, tra il progresso civile e la dignità dell’uomo, tra l’importanza del dato per le aziende tipicamente statunitense e l’assoluta considerazione del dato come caratteristica fondamentale appartenente all’uomo che per questo deve poterne autonomamente disporre, tipica invece della nostra comunità europea.

Tutto ciò ha subito le influenze dei periodi storici, dell’evoluzione tecnologica, della giurisprudenza, quindi delle decisioni inerenti 69 alla lesione o al trattamento illegittimo e alla prevenzione di azioni su quello che è da noi considerato invece come un diritto fondamentale.

Solo grazie al Regolamento n.679 del 2016 che ha dato attuazione al GDPR si è finalmente aperta una finestra sul futuro, si è presa consapevolezza di una maggiore possibilità di affrontare le sfide che verranno grazie all’inserimento di criteri regolatori così rigorosi da prevedere, laddove non fossero rispettati, delle sanzioni ad hoc. Si è data la possibilità alle aziende di incrementare la loro qualità attraverso una tutela controllata del trattamento dei dati personali.

Così facendo si è resa la possibilità di creare un rapporto di fiducia, come se il GDPR fosse una sorta di custode che si muove tra realtà imprenditoriali e consumatori, portando alla raccolta dei dati appartenenti agli utenti, arricchendo un rapporto che prima veniva basato solo sul mero interesse economico. Ovviamente il legislatore dovrà provvedere a adottare delle soluzioni o meglio, delle precauzioni, che possano garantirgli in futuro di non perdere di vista l’obiettivo che rimane sempre quello di poter garantire l’autonomia dell’individuo. “Le tecnologie informatiche della sicurezza e della privatezza vanno di pari passo nello sviluppo così come la progettazione e la gestione dei sistemi informativi devono aderire a criteri di diffusione basati sul consenso sociale e civile ai sacrifici delle libertà personali in favore di un elevato livello di sicurezza sociale”.

Le innovazioni tecnologiche non sono neutre poiché devono tenere conto dei fondamentali valori dell’uomo sia etici che sociali, devono fare i conti con i diritti che sono altrettanto fondamentali e riguardano la riservatezza, la libertà, la dignità, la tutela della personalità dell’individuo.

A fronte dei diritti del progresso tecnologico vanno considerati dunque anche i doveri e anche per questo che si può parlare di innovazione, ed è questo nuovo modo di pensare, che ha portato nuovi diritti ma anche nuovi doveri, rendendo così l’uomo più responsabile e consapevole delle difficoltà che comporteranno i nuovi risultati da raggiungere legati sempre a un inscindibile contrasto tra privacy e sicurezza ma che al contempo danno modo di concepire come sia importante aprirsi al progresso per crescere, come individui ma soprattutto come comunità, perché se non c’è innovazione non c’è neanche la possibilità di sviluppo economico per un paese. Si deve sempre ricordare che l’obiettivo delle nuove tecnologie è quello di migliorare la qualità della vita. Qualsiasi problematica inerente i rapporti tra nuove tecnologie e privacy va sempre risolta inquadrandola nell’ambito di una considerazione globale dei benefici socio economici che scaturiscono dall’innovazione tecnologica. Questo non significa che si debba accettare qualsiasi tipo di condivisione dei propri dati, è necessario mantenere una propria sfera di riservatezza, bisognerà sempre ricercare un equilibrio. “Proteggere i nostri dati nella dimensione digitale significa infatti proteggere noi stessi e le nostre vite e affermare il principio secondo il quale le esigenze del mercato e delle aziende multinazionali che vi operano non devono necessariamente prevalere in caso di conflitto con i diritti dei cittadini”.

Realizzare anche che delle rinunce tecnologiche appariranno necessarie a volte, renderà più semplice salvaguardare il valore fondante il nostro sistema. “I cambiamenti imposti dall’innovazione tecnologica hanno generato un livello senza precedenti di raccolta e di elaborazione di dati, destinato a subire un’ulteriore espansione”, e poiché i dati rappresentano la proiezione digitale delle persone, la raccolta ed il loro riutilizzo, espongono le persone a
nuovi rischi aumentando la loro vulnerabilità.


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