L’utilizzo dei profitti di una truffa on-line integra il delitto di autoriciclaggio

L’utilizzo dei profitti di una truffa on-line integra il delitto di autoriciclaggio

Con la sentenza n. 27023, depositata in data 13/07/2022, la Corte di Cassazione si è soffermata sul reato di truffa ex art. 640 c.p. e sul reato di autoriciclaggio di cui all’art. 648 ter 1 c.p.

Il primo tratta una fattispecie che incrimina le offese al patrimonio attuate attraverso l’utilizzo della frode. È un reato comune, plurioffensivo ed a forma vincolata. È perseguibile, infatti, chi, mediante l’utilizzo di artifici e raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno.

Il secondo è un reato proprio e di pericolo concreto. La condotta incriminata consiste nel fatto di chi, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa.

Nel caso di specie, al ricorrente viene contestato il reato di autoriciclaggio in quanto, a seguito del trasferimento di denaro, ottenuto mediante la realizzazione di truffe, i proventi illeciti venivano reinvestiti in operazioni finanziarie on-line (acquisto di valuta virtuale, bitcoin).

Viene individuata la competenza territoriale sulla base del reato più grave, cioè il reato di autoriciclaggio, atteso l’evidente vincolo di connessione con il reato presupposto di truffa.

Il reato di autoriciclaggio ha natura istantanea e si consuma nel momento in cui vengono poste in essere le condotte di impiego, sostituzione o trasformazione dei beni costituenti l’oggetto materiale del delitto presupposto (Cass. pen. n. 38838/2019).

In particolare, il denaro proveniente dalla commissione delle truffe è stato reimpiegato per l’acquisto di criptovalute attraverso l’effettuazione di bonifici.

Inoltre, occorre fare riferimento al luogo di impiego del denaro (oggetto delle truffe e utilizzato per l’acquisto di bitcoin), cioè il conto corrente sul quale le somme sono confluite ad opera delle persone vittime di raggiri.

Tale aspetto determina la competenza territoriale. Pertanto, si considera il Tribunale del luogo in cui si trova l’Istituto bancario in cui l’agente ha aperto il conto corrente e ha operato da remoto, dando disposizioni di immettere il denaro acquisito illecitamente nel circuito finanziario.

Infine, la Corte di Cassazione ha sottolineato che, con riferimento al reato di truffa on-line, è applicabile l’aggravante della minorata difesa, in quanto l’autore ha approfittato dell’utilizzo della rete per trarre specifici vantaggi. In particolare, l’autore ha sempre occultato la propria identità utilizzando false generalità e ha evitato qualsiasi incontro in presenza limitandosi ad uno scambio di E-mail.

La Seconda sezione penale, quindi, ha affermato che “integra il delitto di autoriciclaggio la condotta di chi, in qualità di autore del delitto presupposto di truffa, impieghi le somme accreditategli dalla vittima trasferendole, con disposizione “on line”, su un conto intestato alla piattaforma di scambio di “bitcoin” per il successivo acquisto di tale valuta, così realizzando l’investimento di profitti illeciti in operazioni finanziarie a fini speculativi, idonee a ostacolare la tracciabilità dell’origine delittuosa del denaro”.

La Corte di Cassazione, quindi, ha dichiarato il ricorso inammissibile ed ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali.


Salvis Juribus – Rivista di informazione giuridica
Direttore responsabile Avv. Giacomo Romano
Listed in ROAD, con patrocinio UNESCO
Copyrights © 2015 - ISSN 2464-9775
Ufficio Redazione: redazione@salvisjuribus.it
Ufficio Risorse Umane: recruitment@salvisjuribus.it
Ufficio Commerciale: info@salvisjuribus.it
***
Metti una stella e seguici anche su Google News
The following two tabs change content below.

Claudia Pugliese

Laureata presso l'Università degli studi di Milano. Nel 2018 ha conseguito l'abilitazione alla professione di avvocato. Collabora con diverse riviste giuridiche scrivendo articoli in materia civilistica e penalistica.

Articoli inerenti