Centralità dell’ascolto del minore in tema di collocamento e diritti di visita

Centralità dell’ascolto del minore in tema di collocamento e diritti di visita

La Suprema Corte, con ordinanza n. 25635 del 13 novembre 2020, ha rigettato il ricorso di un padre che domandava il mutamento delle condizioni di collocamento e diritti di visita della prole.

La doglianza del padre si basava in particolare sulle modalità di ascolto della minore, sentita avanti l’Autorità giudiziaria, senza l’ausilio di un soggetto specializzato.

Ancora il padre evidenziava come in primo grado fosse stato accertato un “condizionamento” materno sulla prole.

La Cassazione ha rigettato il ricorso confermando la centralità dell’ascolto del minore infra dodicenne in tema di collocamento (espressamente previsto ai sensi dell’art. 337 octies c.c.), ritenendo che un genitore non possa “influenzare” un soggetto capace di discernimento.

Se nel corso del giudizio viene ascoltato il figlio infra dodicenne capace di discernimento, il suo parere si ritiene “prevalente” rispetto a qualsivoglia “pressione” da parte dell’altro genitore.

Gli Ermellini nella decisione richiamano un orientamento giurisprudenziale consolidato per il quale, in tema di separazione, ove si assumano provvedimenti sull’affidamento dei figli, l’ascolto del minore infra dodicenne che sia capace di discernimento “è adempimento previsto a pena di nullità”

Nel caso di specie, dunque, il Tribunale non poteva esimersi dal sentire la minore circa la sua volontà di convivenza con uno dei genitori.

Secondo elemento che rileva il Giudice di legittimità nel rigettare il ricorso paterno è la differenza tra audizione e consulenza.

Il padre, nel proprio ricorso, lamentava infatti una scorretta modalità di ascolto della bambina.

La Corte ritiene viceversa che l’ascolto diretto del Giudice dia spazio alla partecipazione attiva del minore al procedimento che lo riguarda, mentre la consulenza tecnica (CTU) è un’indagine peritale che prende in considerazione più ampi elementi, basandosi soprattutto sull’esame della personalità e della capacità genitoriale dei coniugi, oltre alla relazione genitore-figlio.

Poiché nei precedenti gradi di giudizio la minore era già stata ascoltata dal Consulente Tecnico del Tribunale nominato d’ufficio, era già stato raccolto l’apporto dello “specialista”.

In conclusione, la Suprema Corte ritiene che l’ascolto della minore infra dodicenne sia avvenuto secondo le modalità previste dalla legge e dalla giurisprudenza.

La stessa figlia minore infra dodicenne e capace di discernimento ha scelto il collocamento presso la madre ed ogni eventuale “condizionamento” materno, secondo la Corte, perde dunque valenza.


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Avvocato del foro di Milano, laureata a pieni voti presso l'Università degli Studi di Milano nell'anno 2012, con una tesi in diritto civile sulla tutela del consumatore nella formazione del consenso. Nell'ambito della formazione professionale mi sono specializzata in diritto minorile, diritto di famiglia e diritto penale della famiglia, con un praticantato in primari studi legale nel territorio milanese. Impegnata anche socialmente nel supporto dei problemi connessi alla crisi familiare, sono membro dell'Associazione Sociolgi Italiani. Attualmente esercito l'attività nel mio Studio Legale, specializzato nel diritto di famiglia, offrendo tutela in sede civile e penale.

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