
Semestre Filtro Medicina, avv. Romano: i motivi del ricorso collettivo
Anche la seconda prova del “semestre filtro” – effettuata ieri, 10 dicembre 2025 – è terminata, lasciandosi dietro lo stesso carico di incertezze, contestazioni e disfunzioni che aveva già segnato la prima tornata, confermando purtroppo come la sperimentazione si sia rivelata una “farsa”.
La prima prova del 20 novembre 2025
Da Nord a Sud gli studenti e le famiglie hanno subito segnalato gravi disfunzioni organizzative: controlli non uniformi tra Atenei, telefoni e smartwatch non bloccati in aula, foto dei quesiti diffuse sui social mentre la prova era in corso e persino casi di candidati che si scambiavano suggerimenti in modo plateale.
Si tratta di anomalie affatto marginali che hanno compromesso l’omogeneità e la segretezza richieste a una selezione davvero meritocratica, mettendo in discussione il principio di parità di condizioni per tutti i partecipanti.
I principali motivi del ricorso collettivo
Violazione dell’anonimato: le istruzioni operative hanno imposto allo studente di firmare l’anagrafica precompilata e di applicare una delle quattro etichette adesive fornite, demandando poi al personale d’aula il ritiro dei moduli. Un sistema simile ha reso inevitabile, l’associazione tra codice e identità del candidato, svuotando di senso la garanzia dell’anonimato, che costituisce il pilastro di ogni procedura selettiva imparziale. Per i Commissari è stato un “gioco da ragazzi” ricondurre il compito alla persona, alterando l’equità della valutazione. Non è un dettaglio tecnico, ma un vizio strutturale: proprio per irregolarità analoghe, nel 2014 ben 7.000 studenti furono ammessi in soprannumero ai corsi di Medicina su tutto il territorio nazionale.
Mancanza di controlli: la gestione delle aule è risultata profondamente eterogenea tra gli Atenei. In alcune sedi non sono stati effettuati controlli adeguati su cellulari, smartwatch e altri dispositivi elettronici; in altre, l’ingresso e l’uscita dei candidati non è stato monitorato con il rigore richiesto da una prova ad accesso programmato nazionale. La carenza di verifiche minime ha compromesso la regolarità complessiva delle operazioni, generando un quadro incompatibile con i principi di trasparenza, imparzialità e parità di trattamento che devono governare una selezione pubblica.
Irrazionalità del “voto a perdere”: il regolamento del semestre filtro ha imposto allo studente, per accedere al secondo appello, di rinunciare in via definitiva al punteggio ottenuto nella prima prova. L’effetto è stato paradossale: i candidati sono stati spinti ad una decisione priva di qualunque ragionevole prevedibilità, costretti a scartare un voto dignitoso senza alcuna reale garanzia di poterlo migliorare. Il meccanismo ha introdotto un margine di aleatorietà più vicino alla logica del gioco d’azzardo che a un concorso pubblico, dove la valutazione dovrebbe fondarsi solo sulla preparazione individuale.
Tempi eccessivamente ristretti: agli studenti è stato imposto un ritmo di prova oggettivamente insostenibile, con tre esami concentrati nella stessa giornata e appena quindici minuti di pausa complessiva. Una scansione temporale tanto compressa non misura la preparazione, ma la resistenza fisica e mentale, trasformando la selezione in un percorso a ostacoli che nulla ha a che vedere con una valutazione seria e ponderata delle competenze scientifiche. Ed infatti, le rilevazioni disponibili indicano che solo il 10–15% degli studenti ha superato tutte e tre le prove del semestre filtro, confermando la difficoltà eccessiva della sessione, soprattutto relativamente all’esame di Fisica.
Inefficacia del “piano B”: gli esclusi potranno ripiegare su corsi di laurea affini, spesso lontani dai loro reali interessi e quindi esposti a elevati rischi di abbandono o scarso rendimento. In teoria questo meccanismo dovrebbe evitare di perdere l’intero anno accademico; in pratica rischia di trasformarsi in una scelta forzata e poco utile. A ciò si aggiunge un ulteriore paradosso: l’accesso è limitato al 20% dei posti disponibili, creando una nuova selezione nella selezione. Chi non rientra in quella stretta percentuale, infatti, si ritrova senza Medicina e senza un autentico piano B, vanificando proprio la funzione “protettiva” che la misura avrebbe dovuto garantire.
In conclusione, la scelta di agire in giudizio non nasce da una sterile resistenza alla riforma, ma dall’esigenza di assicurare una tutela giurisdizionale effettiva e uniforme a migliaia di candidati che hanno percepito la procedura come priva di quelle garanzie formali e sostanziali che devono presidiare ogni selezione pubblica, soprattutto quando incide sul diritto allo studio e sul futuro professionale degli aspiranti medici.
L’ipotesi della “sanatoria” all’esame del Governo
A questi principali motivi potrebbe aggiungersi l’ipotesi della cosiddetta “sanatoria” per gli studenti che non avranno raggiunto il 18 in tutte e tre le prove, ma che potrebbero comunque essere ammessi al prosieguo del percorso formativo. La “mediazione” prospettata dal Governo, presentata come rimedio per arginare il contenzioso, rischia in realtà di trasformarsi nell’ennesima violazione dei principi che regolano le selezioni pubbliche, poiché altererebbe ex post le condizioni della competizione, modificando criteri e soglie di valutazione quando la procedura è già conclusa.
Un intervento correttivo a valle delle prove, privo di una base normativa chiara e non comunicato ai candidati prima dell’inizio del semestre filtro, infatti, lede il principio dell’affidamento legittimo, compromette la parità di trattamento tra chi ha superato regolarmente gli esami e chi non lo ha fatto, e scardina l’idea stessa di una selezione meritocratica fondata su criteri certi, generali e non modificabili in corsa.
In altre parole, una sanatoria generalizzata non rappresenta una soluzione, ma un ulteriore elemento di irragionevolezza e incoerenza che rischia di aggravare – più che attenuare – i profili di illegittimità già emersi.
Obiettivo immatricolazione
In questa prospettiva, l’avv. Giacomo Romano sta promuovendo con determinazione un ricorso collettivo innanzi al T.A.R. competente, volto a chiedere l’immatricolazione in sovrannumero dei ricorrenti quale rimedio proporzionato alle irregolarità denunciate e idoneo a ristabilire condizioni di equità nella procedura.
Il ricorso collettivo è rivolto: – agli studenti che hanno sostenuto l’esame rispettando le regole e oggi si sentono traditi; – a chi ha assistito direttamente a irregolarità e non vuole che tutto venga insabbiato; – a chi rifiuta l’idea che il proprio futuro possa dipendere da chi ha copiato meglio, ha avuto il telefono meno controllato o l’aula più “tollerante”.
Le preadesioni al ricorso collettivo sono in corso.
La preadesione è gratuita e non vincolante: serve a raccogliere le segnalazioni, fotografare la portata delle irregolarità e costruire un’azione forte, unitaria, tecnicamente solida. Non restare spettatore di questa ingiustizia: è proprio il silenzio di chi subisce a rendere possibile che tutto questo si ripeta.
È il momento di far valere i tuoi diritti.
Come pre-aderire al ricorso collettivo
Per pre-aderire alla nostra azione collettiva basta inviare una e-mail all’indirizzo info@salvisjuribus.it scrivendo nell’oggetto del messaggio “Pre-adesione Ricorso Collettivo Medicina 2025-2026”.
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Avv. Giacomo Romano
Ideatore e Coordinatore a Salvis Juribus
Nato a Napoli nel 1989, ha conseguito la laurea in giurisprudenza nell’ottobre 2012 con pieni voti e lode, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, discutendo una tesi in diritto amministrativo dal titolo "Le c.d. clausole esorbitanti nell’esecuzione dell’appalto di opere pubbliche", relatore Prof. Fiorenzo Liguori. Nel luglio 2014 ha conseguito il diploma presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Subito dopo, ha collaborato per un anno con l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Napoli occupandosi, prevalentemente, del contenzioso amministrativo. Nell’anno successivo, ha collaborato con uno studio legale napoletano operante nel settore amministrativo. Successivamente, si è occupato del contenzioso bancario e amministrativo presso studi legali con sede in Napoli e Verona. La passione per l’editoria gli ha permesso di intrattenere una collaborazione professionale con una nota casa editrice italiana. È autore di innumerevoli pubblicazioni sulla rivista “Gazzetta Forense” con la quale collabora assiduamente da giugno 2013. Ad oggi, intrattiene collaborazioni professionali con svariate riviste di settore e studi professionali. È titolare di “Salvis Juribus Law Firm”, studio legale presso cui, insieme ai suoi collaboratori, svolge quotidianamente l’attività professionale avendo modo di occuparsi, in particolare, di problematiche giuridiche relative ai Concorsi Pubblici, Esami di Stato, Esami d’Abilitazione, Urbanistica ed Edilizia, Contratti Pubblici ed Appalti.
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